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Minoranza Pd in rivolta,non vota Direzione approva l'Italicum

Matteo Renzi. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 31 MAR. (AGI) - Niente ritocchi, niente ricatti. Matteo Renzi chiude ogni possibilita' di nuovo, ulteriore confronto sulla legge elettorale. La direzione approva all'unanimita' e, sull'Italicum non tornera' piu' a riunirsi, come sottolineato dal presidente Matteo Orfini al termine della votazione. La minoranza dem, che non partecipa al voto, accusa il colpo e risponde in ordine sparso. Alfredo D'Attorre, destinatario dell'accusa di voler ricattare il partito con lo spettro del voto segreto sull'Italicum risponde che "l'unico ricatto lo farebbe il governo ponendo la fiducia sulla legge elettorale". Roberto Speranza invoca il dialogo, promette che continuera' a spendersi fino alla fine, mettendo a disposizione il suo incarico, per trovare una intesa. Tutto, purche' si eviti il rischio di una spaccatura nel Pd che restringerebbe ulteriormente, dopo l'uscita di Forza Italia, il perimetro politico delle riforme. "Chiedo che questa sia l'ultima direzione in cui si discute di legge elettorale", ha esordito Renzi che poi, quasi a conclusione, ha segnato il perimetro stretto in cui la legge deve essere varata: "Il 27 aprile dobbiamo essere in Aula, come calendarizzato dalla capigruppo. E a maggio dobbiamo mettere la parola fine a questa discussione. Continuare a rimandare non serve a nessuno". Il premier spiega che non ci sono alternative e mette sul piatto la legislatura e il prestigio del Paese agli occhi della comunita' internazionale: "Chiedo un voto sulla legge elettorale come ratifica di quanto fatto in questi mesi e come mandato per i prossimi", ha spiegato Renzi: "La legge elettorale e' stata la chiave del cambiamento proposto al Paese", ha sottolineato. Insomma, il governo ha senso se fa le riforme e, tra queste, la legge elettorale e' la riforma "chiave" senza la quale viene giu' tutto. Il voto in direzione si trasforma dunque in una fiducia all'interno del partito dopo la quale i giochi sono da considerarsi chiusi. Certo, concede Renzi, si continuera' la discussione in Parlamento, ma il testo dell'Italicum non cambia, "non si ritorna al Senato, non siamo al gioco del'Oca". Parole che fonti renziane interpretano come la conferma della disponibilita' a trattare ancora sulle riforme istituzionali. Una disponibilita' non dettata da ragioni di opportunita': Renzi non vede nemici alle porte, ne' alla sua destra ne' alla sua sinistra. Non perde il sonno per la coalizione sociale di Landini, spiega, o per la Lega di Salvini, entrambi definiti dal premier "soprammobili da talk show televisivi: la coalizione sociale e' una sfida interessante che, non solo non mi toglie il sonno, ma che richiede una riflessione in piu' su cosa e' stata la sinistra in Italia e sul fatto che quell'aspirazione non e' mai stata maggioritaria e non ha mai portato da nessuna parte". Il rischio, dopo l'ennesima accelerazione del segretario, e' che si possa concretizzare una spaccatura del partito in Parlamento. "Rendiamo quel disegno di riforme piu' debole se le facciamo solo nel Pd e senza un pezzo di esso", ha sottolineato Speranza invocando un supplemento di confronto sull'Italicum. "C'e' ancora spazio, senza ricatti e senza minacce", ha aggiunto. Ci sono 20 giorni da oggi, prendiamoci ogni margine possibile". Sulla stessa lunghezza d'onda sembra muoversi Gianni Cuperlo che assicura "inequivoco impegno" da parte di tutto il Pd nel caso la riforma della legge elettorale dovesse tornare al Senato.





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