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Molfetta (Ba). Spettacolo teatrale per San Giuseppe con le parole di don Tonino

La locandina dell'evento. (foto) ndr.
Ancora una volta l’ amato vescovo protagonista nel milanese 

di Paola Copertino

MOLFETTA (BA), 18 MAR. - Sempre più spesso e soprattutto, ahimè, al nord, le parole di don Tonino vengono adoperate come testo per spettacoli teatrali, conferenze, testi per canzoni. Infatti, in occasione della festa di San Giuseppe,giornata in cui si festeggiano tutti i papà,proprio presso la Chiesa di San Giuseppe lavoratore, a Cernusco sul Naviglio,è previsto lo spettacolo “ La Carezza di Dio” che sarà incentrato sulle parole di don tonino. Mercoledì 18 marzo, con inizio alle ore 21,00, in via don Milani, gli attori: Giudo Cavalletti, Gianni Cervellera e Francesca Forloni leggeranno la “Lettera a San Giuseppe” di don Tonino Bello. Il testo ve lo vogliamo regalare perché è troppo bello e denso di significati. Un linguaggio semplice, come quello di papa Francesco che colpisce dritto al cuore. “Caro San Giuseppe, un tempo anche da noi le botteghe degli artigiani erano il ritrovo feriale degli umili. Sembrava che la materia prima di una seggiola o di un vomere non fosse tanto il legno od il ferro, ma il tempo; e che la fatica del fabbro o del carpentiere, del sarto o del calzolaio fosse quello di addomesticare i giorni comprimendoli nella materia e crearsi per un istinto di conservazione riserve di tempo negli otri delle cose prodotti dalle sue mani. Il tempo allora era imprigionato nella materia come l’anima nel corpo, ruggiva dentro un oggetto e gli dava movenze di vita se non proprio l’accento della parola. Le cose nascevano perciò lentamente e con i tratti di una fisionomia irripetibile. Come un figlio, prima un atto d’amore, dolcissimo e breve, poi nove mesi. Oggi purtroppo qui da noi di botteghe artigiane ne sono rimaste veramente poche. Al loro posto sono subentrate le grandi aziende di consumo: non si genera più, o meglio si concepisce solo l’archetipo, ma senza passione e con molto calcolo. L’archetipo poi, questo sordido ermafrodita, riproduce con ritmi di allucinante rapidità, squallidi sosia, con l’unico desiderio che campino poco. Ed eccoli lì, allineati, questi elegantissimi mostriciattoli dalla vita breve, belli, ma senz’anima, perfetti, ma senza identità, lucidi, ma indistinti. Non parlano perché non sono frutto di amore, non vibrano, perché nelle loro vene non ci sono più i fremiti del tempo prigioniero. Si, Giuseppe! È proprio questa anemia di tempo che rende gelide le nostre opere.” (don Tonino Bello) A distanza di venti anni dalla sua morte, le parole di don Tonino che presto speriamo diventi santo, sono di estrema attualità e lo testimonia il fatto che, sempre più spesso, sono la base portante di testi teatrali, recitati anche al di fuori di ambienti legati alla chiesa,in quanto il vescovo era amato proprio da tutti, anche da chi non professava la religione cristiana.





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