Renzi: riforme e poi referendum "Il meglio deve ancora venire"
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Renzi e Padoan. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
ROMA, 9 MAR. (AGI) - Il no annunciato da Silvio Berluisconi alle riforme, che martedi' saranno votate dall'Aula della Camera, viene accolto con ostentata indifferenza da Matteo Renzi, come a dire che ormai del secondo contraente del Patto del Nazareno non c'e' piu' nemmeno tanto bisogno. " Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura - spiega il premier -.
Puntiamo al referendum finale perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no". In mattinata il leader di Forza Italia aveva dichiarato totale indisponibilita' verso il Pd ed il suo leader, nel pomeriggio questi risponde con la piu' renziana delle alzate di spalle. Il meglio deve ancora venire, scrive il presidente del Consilgio nella sua newsletter, e noi non abbiamo alcuna voglia di mollare. Primo pensiero di Renzi nella sua circolare telematica, quello alla ripresa economica. "In un anno sono aumentati i posti di lavoro, piu' 134mila. Con le misure della legge di stabilita', zero tasse per chi assume a tempo indeterminato e con la riforma del lavoro (Jobs Act) sara' ancora piu' facile assumere", rivendica, "Il Jobs Act aumenta le tutele per chi perde l'occupazione, ma soprattutto facilita le assunzioni, con buona pace di chi ha trascinato per mesi una polemica ideologica".
Inoltre: "Lo spread non fa piu' paura: il decennale con i Bund era oltre 200 nel febbraio 2014, adesso sta sotto i 90 e ancora non e' partito il Quantitive Easing.
Quando partira' lo spread scendera' ancora". Ancora: "Il dollaro ha recuperato terreno sull'Euro e ci avviciniamo alla parita'. L'Italia ha tutto da guadagnarne". In aggiunta: "L'Unione Europea sta attenta ai vincoli di bilancio ma finalmente si torna a parlare di crescita e investimenti (piano Juncker) e la nostra battaglia sulla flessibilita' ha visto dei risultati concreti (la comunicazione sulla flessibilita' della Commissione Europea)". E se non bastasse: "Mutui e compravendita di auto crescono a doppia cifra. Mercato immobiliare, consumi, indice di fiducia delle famiglie e delle imprese tornano al segno piu' dopo anni. Nel primo trimestre e' probabile che il Pil torni positivo dopo decine di rilevazioni negative".
Grazie al governo, grazie ad un Pd forte, suggerisce a questo punto Renzi: "Tutto questo deriva dalla solidita' delle nostre riforme (l'elenco non comprende solo il mercato del lavoro ma spazia dai tanto criticati 80 euro fino alle misure innovative sulla legge di stabilita' che ha abbassato le tasse per chi crea posti di lavoro e ridotto l'Irap) e dalla recuperata credibilita' internazionale del Paese, che e' un fattore molto importante per la fiducia dei mercati e quindi per l'economia reale. Ma naturalmente non basta". Insomma, "Il quadro economico non e' mai stato cosi' invitante: si aggiunga - e su questo noi non c'entriamo niente, ma siamo felici per gli effetti - che il costo del petrolio e' molto basso e questo e' un dato molto significativo specie per un paese con la nostra bolletta energetica". Quindi "fuori torna a splendere il sole. Ma uscire di casa e mettersi in cammino dipende solo da noi. Per questo noi continuiamo con decisione sulle principali sfide che abbiamo davanti". Detto questo, Renzi presenta il lavoro della prossima settimana, con una considerazione di carattere metodologico. Il contributo delle opposizioni e' benvenuto, a patto che non intralci. I punti sono enumerati quasi con pedanteria. Eccoli a partire dal primo. "Riforme costituzionali. Superare il bicameralismo paritario, ridurre i poteri delle regioni e semplificare il rapporto tra centro e autonomie, eliminare gli enti inutili. Ci siamo. Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura.
Puntiamo al referendum finale (perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no)".
Secondo: "Legge elettorale. Certezza del vincitore, ballottaggio, garanzia di governabilita', parita' di genere, meta' preferenze e meta' collegi. Manca l'ultima lettura - quella finale - alla Camera". Punto numero 3, la scuola: "In settimana concludiamo l'esame in consiglio dei ministri e presentiamo il disegno di legge al Parlamento chiedendo di discuterlo velocemente. Se le opposizioni non fanno ostruzionismo, ma provano a dare una mano anche migliorando il testo, non ci sara' nessun provvedimento di urgenza da parte nostra. Attenzione!!! mai vista tanta disinformazione come sulla scuola". Quarto, la Rai. "In settimana iniziamo l'esame in consiglio dei ministri per chiuderlo velocemente. Poi la palla passa al Parlamento con lo stesso metodo della scuola". Segue la riforma della Pa. "In settimana la Commissione al Senato dovrebbe dare il via libera al ddl Madia. Poi aula. E' una legge delega che introduce molte novita' e dovrebbe semplificare il quadro. Nelle prossime settimane date un occhio a cio' che accadra' sull'innovazione.
In posizione quasi marginale, un messaggio su un tema scottante.
"Ribadisco che sul piano dei diritti metteremo la stessa determinazione che abbiamo messo e stiamo mettendo nelle altre riforme", assicura Renzi, che di messaggio. Neanche tanto subliminale, ne spedisce un altro. "Mai come nel momento dell'elezione di Sergio Mattarella e' stato chiaro a tutti che questo Parlamento ha la forza non solo di arrivare al 2018 ma anche e soprattutto di cambiare in profondita' il sistema italiano. E se questo comportera' un attacco al potere di rendita di chi difende in modo tenace e ostinato lo status quo, beh, noi non ci tireremo indietro", scrive. Il riferimento al Metodo Mattarella e' chiaramente indirizzato all'opposiozione interna al Pd. La quale e' invitata riflettere su un altro punto. "Lasciate che lo dica chiaro, per la prima volta: tutto il merito di questo lavoro e' del 41% delle elezioni europee.
Ci ha dato una forza straordinaria ovunque. Ce la da' in Europa dove siamo il partito piu' votato. Ce la da' in Italia in Parlamento. Ce la da' dentro il nostro partito, non come forma di ricatto ma come richiamo alla responsabilita' (dobbiamo discutere e farci carico delle ragioni di tutti, anche di chi non ha la maggioranza, ma nessuno puo' permettersi di fermare il cambiamento che gli italiani ci hanno chiesto)", chiosa il premier, "Il 41% inchioda il Pd a una grandissima responsabilita': rispondere agli italiani che vogliono tornare a sperare. E se e' vero che molto e' stato fatto, diciamo la verita': il meglio deve ancora venire. E arrivera'".
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