Birra Morena - Birra Winner

Ultim'Ora

Teatro. L’operetta “Il Paese dei Campanelli” al Teatro Majorana di Bari

La locandina dell'evento. (foto) ndr.

di Adriana De Serio

BARI, 27 APR. - Ha debuttato, con due serate presso il Teatro Majorana di Bari, l’operetta “Il Paese dei campanelli”, dei compositori italiani Lombardo e Ranzato, prodotta dall’Associazione “Officina Orffiana delle Arti”, con il cospicuo impegno organizzativo, nonché registico, dei referenti Gaetano Piscopo e Adele Pignataro, avvalendosi della partecipazione di un congruo numero di attori, cantanti e ballerine baresi. Sul palco ha particolarmente brillato la verve comicamente camaleontica, pur nell’eleganza del tratto, della celebre attrice Tiziana Schiavarelli, perfettamente compenetrata nel suo personaggio, e sempre gustosamente creativa (anche talvolta con l’arbitraria, ma quanto mai oculata, personalizzazione del testo attraverso l’uso del vernacolo barese) in una dimensione di elevatissima arte teatrale. Il soprano Antonia Giove, docente di canto nel Conservatorio di Musica di Bari, nelle vesti della protagonista Bombon, ha recitato e cantato con la consueta professionalità, traducentesi in smagliante dominio vocale e scenico. E’ doveroso citare il protagonista maschile Pierluigi Patimo, un “La Gaffe” simpaticamente disinvolto nella sua genuina e ludica arte attoriale, così come Francesco Colucci, ammirevole nella spontaneità della caratterizzazione comica del suo ruolo macchiettistico. Interpreti incisivi sono stati anche il soprano Adele Pignataro, il tenore Gaetano Piscopo (nelle vesti di un affascinante capitano di marina), il soprano Angela Lomurno (una seducente “inglesina”), gli attori Filippo Lorusso e Nico Rotondi. Il coro, preparato da Gaetano Piscopo, ha supportato il plot drammaturgico, insieme con il piccolo ensemble strumentale cameristico, diretto da Vito De Santis. Efficace il corpo di ballo, costituito da giovanissime e numerose ballerine, studentesse di corsi coreutici, con le coreografie di Annamaria Attimonelli. Le scenografie di Loreta Ungaro sono state impreziosite dall’appropriatezza stilistica dei costumi, cromaticamente emergenti. Le due rappresentazioni, e tutti gli interpreti, sono stati gratificati dai consensi di un pubblico affettuosamente consapevole del coraggio con cui l’Officina Orffiana delle Arti ha realizzato tale produzione operettistica, pur nella penuria di mezzi economici, ma con l’input di quel vitalizzante entusiasmo che ne ha degnamente corroborato l’atmosfera.





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento