Tradizioni. Riflessioni sulla Pasqua
Processione pasquale. (foto D. Forenza) ndr. |
di Donato Forenza
BARI, 21 APR. - L’articolata e intrigante relazione tra la complessità antropologica e ambientale richiede riflessioni sulla vita e sulla pace nel mondo. Il messaggio vivificante della Pasqua ha sempre sollecitato negli uomini un vivo recupero del senso della Pace invitando a entrare idealmente nella dimensione divina. A tal riguardo ci piace “entrare”nella fantastica simbologia del Duomo di Monreale, scrigno di mosaici, fra i quali è particolarmente significativa l’icona della lavanda dei piedi, risalente al XII secolo. Al centro dell’icona c’è Pietro, sulla cui testa l’artista ha disegnato un catino absidale, per attirarvi l’attenzione, mentre Pietro discute con Gesù. Titolo dell’icona è “Mandatum”: Dio, a differenza di altre icone, non vi è raffigurato collocato in alto, ma si pone in ginocchio dinanzi all’uomo, Dio viene a visitare noi uomini, l’ospite importante per Dio è l’uomo! I riti passano, ma le liturgie restano; occorre ricordarlo nelle nostre menti. La successione di liturgie nei tre giorni di Giovedì, Venerdì, Sabato Santo, veicola l’umiltà e il significato di questa visita di Dio, e lo stupore dell’uomo dinanzi a questo mistero. La Pasqua dice questo: la Resurrezione è di Gesù, ma l’uomo è chiamato a risorgere continuamente. L’appuntamento pasquale, attraverso le suggestioni rituali, ricorda appunto che la visita di Dio evidenzia che, come si è realizzata la Resurrezione sulla Croce, è possibile per l’uomo la resurrezione dalle piccole o grandi croci quotidiane, poiché l’uomo non è solo nel suo cammino terreno, e Dio è capace di mettersi in ginocchio e, anche con la lavanda dei piedi, far sentire l’uomo la persona più importante, il centro dell’universo.
Questa è la polivalenza del triduo Pasquale: vivere non solo, quali spettatori, la suggestione dei riti, bensì riscoprire la consapevolezza della continua visita di Dio, il quale comunica che, attraverso la propria Resurrezione, può contribuire alla resurrezione di tutti noi uomini. Un quesito della gente nel periodo pasquale ci consente di precisare il significato dei “Sepolcri”, la cui denominazione è nata nel XV secolo, quando si sottolineava l’aspetto dolente della vita di Gesù. In verità , nella liturgia non vengono citati i “sepolcri”, poiché è il Cristo, il SS. Sacramento, che viene venerato nei giorni antecedenti la Pasqua. Pertanto, è possibile suggellare questa pagina con l’incantevole augurio: “Che la gioia Pasquale illumini sempre la vita presente e sia la direzione per quella futura”.
Anche un convivio gastronomico, realizzato con ineccepibile arte culinaria rappresenta il desiato epilogo delle giornate pasquali, in ossequio alle canoniche tradizioni pasquali: il “benedetto”, pasta condita con sugo di agnello, pastiera, e, quale coronamento, la scarcella, creata artigianalmente dall’amorevole capacità manuale e culinaria della saggezza atavica che si tramanda da innumerevoli generazioni nell’armonia della pace “a kilometro zero”. Per il futuro e per i prossimi giorni, dunque, buon appetito e ad maiora!
***Questo Spazio pubblicità è in vendita***
Nessun commento