Spazio pubblicità disponibile

Ultim'Ora

Caso Moro. Grassi (Pd), certo che Commissione andrà oltre ricostruzioni parziali

Il luogo del rapimento (foto) ndr.
Redazione di Foggia

ROMA, 13 GIU. - “Sono certo che il lavoro della Commissione andrà oltre le ricostruzioni utili ma parziali presentate ieri. Siamo agli inizi della nostra ricerca che non può che presentarsi irta di ostacoli di ogni tipo”.

Lo dice Gero Grassi, componente della Commissione d’inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro, dopo l’audizione di ieri dei funzionari della Digos che hanno lavorato ad una prima ricostruzione della dinamica dell’agguato.

“E’ utile chiarire che il lavoro della scientifica non è in grado di dire quanti uomini c’erano a via Fani: è stato fatto solo un lavoro sulla dinamica dei colpi esplosi che lascia aperti tutti i dubbi su quanto stabiliscono le perizie fatte in 37 anni, cioè che uno o più sparatori erano collocati a destra. Ad esempio: l’ipotesi che le anomalie nei colpi sparati sul Maresciallo Leonardi siano spiegabili con il fatto che si fosse girato rispetto al punto di fuoco per cercare di proteggere il Presidente Moro, non si lega al fatto che il suo cadavere è stato ritrovato non girato ma seduto, peraltro con una espressione ‘serena’, come spiega l’ampia letteratura in merito, non compatibile con la consapevolezza dell’agguato. Un altro punto non convincente della ricostruzione è il presunto chiarimento sull’arrivo dell’auto del dottor Spinella, l’allora capo della Digos: dalla testimonianza del suo autista, Emidio Biancone, ascoltato in questa inchiesta, emerge che arrivò ‘pochi minuti dopo l’agguato, tanto che era presente solo una volante della Polizia’. Ma Spinella (protagonista omissivo della nota del settembre 1978 che parla di 34 colpi esplosi in via Fani e riscontrati in un deposito del nord Italia le cui chiavi erano in possesso di sei uomini) si trovava alla Questura di Roma, a circa 9 km da via Fani, e, dopo l’allarme delle 9.03, avrebbe avuto bisogno di almeno 15 minuti, tempo al quale va aggiunto quello perso nel cercare un’auto disponibile, visto che quella da lui abitualmente usata era in garage ma bloccata da altre auto, come ricorda dettagliatamente Biancone. Questi sono solo alcuni dei nodi non risolti. Certamente c’è un aspetto nuovo e mai osservato con l’attenzione di questa Commissione: il ruolo del Bar Olivetti, posto di fronte al punto di fuoco. Fino ad oggi è stato solo un luogo anonimo, ma adesso è un punto di riferimento per capire cosa sia accaduto in via Mario Fani. Lì di giorno si vendevano dolci ottimi, di notte era si incontravano boss di ogni sorta, uomini della mafia e dei servizi legati alla politica romana”.



***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento