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'La Voce di Nicodemo' - di Michele Loconsole

Michele Loconsole. (foto M.L.) ndr.

di Michele Loconsole

BARI, 19 LUG. - La “Voce di Nicodemo” è il nome della rubrica che come Vicedirettore de "La Gazzetta Meridionale" prenderò a curare all’indomani della fiducia accordatami dal proprietario della testata giornalistica on-line. Ho scelto questo titolo perché ritengo che quanto si andrà a scrivere avrà a che fare col comportamento del personaggio evangelico, poco noto alle grandi masse ma prezioso per la storia delle ultime ore della vita di Gesù. Nicodemo, infatti, un autorevole componente del Sinedrio - la più importante istituzione giuridico-religiosa del tempo - andava a trovare Gesù di notte per ascoltare la sua Parola. Non poteva farlo di giorno, perché faceva parte di quel giudaismo contrario al Nazereno. Ma Nicodemo ne aveva capito la grandiosità, intanto umana e poi, credo, anche divina. Così, nottetempo lo cercava, si istruiva ai suoi insegnamenti, fino ad arrivare alla sua conversione. Infatti, la sepoltura di Gesù, così come la raccontano i vangeli, fu resa possibile grazie all’intervento di Nicodemo e di Giuseppe di Arimatea, anch’egli un sinedrita. Le tre Maria e il giovanissimo Giovanni sarebbero stati incapaci di chiedere il corpo di Gesù a Pilato, comprare una costosissima sindone, avvolgerlo nei lini, condurlo in un sepolcro che non era di sua proprietà e, infine, ungerlo con abbondanti spezie preparati con aloe e mirra. Nicodemo, così, uscirà definitivamente allo scoperto. Nicodemo, quindi, il paradigma del “discepolo segreto”, che incontra il Maestro solo di notte, e che però decide ad un tratto di venire alla luce. Di schierarsi, cioè, dalla parte opposta. Lui che faceva parte di quel Sinedrio che il venerdì mattina aveva condannato a morte il sedicente Messia e nello stesso pomeriggio vi accorre per dare degna sepoltura al Salvatore dell’umanità. Il paradigma, cioè, di chi decide che sia arrivato il tempo di “mettere il lume sul moggio”, o di “gridare la verità fin sopra i tetti delle case”, solo per citare altre frasi evangeliche sul tema. Una rubrica, dunque, certamente di denuncia, ma nel contempo di lucida analisi delle maggiori problematiche dell’uomo contemporaneo e della società in cui vive. Naturalmente centrate il più possibile nella nostra realtà europea e italiana, ma più proficuamente rivolta alla nostra regione e a Bari in particolare. Una rubrica che vuole essere anche una chiamata a raccolta di tutte le energie della nostra regione che come Nicodemo sono obbligati ancora ad agire di “notte”, ossia ai margini, senza voce, resi invisibili da un sistema sociale e culturale che premia i cosiddetti “forti” a scapito dei più “deboli”. E allora, come fece il buon Nicodemo, che vengano alla luce, che lascino la notte e si aprano al giorno, che esprimano con voce chiara, alta e forte ciò che l’emoziona, ciò per cui ha un senso la loro vita. Io comincio. Chi vuole segua. Il giornalismo - ma anche la politica, il lavoro, la scuola - serve soprattutto a questo. Non a esprimere un contenuto, ma sviluppare un metodo. Cioè, nel nostro caso, non solo a fornire notizie, oggi a migliaia in ogni sito, ma a suscitare, potenziare e orientare in ciascuno di noi ciò per cui è chiamato a vivere. E naturalmente dove abita, lavora, cresce e trascorre il tempo libero. Senza astrazioni e preconcetti. Ma solo interagendo con la realtà. È questa che dobbiamo capire, comprendere, modificare e sviluppare. Diversamente, leggeremo pure qualche buon articolo, ma se chi lo abita e il suo contenuto non avranno nulla a che fare con la vita di chi lo legge, il buon Nicodemo, deluso, tornerà a rifugiarsi nell’ombra della notte. 

Michele Loconsole





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