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'La Buona Politica' - Mafia Capitale: Mucca da mungere sotto tutte le bandiere

'Mafia Capitale'. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 4 AGO. -  L’inchiesta Mafia Capitale, come un “romanzo criminale” d’appendice, riversa ogni giorno sui quotidiani italiani nuove rivelazioni e nuovi episodi. Frutto di una lettura corale che impegnerà ancora a lungo gli esperti di cronaca giudiziaria. Tra l’ordinanza che dispone i (primi) 37 arresti, l’informativa finale del Ros (il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri), i verbali degli interrogatori di garanzia in corso, ci sono migliaia di pagine di nomi, mazzette, intercettazioni da analizzare. 

Ci vorrà tempo perché l’intero racconto si dipani. A sollevare il polverone è - come a volte accade - un'inchiesta giornalistica, condotta in prima persona (e con tutti i rischi che si possono immaginare) da Lirio Abbate, bravissimo cronista già noto per la qualità del suo lavoro. I re di Roma libro che ripercorre le origini dell'inchiesta e ne valuta gli sviluppi attuali, mettendo nero su bianco i ritratti di tutti i protagonisti finora noti di una saga per nulla fantasy, e anzi molto, troppo reale. Certe intercettazioni possono più di mille parole spiegare cos’è Mafia capitale. Quando sale la giunta Marino, il gruppo perde il controllo del V Dipartimento. E della nuova arrivata dicono: “Non ti riceve, non ci si può neppure parlare”. Quanto Fabrizio Testa, il manager ex Finmeccanica coinvolto in un paio d’inchieste per corruzione spiega a Carminati di aver patteggiato un anno e tre mesi, il Cecato dice: “Ottimo, benissimo tra quattro anni c’è la non menzione e potrai anche candidarti alla Camera”. Il quadro che emerge in seguito alla nuova ondata di arresti, secondo le ricostruzioni dei pubblici ministeri, è quello di un rapporto ben radicato dell'organizzazione criminale Mafia Capitale con la politica e le istituzioni locali, godendo del sostegno di diversi esponenti che ricoprono cariche pubbliche. Iniziando dalla cura dei giardini e dalla raccolta dei rifiuti, con la giunta Rutelli la cooperativa sociale di Buzzi inizia' un'incredibile ascesa durata fino ai giorni nostri. 

Oggi infatti questa realtà tra il volontariato e l'imprenditoriale ha un attivo di quasi 29 milioni di euro, si occupa di servizi amministrativi, immigrazione, igiene ambientale, verde pubblico e pulizia, e gestisce milioni di euro tra Lazio e ora anche Emilia Romagna. Il sistema funziona in questo modo: Buzzi e il suo clan riciclano denaro derivante da attivita' criminali e con questi mettono a libro paga politici, funzionari, sindaci e via dicendo, il tutto per farsi assegnare appalti e fare ancora piu' soldi. Quando nel 2008 arriva Alemanno a Roma, ecco che le cose sembrano - mettersi di traverso: la giunta Alemanno, infatti, vuole azzerare tutti i rapporti con queste cooperative, ma e' a questo punto che Salvatore Buzzi si rivolge a Massimo Carminati, ovvero un terrorista appartenente ai Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari (nonche' affiliato della famigerata Banda della Magliana) per riuscire a "convincere" la nuova giunta. Il lungo curriculum criminale di Carminati ha la meglio, e cosi' Buzzi e Carminati mettono in piedi un vero e proprio sistema criminale in cui si ricicla di tutto e si pagano tutti. Il clan di Carminati-Buzzi ha a libro paga sindaci, funzionari e - naturalmente - altre fondazioni per assicurarsi gli appalti pubblici piu' disparati. Si parla - anche se devono essere accertati - di 40.000 bonifici proprio a favore di Alemanno attraverso la fondazione Nuova Italia, ma anche di 30.000 alla fondazione Alcide de Gasperi di cui Angelino Alfano e' tuttora Presidente. 

Proprio il Ministro dell'interno Alfano, costretto dalla virulenza dello scandalo, avvia un'indagine amministrativa con degli ispettori, anche se l'ipotesi di commissariare il comune o di scioglierlo per mafia per adesso e' lontana (anche se richiesta da alcune forze politiche tra cui il M5S). Il Prefetto, nel frattempo, ha gia' sospeso il Sindaco di Sant'Oreste (RM) per aver concesso in esclusiva alla cooperativa di Buzzi la gestione dei rifiuti. Oggi si parla di scioglimento del consiglio comunale capitolino, tema scottante e contrastante. La legge prevede che “i consigli comunali e provinciali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti...emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica" (Articolo 143 comma 1 Testo Unico sugli Enti Locali, decreto legislativo 267 del 2000). Per il prefetto di Roma pare che non ci siano le condizioni di tale scioglimento. Come paiono evidenti collegamenti tra Mafia Capitale e la giunta Marino. 

I Romani...alla finestra attendono un minimo di chiarezza, forse di giustizia. Sotto i tanti colpi di inchiesta giudiziarie, tanto di nuovo ma ben poco di trasparente legalità.





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