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Riforme: tensione tra Pd e Grasso; voto finale il 13 ottobre

Il Presidente della Camera Grasso. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 24 SETT. (AGI) - E' di nuovo 'scontro' tra il Pd e il presidente del Senato, Pietro Grasso. Una certa irritazione viene registrata anche nel governo. Pomo della discordia la data ultima per il voto finale sul ddl riforme costituzionali, fissata dalla seconda carica dello Stato il 13 ottobre, mentre governo e Pd indicavano quella dell'8 ottobre. La decisione di Grasso, pero', incassa la soddisfazione delle opposizioni, che plaudono lo "sforzo" nel cercare una mediazione messo in atto dal presidente di palazzo Madama. E come prima conseguenza, anche alla luce del duro monito lanciato ieri dalla seconda carica dello Stato, Lega e Sel ritirano gran parte dei loro emendamenti (per ora 10 milioni in meno dal Carroccio, mentre Sel ne conserva solo un migliaio dei circa 60mila presentati). Ma il clima resta teso, e la tensione si riversa in Aula, dove va in atto un duro botta e risposta tra il Movimento 5 Stelle, Sel e il Pd sulle unioni civili. A detta dei capigruppo di opposizione, De Petris e Castaldi, al Pd delle unioni civili non importa nulla, tant'e' che - riferiscono - quando in conferenza dei capigruppo Sel chiede di calendarizzare il ddl per lunedi' prossimo, la maggioranza dei presidenti di gruppo e in particolare Zanda respingono la proposta. A tenere alto il livello di tensione e' soprattutto la scelta di Grasso della data del 13 ottobre. Lo 'scontro' tra il Pd e il presidente del Senato va in scena alla capigruppo, dove governo e dem sono costretti a rinunciare ai loro desiderata, ovvero un timig piu' ristretto. Grasso del resto, come sin dall'inizio ha spiegato, intende garantire la discussione sul provvedimento nella misura massima possibile. E di fronte all'insistenza del Pd su tempi ristretti, Grasso - riferiscono diversi dei presenti - non ha esitato a richiamare il suo ruolo di terzieta' e garanzia: "Io non sono e non saro' il boia della Costituzione". Stando alle ricostruzioni di alcuni presenti, a quel punto il capogruppo Pd Zanda avrebbe chiesto al presidente di non esagerare, e Grasso avrebbe ritirato le sue parole. Ma sul botta e risposta le versioni non concordano. Per altri presenti, infatti, Grasso non avrebbe fatto alcun passo indietro. Di certo, non e' sfuggito a nessuno il nervosismo della ministra Boschi, che in mattinata nelle repliche in Aula aveva messo in guardia: "Fino all'ultimo non lasceremo nulla di intentato, ma non possiamo accettare veti da nessuno". Approvato il calendario, da martedi' si avviera' l'illustrazione degli emendamenti, mentre da mercoledi' si inizera' con le prime votazioni, per continuare fino al 13 ottobre. Data, pero', che non soddisfa il Pd, in quanto troppo a ridosso dell'avvio della sessione di bilancio - il 15 ottobre - e che non consente di calendarizzare prima della 'tagliola' del 15 le unioni civili. Per di piu', non offre 'margini' di tempo qualora in Aula dovesse sopraggiungere qualche 'intoppo' o imprevisto. Ma, viene fatto notare dal partito di maggioranza, la decisione assunta da Grasso ha un rilievo negativo anche per una questione di principio: crea, e' il ragionamento, un precedente che rischia di divenire 'pericoloso', in quanto se il presidente in capigruppo non prende neanche in considerazione le richieste del primo partito di maggioranza, allora vuol dire che ognuno nelle opposizioni - e viene citato il caso di Calderoli e della mole di emendamenti presentati - si sentira' legittimato a minacciare ostruzionismo per vedersi accolte le proprie richieste. Intanto, i riflettori restano sempre puntati su Grasso, in attesa di conoscere le decisioni sull'ammissibilita' degli emendamenti e, in particolare, sulle modifiche all'articolo 2 del ddl, quello relativo alle modalita' di elezione dei senatori. Il Pd e' gia' corso ai ripari: il senatore Esposito - gia' famoso per il 'super canguro' sull'Italicum - ha presentato due emendamenti che potrebbero avere lo stesso effetto sulle riforme. Resta, al momento, il problema dell'ingente mole di emendamenti. Tra le ipotesi sul tavolo, viene riferito, anche la possibilita' che Grasso decida di consentire ad ogni gruppo un tetto massimo di emendamenti 'prioritari'.





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