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Spettacolo. “Juke box all’idrogeno” al Nuovo Abeliano per la stagione dei Teatri di Bari

La performance di Vito Signorile
di Maria Caravella
BARI, 14 NOV. – La solitudine dell’uomo moderno, la smania del capitalismo, la morte e l’olocausto, la globalizzazione, il pacifismo, la lotta ad ogni schematismo. Su questi temi si sviluppa “Juke box all’idrogeno”, lo spettacolo diretto da Vito Signorile tratto da testi di Allen Ginsberg, Leroy Jones, Raymond Carver, Jack Kerouac, Vittorio Bodini e Vittorino Curci. Sul palco del Nuovo Abeliano, una performance dinamica e originale che percorre due tracciati paralleli, ma abilmente integrati: uno musicale, curato da Roberto Ottaviano, e uno poetico, curato dallo stesso Signorile. In scena, oltre al regista, Franco Angiulo (trombone), Nando di Modugno (chitarra), Vito di Modugno (organo hammond), Marcello Magliocchi (percussioni), Roberto Ottaviano (sax), Vittorino Curci (sax e versi). L’impianto si basa su scenari di sorprendente attualità e prende in esame i principali avvenimenti che hanno influenzato il pensiero del Novecento fino ad arrivare al quotidiano e alla filosofia del nostro tempo. Molto è affidato all’improvvisazione, in un crescendo di intense emozioni che il pubblico percepisce in ogni parte. Il ritmo sostenuto del be-bop che accompagnò di fatto la musica del beat si contamina con le suggestioni calde e avvincenti del jazz, per approdare all’Urlo, capolavoro di Allen Ginsberg. Signorile, per l’occasione, si è abilmente smarcato dal tradizionale ruolo di poeta e cultore della baresità per immergersi nell’inconsueto ufficio di cantore dei mali della modernità.







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