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Sport. Al Milan il primo trofeo "San Nicola" di calcio. Ma che delusione le milanesi senza big

Il nerazzurro Manaj, in gol contro il Bari

di Vittorio Massaro 

BARI, 25 NOV. – Al Milan il trofeo “San Nicola”. Ma non è una cosa seria. E qualcuno – attraverso i social network – ha invocato il perdono del Patrono di Bari per chi ha usato il suo nome per (testuale) “questa pagliacciata”. Non per l’organizzazione, sia chiaro, impeccabile ed efficiente. E nemmeno per la sicurezza, viste le perquisizioni meticolose agli ingressi perfino su donne e bambini (si sa, la paura fa novanta…). Ma Mancini, Mihajlovic e Nicola (in ordine rigorosamente alfabetico) e sono certamente da censurare, perché hanno mancato di rispetto agli oltre 20 mila che hanno sfidato il freddo pungente e sono accorsi al “San Nicola” per vedere all’opera i propri beniamini.
Rossoneri e nerazzurri milanesi, però, non li hanno fatti nemmeno salire sull’aereo, mentre il buon Nicola almeno se li è portati in panchina. Niente Jovetic, Miranda o Icardi da una parte; niente Cerci, Bacca e Romagnoli dall’altra; in fresco (considerata la temperatura) Rosina, Maniero e Valiani tra i padroni di casa. Spazio, dunque, alle seconde linee e ai giovanissimi per un torneo che ha ricordato assai più da vicino il “Viareggio” anziché una tripla sfida tra due big e un’aspirante top team. Rimane poco da dire sulla qualità degli incontri che hanno connotato il triangolare.
BARI-MILAN - Di sicuro, la sfida più scadente delle tre. Hanno vinto i rossoneri con una sola rete e mezzo tiro in porta: quando si dice il massimo risultato con il minimo sforzo. Di Tonucci, al 13’, la sfortunata deviazione alle spalle di Gori nel tentativo di anticipare Cutrone che era stato cercato da Calabria con un traversone forte e teso a pelo d’erba dalla destra. Per il resto, un paio di fiammate del biancorosso Boateng senza esito e una volata di Cutrone verso la porta barese dopo aver rubato palla al distratto Di Cesare, sventata da Gori con i piedi. Bene, tra i baresi, Puscas e Boateng.
BARI-INTER - Gara decisamente più avvincente e aperta. Le squadre se la giocano a viso aperto e si presentano ripetutamente al tiro. Mancini manda in campo tutti i panchinari e il solo “Primavera” Gyamfi: tutti hanno voglia di mettere in difficoltà il tecnico per le prossime gare. Nel Bari, per la prima volta insieme quest’anno i rampolli nerazzurri Camara e Puscas, che hanno fatto le fortune della Primavera di Vecchi e al 18’ fanno vedere quello che sanno fare: l’esterno mette il centravanti davanti alla porta nerazzurra e Carrizo deve uscire in presa bassa per anticipare la conclusione ravvicinata. Quindi Tonucci si riscatta dall’autogol salvando sulla linea un toccco di Dodo e al 31’ i milanesi di Mancini passano in vantaggio: la firma è di Manaj, ma la percussione vincente è di Dodo. Nemmeno il tempo di riorganizzare le idee e l’Inter raddoppia. L’azione è di pregevole fattura: triangolo largo Guarin-Palacio concluso dal colombiano dal dischetto, come un rigore in movimento. Reagisce con buon piglio il Bari, ma sul taccuino finisce solamente un bel diagonale di Puscas che si spegne a lato.
MILAN-INTER - L’incontro tra le due milanesi, ennesimo derby stagionale, diventa decisivo per decretare la vincitrice del Trofeo. Mancini e Mihajlovic parlano fitto e sorridono a bordo campo mentre le squadre si riscaldano. Lo sparuto gruppo di ultras biancorossi, nel frattempo, lascia la curva (alla faccia della sportività), ma gli altri ventimila restano al proprio posto. Non sarà un derby da consegnare agli annali dello spettacolo, ma di certo l’impegno non manca. Ci prova subito Manaj, risponde Nocerino, controreplica di Guarin su Abbiati in uscita. Al quarto d’ora il gol che decide la gara e il torneo: Dodo si perde Poli, Nocerino lo vede e gli serve un pallone che chiede solamente di essere spinto in rete. Fatto. Poi la girandola di cambi e la gara si spegne.
Come le luci sul “San Nicola” e su un torneo che rimane apprezzabile e "di lusso" solo nelle intenzioni degli organizzatori.







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