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Teatro. Una originale regia di Alessandro Gassmann per “Qualcuno volò sul nido del cuculo” al teatro Petruzzelli a Bari

Una immagine della rappresentazione

di Maria Caravella

BARI, 18 DIC. - Esprimere liberamente le proprie emozioni e i propri desideri sono diritti di ogni essere umano anche se internato in un ospedale psichiatrico. Sono questi i temi centrali della messa in scena di Alessandro Gassmann, andata in scena al Petruzzelli di Bari. Nel suo : “Qualcuno volò sul nido del cuculo” tratto dal romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano. L’autore narra attraverso gli occhi di Randle McMurphy, uno sfrontato criminale che si finge pazzo per sfuggire al carcere, la quotidianità di un manicomio statunitense e il relativo trattamento repressivo che viene riservato ai degenti. Nel 1971 Dale Wasserman realizzò, per Broadway, un adattamento scenico, del romanzo che divenne riferimento primario per la sceneggiatura dell'omonimo film di Miloš Forman, interpretato da Jack Nicholson e considerato pietra miliare nella storia del cinema. Nello messa in scena di Gassmann, lo scrittore Maurizio de Giovanni ha curato l’adattamento del testo, ambientando la vicenda in una clinica psichiatrica italiana nel 1982. Qui arriva un nuovo paziente che deve essere esaminato al fine di scoprire se la sua patologia mentale sia reale o simulata. La sua sfrontatezza, la sua insolenza ornate dal suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano severamente la vita dei malati, porterà disordine e confusione tra i degenti, ma contestualmente la sua irresistibile carica di umanità contaminerà gli altri pazienti. Tutto ciò servirà a ridestare in loro il diritto ad esprimere liberamente se stessi, le proprie emozioni e i propri desideri. Alessandro Gassmann, rende questa messinscena personalissima ma, al tempo stesso, fedele alle finalità dell'originale. Rende la sua piece una lezione d’impegno civile ed uno violento atto di accusa nei confronti dei metodi coercitivi adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, “una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito”, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell'uomo da parte dei propri simili e dell’intero sistema sociale che inevitabilmente punisce “la diversità”. Pertanto la malattia, la diversità, l’ imposizione coercitiva, la privazione della libertà e l’impossibilità di esprimere se stessi, divengono argomenti strutturali della messa in scena, condita da una simpatica parlata napoletana che dona brio e originalità allo spettacolo . Magica e coinvolgente l’interpretazione dell’intero cast: Daniele Russo, Elisabetta Valgoi; e con Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito, Giulia Merelli; che ha saputo affascinare, con discrezione, il pubblico del politeama barese.







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