Cinema. Ne “La corrispondenza”di Tornatore, il mistero dell’amore che sopravvive a se stesso
![]() |
Una immagine del film |
di Maria Caravella
BARI, 25 GEN. - La corrispondenza in ogni tempo e nelle svariate modalità in cui può esplicarsi, da sempre ha legato in un misterioso, eterno ed intimo sortilegio i suoi protagonisti. Lo stesso incantesimo si evince nel ritmo dell’ultima pellicola di Tornatore, in cui l’amore, è un enigma. “L’amore che non muore e sopravvive a se stesso”. Una giovane studentessa universitaria lavora come controfigura per la televisione e il cinema in scene d’azione, ogni evento nella finzione si conclude inevitabilmente con la morte. Tutto questo le da un senso di gratificante immortalità e in parte l’aiuta ad esorcizzare un antico senso di colpa (la morte di suo padre avvenuta mentre lei era alla guida). Un giorno il professore di astrofisica di cui è innamorata scompare nel nulla. la ragazza intraprende un’indagine personale: inizia così la storia del film. Una partenza come tante, messaggi, e-mail, le solite frasi d’amore. Ma durante un congresso di astrofisica cui partecipa anche Amy, viene annunziata la morte di Ed, commemorandone la sua fama.
Amy, è di fronte a questo mistero, con e-mail e videomessaggi di lui che continuano misteriosamente ad arrivarle. Dov’è in verità Ed Phoerum? Da dove arrivano quei messaggi? Nell’ultimo Ed parla di stelle morte milioni di anni fa; e di come riusciamo ancora a vederle brillare a distanza di anni luce, perchè le stelle custodiscono il segreto dell’eternità.
Giuseppe Tornatore, in questo Film “d’amore e sull’amore” si chiede quali sono e se ci sono, i confini dell’amore. Un viaggio nella dimensione insondabile dei sentimenti, in cui emozioni, dubbi e suggestioni continuano a rincorrersi trasformando in dubbio ciò che potrebbe sembrare certezza.
“ Un racconto cinematografico e filosofico”, quello di Tornatore, come la maggior parte delle sue pellicole. La corrispondenza è capace di generare un getto di intense emozioni, senza mai scadere in sentimentalismo melenso, in ridondanza, o eccessiva enfasi. Accattivante e decisa la recitazione di Jeremy Irons e Olga Kurylenko, importantissimo l’apporto della fotografia, di Fabio Zamarion, così come è decisivo l’ estro musicale di Ennio Morricone, il quale per l’occasione si discosta dal circuito della sinfonica per lanciarsi verso nuove ed intrepide sonorità elettriche, cariche di grande atmosfera.
Nessun commento