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Taranto. ILVA: il miraggio del piano ambientale

L'Ilva a Taranto

di Daniele Lo Cascio 

TARANTO, 8 GEN. -  Ennesima delusione per i cittadini di Taranto che attendevano la fine del 2016 per la realizzazione del piano ambientale dell’ILVA, un emendamento del Pd al decreto sulla cessione degli stabilimenti, approvato dalle commissioni Ambiente e Attività produttive alla Camera ha infatti prorogato tale scadenza al 30 giugno 2017 frustrando di fatto le speranze dei cittadini che auspicano di vivere in un ambiente salubre. Contemporaneamente è anche stato approvato l’emendamento che prevede la possibilità per i commissari di ottenere 800 milioni di euro in due anni sotto forma di prestito statale da impiegare per le bonifiche. Si vuol così rendere piú appetibile l'acquisto ad ipotetici compratori entro il termine del 30 giugno p.v.. La verità è che nelle condizioni in cui si trova l'ILVA non esiste imprenditore che possa ritenere economicamente vantaggioso investire in un'impresa che necessita di almeno 2 miliardi di euro per riprendere la sua attività coprendo perdite ed effettuando manutenzioni urgenti, salvo verificare poi la competitività del prodotto sul mercato e le necessarie bonifiche ambientali sempre assicurate dal governo e sempre dilazionate. È proprio questa la palla al piede di uno stabilimento antiquato che non riesce a produrre senza inquinare oltre i limiti consentiti. Lo sforamento del Pm 10 ha avuto gli onori della cronaca quando si è verificato a Milano a causa del traffico cittadino non bilanciato da piogge, quando si verifica a Taranto, quotidianamente, non fa notizia.







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