Teatro. Al Kismet “L'Abito Nuovo”, ripropone l’eterna lotta tra il bene e il male
Una immagine dello spettacolo. (foto M.Caravella) |
di Maria Caravella
BARI, 13 GEN. - La lotta contro lo smisurato materialismo dei nostri giorni e l’avvilente attaccamento degli uomini alle cose, alla roba e non ai sentimenti può trasformare un uomo, a seconda dei punti di vista, in un folle o in un eroe.
Stiamo parlando de L'Abito Nuovo, un testo che Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello scrissero a quattro mani muovendo proprio dall'omonima novella di Pirandello, che Eduardo riconobbe come adatta ad una trasposizione scenica. Andato in scena per la prima volta al Teatro Manzoni di Milano nel 1937, non fu mai più rappresentato. Michelangelo Campanale e Marco Manchisi, attore napoletano che ha lavorato nella compagnia di Luca De Filippo, ricomponendo una compagnia teatrale numerosa, di eduardiana memoria, hanno riportato con successo sul palcoscenico del Teatro Kismet, per il Teatro Pubblico Pugliese questo antico dramma.
Come fu per Eduardo, ancora oggi si resta affascinati dalla figura del protagonista della novella, lo scrivano Michele Crispucci, circoscritto in un’umile condizione sociale, che non accetta l’eredità che il destino gli riserva, a causa della morte prematura di sua moglie, diventata donna di facili costumi, per non perdere la sua dignità e la sua onestà. L’incipit del breve racconto di Pirandello si manifesta “con l’abito, che il povero Crispucci indossava da tempo immemorabile… e finisce con un abito che parlava da sé…. Così che il passaggio da un abito vecchio ad un abito nuovo rappresenta l’avvenimento fondamentale del testo”. L’amore profondo, schietto e tenace che il l’uomo prova per sua moglie, nonostante i travolgenti eventi, diventa il protagonista incontrastato della storia. In Crispucci si innesca così una lucida follia, capace di trasformarlo in una sorta di eroe del nostro tempo, che lotta contro un imperante materialismo che fagocita l’uomo e lo rende schiavo delle cose, allontanandolo sempre più dai sentimenti più veri.
Lo spettacolo pur proponendosi in una veste originale e prorompente, è allo stesso tempo fedele al testo di Eduardo, soprattutto per merito di Manchisi che ha curato il corpo della recitazione, comparando il dramma del 1935 e la riscrittura che Eduardo effettuò per le riprese RAI del 1965. Testo e regia sono stati brillantemente supportati nella trasposizione scenica dell’affiatato gruppo di attori che da anni costituisce l’energia vincente della compagnia “La luna nel letto”: Marco Manchisi, Nunzia Antonino e Salvatore Marci, Vittorio Continelli, Adriana Gallo, Paolo Gubello, Dante Manchisi, Olga Mascolo, Tea Primiterra, Antonella Ruggiero, Luigi Tagliente.
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