Teatro. L’opera "Nabucco" al Teatro Petruzzelli
Una immagine della rappresentazione. (foto com.) ndr. |
di Adriana De Serio
BARI, 7 MAR. - L’opera verdiana “Nabucco”, grandioso monumento della letteratura musicale, è approdata nel Teatro Petruzzelli di Bari, auspice la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, con ben otto rappresentazioni, tutte coronate da unanimi consensi di pubblico. Su libretto di Temistocle Solera, tratto dal dramma “Nabuchodonosor” di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu, il “Nabucco” di Giuseppe Verdi costituisce un punto di riferimento nell’immaginario collettivo, soprattutto per il corale estremo inno di nostalgia degli Ebrei “Va pensiero”, assurto (più volte, successivamente) a colonna sonora del sentimento patriottico. Il “Nabucco” è una straordinaria, magniloquente, creazione musicale, in cui è evidente anche l’influsso del Verdi regista, scenografo, per la perfezione con cui la musica aderisce al testo, sottolineandolo ed esaltandone i significati, ma anche emergendone, superbamente protagonista della complessità drammatica. In tal modo la musica stessa, in connubio con il testo, crea la regia, le scene, tra l’altro spesso minuziosamente descritte da Verdi nei propri appunti: l’opera “Nabucco” attinge così a una indicibile dimensione soprannaturale, a un profondo senso di religione, che coopta anche lo spettatore. Il coro svolge un ruolo preminente, con la quasi costante presenza in scena, contribuendo a permeare l’opera di un vitalismo espresso anche da procedimenti squisitamente musicali, di quell’energia che vi aleggia nutrendo le forze collidenti dell’amore e del potere, che costituiscono il fulcro del plot drammaturgico. Tutti gli interpreti hanno offerto ottime performances: l’Orchestra del Teatro Petruzzelli, diretta da Roland Boer e Giuseppe La Malfa (2-3 marzo), lo splendido coro del Teatro Petruzzelli, preparato da Franco Sebastiani, i cantanti Giovanni Meoni e Leo An (Nabucodonosor), Antonio Corianò e Max Iota (Ismaele), Christophoros Stamboglis e Abramo Rosalen (Zaccaria), Susanna Branchini e Rachele Stanisci (Abigaille), Daniela Innamorati e Cinzia Chiarini (Fenena), Rocco Cavalluzzi (Gran Sacerdote di Belo), Gianluca Bocchino (Abdallo), Marta Calcaterra (Anna). Un’incisiva valenza nella rappresentazione dell’opera hanno assunto la regia di Joseph Franconi Lee (assistente Daniela Zedda), le scene di Peter Hall, i costumi di Pasquale Grossi, il disegno luci di Claudio Schmid, la coreografia di Marta Ferri. E così “l’arpa d’or dei fatidici vati” ha riacceso, con il “Nabucco”, nel pubblico commosso, “le memorie nel petto”, favellando “del tempo che fu”, mentre risuonava nei cuori “Và, pensiero, sull’ali dorate, và ti posa sui clivi, sui colli, ove olezzano libere e molli l’aure dolci del suolo natal!”.
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