Energia. Petrolio: nuove frizioni Riad-Teheran, vertice Doha in alto mare
Petrolio: nuove frizioni Riad-Teheran. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
ROMA, 4 APR. (AGI) - Sono sempre più aleatorie le prospettive di successo del vertice dei paesi produttori di petrolio convocato a Doha il 17 aprile allo scopo di trovare un'intesa sul congelamento dell'output che risollevi i prezzi. La condizione necessaria per un accordo è infatti che gli altri membri dell'Opec concedano una deroga all'Iran che, reduce dal ritiro delle sanzioni occidentali e tornato sul mercato a pieno titolo, non intende affatto rinunciare all'obiettivo di riportare la produzione ai 4 milioni di barili al giorno pompati prima delle restrizioni economiche, il doppio di quanto esportato attualmente. Fino a pochi giorni fa, Riad era sembrata disposta ad accettare che l'Iran non aderisse a un blocco congiunto dell'output ai livelli (già record) dello scorso gennaio in virtù dell'eccezionalità delle sue condizioni. Sarebbe però stato troppo ottimista escludere una marcia indietro, considerando anche la forte rivalità politica tra due potenze che, di fatto, si combattono per procura in Yemen e in Siria. Marcia indietro che è arrivata venerdì scorso dalla bocca del principe Mohammad bin Salman al Saud, il quale ha dichiarato a Bloomberg che un'intesa verrà raggiunta solo se il paese persiano frenerà l'aumento della produzione previsto, pari ad almeno un milione di barili al giorno, parole che imposero al prezzo del greggio una brusca frenata sui mercati finanziari.
Quanto a Teheran, le sue posizioni rimangono note e immutate e sono state ribadite oggi dal responsabile del dicastero del Petrolio iraniano, Bijan Zanganeh, all'agenzia Mehr. Il ministro ha confermato l'intenzione di riportare la produzione ai livelli precedenti le sanzioni e il no alla richiesta saudita. Quanto al vertice di Doha, Zanganeh fa sapere che vi si recherà qualora "abbia tempo", la stessa freddezza che, settimane fa, lo aveva portato a definire la proposta negoziale "una barzelletta". Intanto, secondo il 'Wall Street Journal', Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, i due alleati più stretti di Riad in seno all'Opec, starebbero valutando la loro posizione. "Crediamo che un'intesa congiunta su un cammino positivo aiuterà la stabilità di mercato", si limita ad affermare Anas al-Saleh, il ministro del Petrolio kuwaitiano, lo stesso che un mese fa aveva affermato che, senza l'adesione di tutti (Iran incluso), "avrebbe pompato alla massima potenza, vendendo ogni singolo barile prodotto". Dato che il recupero del prezzo del greggio, sceso a minimi intorno ai 27 dollari a gennaio, è stato finora alimentato dalle speranze di un accordo a Doha, i prossimi giorni saranno cruciali per scoprire se quella stabilizzazione delle quotazioni constatata dall'Aie sia concreta o meno.
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