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Riina jr da Vespa, bufera in Rai. Grasso, "più rispetto per lui che per me"

Salvo RIina a Porta a Porta. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 8 APR. (AGI) - "Quando sono andato alla Rai la liberatoria mi è sempre stata fatta firmare prima, anche quando si trattava di registrazioni. Ho sentito che" il figlio di Riina ieri a Porta a Porta "ha firmato dopo aver visto il filmato", segno "quindi di grande rispetto anche da parte della Rai". Il presidente del Senato, Pietro Grasso, commenta così la partecipazione di Salvo Riina a 'Porta a portà, al centro oggi di polemiche. A partire da Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia: "Omertoso, ha raccontato menzogne senza essere contrastato, ha mandato messaggi pericolosi e inquietanti senza essere contrastato dal conduttore". Questo è stato ieri Salvo Riina nell'intervista con Bruno Vespa. Il giudizio è di Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, in avvio dell'audizione ai vertici Rai, la presidente Monica Maggioni e il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto. Un'intervista (vista da 1 milione 181mila spettatori, con share del 14,02%) che "ha prestato il fianco al negazionismo e al riduzionismo del fenomeno mafia, e non sappiamo se quelle parole siano segnali a clan o anche minacce verso qualcuno. Le parole sono pesanti...". "Questo è un Paese estremamente sensibile - ha detto ancora Bindi - e c'è da chiedere alla Rai perché mai di fronte a un disappunto così evidente siete andati avanti o non siete riusciti a fermare la trasmissione". E al termine dell'audizione, in un breve incontro con i giornalisti, la Bindi ha insistito: Salvo Riina ieri sera "ha parlato ai mafiosi, ha mandato messaggi intimidatori ai collaboratori di giustizia e ai pentiti, che sono figure fondamentali. Nessuno pensi di aver ascoltato le parole di un figlio, erano quelle di un mafioso che ha portato la voce del padre, che è un mafioso". E' stata l'intervista "a un mafioso che ha mandato messaggi a chi non è mafioso e a chi lo è". Riina junior "ha mandato messaggi molto preoccupanti, il gioco l'ha condotto lui". Si è appreso che la liberatoria da parte di Salvo Riina è stata firmata a posteriori, dopo l'intervista, e questo per la Bindi è un aspetto che merita la massima attenzione, che va chiarito: "abbiamo chiesto spiegazioni. Sappiamo che la liberatoria firmata prima evita che il pallino sia in mano ad altri...". Durante l'audizione la presidente dell'Antimafia si è chiesta e ha chiesto "quale è stata la condizione posta da Riina per fare l'intervista? è stata gratuita o ci sono state delle spese?", rilevando inoltre che a suo parere "è evidente che il perimetro delle domande nell'intervista era stato definito dal figlio di Riina e dall'editore (quello del libro scritto da Salvo, 'Riina Family Lifè, ndr) e che non avrebbe toccato la realtà di Cosa nostra". La presidente dell'Antimafia ha poi sottolineato che pensare che la puntata di questa sera di 'Porta a portà dedicata anch'essa alla mafia sia in chiave riparatoria "è gravissimo: fa passare l'idea che esiste una par condicio tra mafia e antimafia. Un rimedio peggiore del danno. Mi chiedo perchè la Rai non devolve alle vittime di mafia l'introito pubblicitario di quella puntata?". E infine: "Non è in ballo il giornalismo, qui la domanda è dove sta l'informazione, si puo' ancora parlare di servizio pubblico? Da quel 'salotto buono' è la seconda volta che arriva un messaggio deformato". Per Giuseppe Lumia, senatore Pd e componente dell'Antimafia, "oggi Cosa nostra cerca un capo; questo capo si è presentato, l'intervista è stata al di sotto dello svelare la violenza e l'ambiguità del capo". Un'intervista - ha aggiunto Lumia - dove emergeva "quel modo mieloso con l'esterno e feroce invece all'interno" del popolo mafioso. Emergeva "una sottile violenza capace di agire all'interno di Cosa Nostra" e un linguaggio "terrificante" nei confronti dei pentiti. "Il popolo di Cosa nostra attende un capo che li sappia guidare con forza e con astuzia - ha detto ancora Lumia - in Rai non hanno saputo bloccare il tentativo di un capo di presentarsi in modo plateale". Dal canto suo Monica Maggioni, presidente Rai, ha detto che tante cose "rendono insopportabile" il contenuto dell'intervista. "Dall'inizio alla fine è stata un'intervista da mafioso, quale è il signor Riina", ha aggiunto Maggioni, la quale ha anche sottolineato che in Rai "non c'è nessun tipo di negazione" sul fronte mafia. "Vittima e aguzzino non devono e non avranno mai pari dignità di racconto - ha aggiunto - A meno che non si pensi di trattare la notizia allo stesso modo, cosa che pero' nel servizio pubblico non è possibile". Maggioni ha anche detto: "Non posso accettare, come presidente della Rai, che si dica che Bruno Vespa è un portavoce della mafia. Non è accettabile a nessun livello". A parlare di Vespa come portavoce della mafia erano stati alcuni componenti della commissione, in particolare dei gruppi Scelta Civica e Movimento 5 Stelle. Un'altra cosa che la presidente della Rai respinge è la cosiddetta 'complottologià ovvero "non si puo' sostenere che si fanno queste puntate in tv per non far riflettere i cittadini su quello succede nel Paese". E il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto ha ricordato che in Rai si è in fase di transizione, "abbiamo deciso di occuparci innanzi tutto delle testate", ora si sta lavorando a una "supervisione dei lavori giornalistici" e da settembre prossimo i contenuti si decidono a priori, e insieme. Il dg ha anche detto che il direttore editoriale per l'offerta informativa Rai, Carlo Verdelli, ha ritenuto che l'intervista al figlio di Rina "fosse giornalisticamente credibile e potesse contribuire al dibattito sulla mafia". E quanto al suo compito, "non è quello di essere il censore o il decisore finale, ovvero il decisore finale lo sono quando serve", precisando inoltre che la puntata di questa sera di 'Porta a punta' dedicata anch'essa al tema mafia non è da intendersi "riparativa". In Rai "stiamo cercando di far cambiare marcia al genere dell'infotainment, che è un genere molto complesso, dove il contenuto rappresenta tutto", ha detto il dg, ricordando che questo è un genere "il più difficile da mutare e ripensare", ma non per questo non si farà in modo che il mutamento avvenga nel tempo. Il dg ha poi detto che il riferimento dello share "non può essere quello che fa da punto di arrivo. E' chiaro che è rilevante ma non è il punto d'arrivo. Servirà una trasformazione culturale lunga, sono 4 lustri che l'azienda si è schiacciata su questo... Non ci sono scorciatoie, e su quello dell'infotainment stiamo lavorando duramente".






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