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Teatro. All"Abeliano "I DUELLANTI" portano sulla scena i grandi valori del passato

Una immagine dello spettacolo. (foto M.C.) ndr.

di Maria Caravella

BARI, 07 APR. - Il senso dell'onore, l"amor proprio, l'autorevolezza della parola data vengono ormai considerati dei valori del passato, ma nel caso de I DUELLANTI regia di Alessio Boni e Roberto Aldorasi, tali valori vengono rivisitati mettendone in evidenza gli antichi significati. Il nobile generale D’Hubert, imponente nella sua divisa blu da ussaro, è sul punto di chiudere la sfida in sospeso ormai da 15 anni con il suo proverbiale rivale, il facinoroso generale Feraud, un guascone, nel duello finale alla pistola. L’ultimo dei tanti con cui i due ufficiali dell’armata napoleonica si sono battuti. Siamo in Europa fra il 1796 e il 1815. Una scena da suspense che tiene il pubblico del Teatro Abeliano di Bari con il fiato sospeso dopo piu di un’ora di duelli fisici e verbali fra i due contendenti: Alessio Boni e Marcello Prayer. È la prima volta che I duellanti, il racconto di Joseph Conrad del 1908, viene trasformato in un testo teatrale. Era stato il cinema a rivisitarlo nel '77, con la pellicola I duellanti di Ridley Scott con Keith Carradine e Harvey Keitel. L'intreccio è piuttosto semplice: il tenente Armand d’Hubert nobile uomo del settentrione viene sfidato a duello per un futile motivo dal tenente Gabriel Feraud, un uomo del sud di umili origini (che nel nostro caso parla in pugliese), fedelissimo al generale Bonaparte che seguirà fino alla fine. I due uomini si inseguono sui campi di battaglia di mezza Europa, in uno scontro di caratteri, di stato sociale di scelte politiche che accompagnano l’ascesa e la caduta di Napoleone. La versione teatrale resta fedelissima al testo orginario, anche nei dialighi, in uno spettacolo dal ritmo crescente valorizzato dal talento degli attori e dai continui momenti di introspezione che cercano di esternare i modi di essere dei protagonisti. Conrad ha la capacità di esprimere concetti profondi e descrivere con semplicità l’uomo e la sua dignità, cogliendo nel profondo dell'essere la capacità di reagire, valutando l’uomo per le sue azioni. I suoi personaggi sono tutti dinamici e messi continuamente alla prova e per questo straordinariamente attuali. Quella di Conrad è una metafora del doppio, della dualità che prende forza nell’altro o anche delle due parti che convivono in noi, la luce e l’oscurità con cui ci si confronta. I due protagonisti infatti manifestano una forte intimità pur non essendo amici. Un duello delle coscienze che porta i due uomini ad un percorso di maturazione e riflessione. Alla fine, gli spettatori non possono che provare simpatia per questi due personaggi tutti d’un pezzo, che nonostante le sofferenze si muovono seguendo un loro codice cavalleresco. Senza dubbio un altro meritato successo per il cartellone del Teatro pubblico pugliese.






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