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Attualità. La storia del Tatuaggio

Tatuaggi femminili. (foto) ndr.

di Rocco Ventrella

BARI, 17 MAG. - Nel 1769 James Cook, approdando a Tahiti, osservando e annotando le usanze della popolazione locale trascrive per la prima volta la parola Tattow (poi Tattoo), derivata dal termine "tau-tau", onomatopea che ricordava il rumore prodotto dal picchiettare del legno sull'ago per bucare la pelle. Ma il tatuaggio è una pratica dalle origini antichissime...origini di oltre 5000 anni. La testimonianza più antica giunge sulle alpi Otzalet, viene rinvenuto il corpo congelato e ottimamente conservato di un uomo che gli scienziati ritengono sia vissuto circa 5300 anni fa. Con il passare del tempo il tatuaggio assume però altre valenze. Le pitture funerarie dell'antico Egitto mostrano tatuaggi sui corpi delle danzatrici, tatuaggi rinvenuti anche su alcune mummie femminili (2000 a.C.). 
I Celti adoravano divinità animali quali il toro, il cinghiale, il gatto, gli uccelli e i pesci e in segno di devozione se ne tracciavano i simboli sulla pelle. Presso gli antichi romani, che credevano fermamente nella purezza del corpo umano, era vietato ed adoperato esclusivamente come strumento per marchiare criminali e condannati; solo successivamente, in seguito alle battaglie con i britannici che portavano tatuaggi come segni distintivi d'onore, alcuni soldati romani cominciarono ad ammirare la ferocia e la forza dei nemici tanto quanto i segni che portavano sul corpo...e cominciarono essi stessi a tatuarsi sulla pelle i propri marchi distintivi. Fra i primi cristiani era invece diffusa l'usanza di osteggiare la propria fede tatuandosi la croce di Cristo sulla fronte. Nel 787 d.C. Papa Adriano proibiva l'uso del tatuaggio. Dopo le Crociate, il tatuaggio sembra scomparire dall'europa, ma continua a fiorire in altri continenti. Nei primi anni del 1700, i marinai europei vengono a contatto con le popolazioni indigene delle isole del Centro e Sud Pacifico, dove il tatuaggio aveva un'importante valenza culturale. Quando le ragazze tahitiane raggiungevano la maturità sessuale le loro natiche venivano tatuate di nero. Quando sofferenti, gli Hawaiani si tatuavano tre punti sulla lingua. In Borneo gli indigeni si tatuavano un occhio sul palmo delle mani come guida spirituale che li avrebbe aiutati nel passaggio all'aldilà. 
A Samoa era diffuso il "pe'a", tatuaggio su tutto il corpo che richiedeva 5 giorni di sopportazione al dolore ma era prova di coraggio e forza interiore. Chi riusciva nell'impresa veniva onorato con una grande festa. Questi moko sono usati ancora oggi per identificare il portatore come appartenente ad una certa famiglia o per simbolizzarne le conquiste ottenute nell'arco della vita. Negli anni venti dell'ottocento comincia la macabra usanza di barattare pistole con teste tatuate di guerrieri Maori. Per far fronte alla domanda i commercianti di schiavi arrivavano addirittura a far tatuare gli indigeni catturati in battaglia per poi ucciderli e vendere le loro teste. Solo nel 1831 il governo britannico finalmente dichiara illegale l'importazione di teste umane (!!!). In Giappone il tatuaggio era praticato fin dal quinto secolo avanti Cristo...a scopo estetico...ma anche a scopo magico e per marchiare criminali. Curioso sapere che la nascita dei bellissimi tatuaggi orientali che tutti oggi conosciamo sia dovuta all'imposizione nell'antico Giappone di dure leggi repressive che vietavano alla popolazione di basso rango di portare kimoni decorati. Il Governo nel 1870 dichiarò illegale questa pratica ritenuta sovversiva, ma il tatuaggio continuò a fiorire e a prosperare nell'ombra. 
Facile comprendere come la Yakuza, la mafia giapponese, adottò ben volentieri la pratica "fuorilegge" del tatuaggio su tutto il corpo. I loro disegni, molto elaborati, rappresentavano solitamente conflitti irrisolti ma riproducevano anche simboli di qualità e caratteristiche che questi uomini intendevano emulare. Ad esempio una carpa rappresentava forza e perseveranza, un leone attitudine a compiere imprese coraggiose. Il 1891 è un'altra data molto importante...l'inventore newyorkese Samuel O'Reilly brevetta la prima macchinetta elettrica per tatuaggio, rendendo improvvisamente obsolete le tecniche precedenti, più lente e soprattutto molto più dolorose. Negli anni 20 i circhi americani assumono più di 300 persone tatuate da capo a piedi come attrazioni per il pubblico. Per mezzo secolo, i tattoo diventano marchio di minoranze etniche, marinai, veterani di guerra, malavitosi, carcerati ... e considerati indici di arretratezza e disordine mentale. Negli anni '70 e '80 movimenti quali i punk e i bikers adottano il tatuaggio come simbolo di ribellione.





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