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'La Buona Politica' - Pubblica Amministrazione e assenteismo, occhio ai furbetti del cartellino

Occhio ai furbetti del cartellino. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 31 MAG. -  “Siamo per il pugno di ferro contro quelli che definirei non dei fannulloni ma dei truffatori”, con queste parole Matteo Renzi ha annunciato il decreto del governo, presentato al consiglio dei ministri, che permetterà di licenziare in 48 ore i dipendenti pubblici assenteisti. Coloro che timbrano il cartellino, non si presentano al lavoro, e in certi casi hanno perfino una seconda attività in corso. I dipendenti del settore pubblico hanno totalizzato in media 19 giorni di assenze retribuite, 6 in più rispetto a quanto rilevato nel mondo Confindustria per un gruppo di dipendenti comparabile. Lo rileva il Centro studi di Viale dell’Astronomia nell’indagine sul lavoro nel 2013. «L’assenteismo nelle aziende associate è al 6,5%. Nel pubblico impiego è di quasi il 50% più alto», avverte l’associazione degli industriali: «Ridurre l’assenteismo nel settore pubblico a questi livelli più bassi permetterebbe un risparmio di oltre 3,7 miliardi di euro». 

Il degrado supera ogni più procace fantasia. Il dipendente pubblico che timbra il cartellino senza andare in ufficio, o sorpreso in flagranza di altri illeciti disciplinari, sarà sospeso dal lavoro e dalla retribuzione nell’arco di 48 ore. Nello stesso tempo scatteranno, da una parte, le procedure per il licenziamento e, dall’altra, quelle per l’esame della Corte dei Conti dell’eventuale danno erariale. Il dirigente sarà obbligato a prendere questi provvedimenti pena il suo stesso licenziamento perché l’omissione diventerà un reato perseguibile penalmente. È il piano del governo per rendere davvero possibile cacciare i lavoratori pubblici che commettono un reato ai danni della pubblica amministrazione.Un giro di vite dopo i recenti scandali di Sanremo e Foggia con un vigile (nota un pubblico ufficiale) che timbrava in mutande, e del museo dell’Eur a Roma, con alcuni dipendenti che passavano il tesserino per i colleghi che non si presentavano nemmeno in ufficio.D’altra parte oggi, secondo i dati del ministero della Pubblica amministrazione, su circa settemila procedimenti disciplinari avviati ogni anno solo 200 terminano con il licenziamento dei colpevoli. Una percentuale insignificante che fa effettivamente constatare come il licenziamento nel pubblico impiego per comportamenti illeciti, al di là delle leggi stesse, sia molto difficile se non quasi impossibile per la farraginosità delle procedure e per i formalismi che prevalgono sulla sostanza. Questi indirizzi legislativi "potrebbero tradursi in una inversione di tendenza più generale (dunque non limitata ai casi di assenteismo)", rispetto all'attuale normativa che "ha, invece, limitato il danno all'immagine a pochi reati contro la P.A., introducendo altresì una pregiudiziale penale che allontana nel tempo i tempi di risposta della Magistratura contabile".

Certamente gli assenteisti nella Pa non sono “il” problema ma solo “un problema”. Ricordarsi della frase di Rino Formica sul ruolo di Andreotti nella scientifica disorganizzazione della Pa che, sin dall’inizio, doveva essere una delle clientele di riguardo della Dc. Sappiamo perfettamente che abbiamo un modello organizzativo, regolamenti, modalità di selezione e retribuzione da amministrazione del terzo o quarto mondo. Sappiamo inoltre che la riforma della Pa (una riforma vera e non la porcheria prodotta da Bassanini nel 1997, che, come si vede, non funziona affatto) rappresenta uno dei capitoli principali di una politica realmente riformista nel nostro paese. Tutto giusto, però una riforma della Pa non può eludere il nodo degli assetti disciplinari che sono totalmente saltati nel nostro paese. Frattanto i sindacati, però, già storcono il naso. Il segretario della Confsal Unsa, Massimo Battaglia, tra i promotori del ricorso alla Consulta sul blocco contrattuale, sottolinea: "Vogliamo ricordare al Governo che le norme già esistono e che sono già concrete e certe". 

Per farla breve da Nord a Sud (mai vista tanta unità di intenti) si traffica nel losco pur di evadere “comodamente il lavoro”, passerà tanta acqua sotto quei ponti dell’inefficientismo buricratico e ancora una volta chi ne farà le spese…proprio così, sarà il solito povero…anzi poverissimo contribuente italiano.






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