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Lodi, scoppia il caso Csm. Renzi "nessun complotto delle toghe"

Il sindaco di Lodi. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 5 MAG. (AGI) - Nessun complotto delle toghe contro il governo: Matteo Renzi, nella lunga giornata che lo ha visto passare dalle radio all'Aula della Camera e infine anche sui social, ha provato a mettere la parola 'fine' ai rumor seguiti all'arresto del sindaco Pd di Lodi. "Il Pd non grida al complotto, nalla maniera più assoluta", ha scadito il premier durante l'ormai tradizione botta e risposta con i follower sulla sua pagina Facebook. Di primo mattino, alla radio, era stato ancor più netto: "L'inchiesta di Lodi un complotto? Ma de che...". La battuta in romanesco, però, non è servita a riportare la calma e riportare al centro del dibattito il lavoro del governo. Complice l'esternazione del membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura, Giuseppe Fanfani, l'attenzione della politica e non solo è rimasta a Lodi: "ingiustificate e comunque eccessive" sarebbero state, per Fanfani, le misure cautelari disposte per Uggetti. Tanto "ingiustificate" da far parlare lo stesso Fanfani della necessità di una verifica "sulla legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati" dalla magistratura. Parole che hanno provocato la sollevazione di sette consiglieri del Csm e della stessa Associazione Nazionale Magistrati. I primi definiscono le esternazioni di Fanfani "parole inaccettabile". I secondi sottolineatno che si tratta "di una indebita interferenza in un procedimento in corso", portato avanti dagli uffici giudiziari di Lodi. Un fuoco di sbarramento che ha portato Fanfani a rivedere, almeno in parte, la sua posizione: "Non chiederò, allo Stato, l'apertura di una pratica al Csm, salvo nuove evenienze", sottolinea per poi aggiungere: "Sostenere pubblicamente che un magistrato fa bene è un dovere, ma è un dovere anche dire che possa sbagliare. Io riconfermo tutto cio' che ho scritto". "A me non piace un Consiglio imbalsamato, ma vivo, plurale, capace di intervenire per rafforzare la cultura della giurisdizione senza mai interferire sui procedimenti in corso perché sono i principi costituzionali quelli costitutivi del Consiglio che lo impediscono". Così il vide presidente del Csm Giovanni Legnini, ha commentato questa sera il dibattito in plenum scaturito dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal laico del Pd Fanfani. "Rinnovo la stima per il consigliere Fanfani e prendo atto delle sua parole in Plenum con le quali ha inteso far chiarezza sul contenuto delle sue precedenti dichiarazioni sulla vicenda di Lodi o lo ringrazio". Lo ha detto Giovani Legnini. Fanfani "come altri che hanno replicato nel corso del dibattito in Plenum - ha aggiunto Legnini - ha legittimamente esercitato il diritto di critica e ha avuto modo di precisare che non ha mai chiesto, e questo era già chiaro, né intende chiedere un intervento del Csm sul merito di un provvedimento giurisdizionale di cui per altro il Consiglio non potrebbe occuparsi. Il rigoroso esercizio delle funzioni che la Costituzione assegna a ciascuno - ha concluso Legnini - vale per tutti e ovviamente anche per il Csm". Di fronte al divampare della polemica, Renzi non ha potuto fare altro che ribadire la linea del governo e del partito. "Il governo non commenta" ciò che fa il Csm. E, per quanto riguarda il Pd: "Diciamo ai magistrati: prego andate avanti, noi invitiamo i magistrati a indagare, siamo dell'idea che si debbano aiutare a svolgere le indagini nella più ampia liberta'". E, a dimostrazione di questa tesi, il premier elenca quanto fatto dal governo in tema di giustizia: "Abbiamo cambiato il codice penale, introdotto regole più dure sulla corruzione, sulla prescrizione, sui reati ambientali, sul falso in bilancio, abbiamo fatto un numero di cose impressionante. Noi rispettiamo le iniziative dei magistrati, speriamo che arrivino al più presto le sentenze".





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