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Musica Popolare. Angela Mauro racconta Sciamani, nuovo disco di Rocco Laguardia

Rocco Laguardia. (foto com.) ndr.

di Massimo Resta

BARI, 13 MAG. - C’è il mare e il suo profumo, lì a un tiro di schioppo dal belvedere di San Rocco o dal rione ‘Fera chiusa’. C’è il vento forte del rione Convento. C’è il calore della musica di una volta. C’è l’aria, fresca anche d’estate. C’è il richiamo della valle del Sinni, le voci e le leggende, il giallo delle ginestre e l’ombra delle querce di Monte Coppolo. Tutto questo è il nuovo lavoro di Rocco Laguardia, per me e tanti altri ‘il maestro Mastruss’, soprannome che pure pesca nell'antico a indicare quell’erba oggi quasi introvabile, semplice da mangiare con un po’ di pane. C’è Rotondella in queste note che si rincorrono, le voci che evocano antichi riti: ‘Sciamani’, come recita il titolo. C’è questo paesino della Basilicata, più vicino alla Calabria che alla sua provincia: Matera Conoscere un luogo attraverso la sua musica è la cosa più magica che possa capitare. Succederà - ne sono certa - a chi ascolterà questo cd senza aver mai visitato il paese di Rocco Laguardia, in collina tra monti e mare. Piazzato tra il massiccio del Pollino e il golfo di Taranto, la 'Madonna di Viggiano' che è luogo di pellegrinaggio e le spiagge dello Ionio che erano residenza estiva per mesi. Un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo, lì dove l'autore di 'Sciamani' ha ripescato detti e riti antichi, note popolari e credenze. Si viaggia dal canto che diventa balsamo anti-disgrazie al misto di fede religiosa e profana che alla fine dei conti però portava tutti a caricarsi addosso la passione del Cristo. Nessuno scampo dalla religione cattolica, insomma, nella quale persino un laico come Rocco Laguardia si immerge alla ricerca di un passato dove fede e tradizione popolare sono un tutt'uno. Che scorre libero nelle note di 'Sciamani': una fotografia in musica, nata da un lavoro musicale sviluppato nella cantina dell'autore, quasi fosse una camera oscura, e ultimato nello studio di registrazione 'Musicaltrove' di Ciccio Desantis, sempre in paese. Una ricerca da diffondere, quasi fosse una cartolina. Da tramandare. C'è il sud che per anche corteggiare una donna prende dalla natura, il falco e la rondinella, le vigne e l'acqua santa. C'è l'immancabile chiesa che allora, nel credo dei nonni, accoglieva tutto: lo scherzo e la filastrocca, le storie sugli spiriti dei morti e le canzoni 'senza rime e senza strofe', la devozione e l'irriverenza, il canto per la morte di Gesù e la formula contro il malocchio. 'Sciamani' libera coriandoli di musica su tante, tante storie. Persino quella di Dino, il 'barbone' di Rotondella: paese piccolo, eppure aveva il suo clochard. Lo chiamavano 'il mago': "leggeva la mano ma non sapeva leggere", "beveva vino e birra contemporaneamente", "viveva nei cessi pubblici, che per lui erano una reggia". Rocco Laguardia gli restituisce la dignità a torto negata. Buon ascolto, con avvertenze. Per gli ascoltatori non rotondellesi, ‘forestieri’ come si dice in paese: 'Sciamani' può scatenare effetti ipnotici tali da portarvi in Basilicata e a Rotondella senza preavviso. Per gli ascoltatori rotondellesi: 'Sciamani' può risvegliarvi ricordi sopiti, se ne consiglia un uso quotidiano. 

Angela Mauro





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