'La Buona Politica' - Tommaso Fiore: Un Meridionalista tra popolo delle formiche e cafoni
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Tommaso Fiore. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 9 MAG. - FIORE, Tommaso. - Nacque ad Altamura (Bari) il 7 marzo 1884 da Vincenzo, capomastro, e da Francesca Battista, tessitrice. Divenne sindaco di Altamura nel 1920 e fu un radicale oppositore del Fascismo. Ritornato in Puglia nel 1908, Fiore incominciò ad insegnare a Gallipoli nel 1912 e nel 1913 ad Altamura. Nella sua città incomincia il suo impegno politico antigiolittiano ispirato dalle posizioni di Gaetano Salvemini fino al suo sostegno interventista nella prima guerra mondiale. Di quella esperienza, vissuta come soldato semplice, prigioniero dopo Caporetto e internato nel campo di concentramento di Schwarmstadt fino al 1919, Fiore lasciò una significativa testimonianza, riflettendo in modo originale e dissacrante sulla guerra, in Uccidi.
In seguito, Su Quarto Stato di Carlo Rosselli,Tommaso Fiore mette a punto un suo fondamentale contributo “Appunti per un programma socialista per il Mezzogiorno” con cui proponeva, all’interno del partito socialista, le sue tesi sulla questione meridionale. Da allora Fiore, per il clima antidemocratico instaurato dal fascismo, non poté più fare politica alla luce del sole e praticò un antifascismo teso a suscitare il protagonismo dei giovani. Si dedicò ad una intensa attività editoriale con traduzioni di opere di autori di grande spessore (Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro, Bertrand Russel, Baruch Spinoza). Nel 1930 pubblicò La poesia di Virgilio solo apparentemente lontana dalla lotta politica. Il lavoro politico proseguì nella clandestinità . Fiore venne tenuto d’occhio dall’OVRA che lo definiva come elemento sovversivo particolarmente pericoloso. Egli voleva infatti verificare nel socialismo post-staliniano la possibilità che il concetto astratto di “utopia” trovasse una realizzazione concreta nell’ordinamento sovietico, indicando così “un’alternativa sociale e culturale” al mondo italiano. Così ci si propone di esporre il punto di vista di Fiore, alla luce anche di materiali che testimoniano il suo interesse per il dibattito sui rapporti italo-sovietici, materiali che certamente non hanno ancora trovato adeguata attenzione da parte dei critici. Sebbene infatti la vita e l’attività politica e intellettuale di Fiore siano state oggetto di svariati contributi scientifici, il suo rapporto con il mondo russo, argomento che qui non può certamente avere pretesa di esaustività , non è stato sufficientemente approfondito. Alla fine degli anni Novanta ebbero grande eco le rivendicazioni attuate nei confronti del potere dai contadini, verso cui egli provò da subito un’intensa solidarietà .
Gli studi all’Università di Pisa, che Fiore frequentò dal 1903, godendo dell’opportunità di seguire i corsi di Giovanni Pascoli, da lui definito “l’anarchico dagli occhi celesti” , non fecero che acuire questa sua sensibilità nei confronti del ceto contadino. Su richiesta di Gobetti scrisse le "Lettere Pugliesi", nelle quali descriveva l’operosità dei piccoli proprietari, braccianti agricoli giornalieri, contadini, fittavoli, paragonandoli a delle formiche. Come le formiche, lavorando instancabilmente, con sangue e sudore, hanno trasformato la fascia della costa pugliese, da un ammasso di sterili sassi in un rigoglioso giardino di mandorli, ulivi e viti con una attenta analisi del contrasto secolare tra proprietari terrieri, contadini e braccianti. Il forte senso autobiografico dell’antifascismo di Fiore è importante non solo rispetto al suo atteggiamento nel momento in cui si verificarono i fatti sopracitati, ma anche in un’ottica più generale in cui la sua critica al Fascismo va analizzata in relazione al suo passato, cioè come una prosecuzione del suo impegno politico precedente, che era in netto contrasto con gli ideali portati avanti dai fascisti. Da questo approfondimento ideologico del problema discendeva poi anche la proposta di alcuni nuovi ordinamenti istituzionali, tra cui può essere ricordato quello di un rafforzamento del potere di controllo costituzionale rispetto gli altri poteri dello stato, perché anticipava la soluzione di problemi che allora sembravano inattuali e sono diventati sempre più vivi in seguito (come p.es. quelli della amministrazione non partitica della pubblica istruzione, dei grandi mezzi di informazione audiovisiva, della stampa, della costituzionalità e del regime giuridico dei partiti, ).
Un meridionalista di elevato spessore culturale che ha goduto finanche delle lodi di un grande della letteratura come Itala Calvino, ma che non smarrì, fino alla fine della sua vita terrena, quell’autentica passione per il territorio di appartenenza tra chiaroscuri giochi di ipocrisie e velate verità .
In seguito, Su Quarto Stato di Carlo Rosselli,Tommaso Fiore mette a punto un suo fondamentale contributo “Appunti per un programma socialista per il Mezzogiorno” con cui proponeva, all’interno del partito socialista, le sue tesi sulla questione meridionale. Da allora Fiore, per il clima antidemocratico instaurato dal fascismo, non poté più fare politica alla luce del sole e praticò un antifascismo teso a suscitare il protagonismo dei giovani. Si dedicò ad una intensa attività editoriale con traduzioni di opere di autori di grande spessore (Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro, Bertrand Russel, Baruch Spinoza). Nel 1930 pubblicò La poesia di Virgilio solo apparentemente lontana dalla lotta politica. Il lavoro politico proseguì nella clandestinità . Fiore venne tenuto d’occhio dall’OVRA che lo definiva come elemento sovversivo particolarmente pericoloso. Egli voleva infatti verificare nel socialismo post-staliniano la possibilità che il concetto astratto di “utopia” trovasse una realizzazione concreta nell’ordinamento sovietico, indicando così “un’alternativa sociale e culturale” al mondo italiano. Così ci si propone di esporre il punto di vista di Fiore, alla luce anche di materiali che testimoniano il suo interesse per il dibattito sui rapporti italo-sovietici, materiali che certamente non hanno ancora trovato adeguata attenzione da parte dei critici. Sebbene infatti la vita e l’attività politica e intellettuale di Fiore siano state oggetto di svariati contributi scientifici, il suo rapporto con il mondo russo, argomento che qui non può certamente avere pretesa di esaustività , non è stato sufficientemente approfondito. Alla fine degli anni Novanta ebbero grande eco le rivendicazioni attuate nei confronti del potere dai contadini, verso cui egli provò da subito un’intensa solidarietà .
Gli studi all’Università di Pisa, che Fiore frequentò dal 1903, godendo dell’opportunità di seguire i corsi di Giovanni Pascoli, da lui definito “l’anarchico dagli occhi celesti” , non fecero che acuire questa sua sensibilità nei confronti del ceto contadino. Su richiesta di Gobetti scrisse le "Lettere Pugliesi", nelle quali descriveva l’operosità dei piccoli proprietari, braccianti agricoli giornalieri, contadini, fittavoli, paragonandoli a delle formiche. Come le formiche, lavorando instancabilmente, con sangue e sudore, hanno trasformato la fascia della costa pugliese, da un ammasso di sterili sassi in un rigoglioso giardino di mandorli, ulivi e viti con una attenta analisi del contrasto secolare tra proprietari terrieri, contadini e braccianti. Il forte senso autobiografico dell’antifascismo di Fiore è importante non solo rispetto al suo atteggiamento nel momento in cui si verificarono i fatti sopracitati, ma anche in un’ottica più generale in cui la sua critica al Fascismo va analizzata in relazione al suo passato, cioè come una prosecuzione del suo impegno politico precedente, che era in netto contrasto con gli ideali portati avanti dai fascisti. Da questo approfondimento ideologico del problema discendeva poi anche la proposta di alcuni nuovi ordinamenti istituzionali, tra cui può essere ricordato quello di un rafforzamento del potere di controllo costituzionale rispetto gli altri poteri dello stato, perché anticipava la soluzione di problemi che allora sembravano inattuali e sono diventati sempre più vivi in seguito (come p.es. quelli della amministrazione non partitica della pubblica istruzione, dei grandi mezzi di informazione audiovisiva, della stampa, della costituzionalità e del regime giuridico dei partiti, ).
Un meridionalista di elevato spessore culturale che ha goduto finanche delle lodi di un grande della letteratura come Itala Calvino, ma che non smarrì, fino alla fine della sua vita terrena, quell’autentica passione per il territorio di appartenenza tra chiaroscuri giochi di ipocrisie e velate verità .
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