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Roma, mazzette sui campi rom arresti in Comune

I campi Rom a ROma. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 21 GIU. (AGI) - Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, due ai domiciliari più una misura interdittiva. E' il risultato di una inchiesta su un giro di 'mazzette' al Comune di Roma che chiama in causa alcuni imprenditori legati alle cooperative e dipendenti del Dipartimento delle Politiche Sociali e della Salute. L'indagine, che non ha nulla a che vedere con 'Mafia Capitale' e che contempla i reati di corruzione, falso in atto pubblico e turbativa d'asta nell'ambito della gestione di diversi campi nomadi (come quello di Castelromano e quello di via Candoni, alla Magliana) ha sullo sfondo la figura di Emanuela Salvatori (indagata e perquisita oggi nell'ambito di questo nuovo filone), la prima funzionaria pubblica condannata lo scorso novembre a 4 anni di reclusione, in abbreviato, per i suoi affari con il 'ras' delle cooperative Salvatore Buzzi. Il gip Flavia Costantini, accogliendo le richieste dei pm Maria Letizia Golfieri, Carlo Lasperanza, Edoardo De Santis e Luca Tescaroli, coordinati dall'aggiunto Paolo Ielo, ha disposto il carcere per Roberto Chierici e Massimo Colangelo, rappresentanti di fatto di alcune cooperative, per Loris Talone, imprenditore nonché assessore all'Agricoltura al Comune di Artena e per Salvatore Di Maggio, presidente del Consorzio 'Alberto Bastiani Onlus'. Ai domiciliari sono finiti Eliseo De Luca, vigile urbano dipendente del Dipartimento e Alessandra Morgillo, altra dipendente del Comune di Roma. La misura interdittiva e' stata applicata a carico di Vito Fulco, funzionario del Comune legato alla Salvatori. L'inchiesta, portata avanti dai carabinieri della compagnia di Roma Eur, ha come arco temporale il periodo che va dalla fine del 2013 alla fine del 2014, quasi in coincidenza con la prima tranche di arresti di 'Mafia Capitale'. Collier e un escavatore tra i regali Ci sono i soldi, ma anche utilita' di vario tipo, come un collier, i biglietti per il teatro, la promessa di un'assunzione presso una cooperativa, persino l'acquisto di un escavatore o la pubblicita' gratuita per uno studio dentistico di un familiare di un soggetto indagato. Facevano di tutto gli imprenditori legati alle cooperative sotto inchiesta per corrompere funzionari o dipendenti del Dipartimento delle Politiche Sociali e della Salute del Comune. I magistrati della Procura di Roma e i carabinieri della Compagnia Eur hanno accertato che quasi sempre i lavori per la bonifica dei campi non venivano effettuati e che dietro l'aggiudicazione degli appalti c'erano firme apocrife, atti con richieste falsificate o documenti retrodatati. Il passaggio del denaro (si parla di importi dagli 800 euro fino ai 3000 a seconda del valore dell'appalto), spesso filmato dagli investigatori, e' avvenuto anche negli stessi uffici del Comune. A determinare il via all'inchiesta sono state alcune intercettazioni telefoniche e ambientali in cui esponenti del campo nomadi riferivano di conoscere il giro di tangenti tra imprese e dipendenti pubblici. Raggi, voltiamo pagina "Un'altra inchiesta sui campi rom, tra arresti e tangenti. Il mio grazie alla Procura e alle forze dell'ordine. Ora #voltiamopagina", scrive su twitter il neosindaco di Roma, Virginia Raggi, in riferimento all'inchiesta per tangenti negli appalti per la gestione dei campi rom, che ha portato all'arresto di imprenditori e dipendenti comunali.





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