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Referendum, via libera della Cassazione

La corte di Cassazione. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 9 AGO. (AGI) - La Corte di Cassazione ha formalmente dato il via libera al referendum costituzionale che chiamerà i cittadini ad esprimersi, con un No o un Sì, sulla riforma del governo Renzi. E mentre si fa sempre più aspro lo scontro politico tra i sostenitori e i detrattori del ddl Boschi, con tensioni anche all'interno dello stesso Pd, si intensifica la querelle sulla data. Dagli inizi di ottobre, per poi passare a metà mese e ancora alla fine di ottobre, ora il periodo più accreditato per svolgere il referendum, secondo i boatos di palazzo, sarebbe il mese di novembre, nelle domeniche che vanno dal 6 al 27. Quest'ultima, è nelle ultime ore, la data che viene indicata come la più probabile, assieme alla domenica precedente, 20 novembre. Ma si tratta solo di ipotesi. Con la decisione della Cassazione, infatti, la 'palla' passa ora al governo, che avrà a disposizione 60 giorni di tempo per fissare la data della consultazione popolare. La decisione della Corte viene immediatamente comunicata al Presidente della Repubblica, ai Presidenti delle Camere, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Corte cituzionale. Il referendum costituzionale è indetto con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri. La data della consultazione popolare potrà essere fissata in una domenica compresa tra il 50mo e il 70mo giorno successivo all'emanazione del decreto di indizione. Questo è quanto prevede la legge 25 maggio del 1970, n. 352, relativa alle 'Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo'. Provando a fare un calcolo, calendario alla mano, le ipotesi sono diverse e molto dipenderà da quanto tempo il governo impiegherà ad emanare il provvedimento di indizione del referendum. Se, infatti, il Consiglio dei ministri utilizzerà tutti i 60 giorni a sua disposizione, come prevede appunto la legge, l'esecutivo avrà tempo fino al prossimo 7 ottobre. Cio' vuol dire che, qualora il governo utilizzasse tutti e 60 i giorni a sua disposizione, il referendum potra' svolgersi una domenica che va da domenica 27 novembre e fino, tempo massimo, a domenica 11 dicembre, poiche' il 70mo giorno, termine ultimo per poter svolgere il referendum, cade di venerdi' 16 dicembre. Questa l'ipotesi massima. Se, invece, il governo dovesse decidere in tempi piu' stretti, ad esempio entro il mese di agosto, la consultazione popolare potrebbe svolgersi in un arco temporale che va da domenica 23 ottobre a domenica 6 novembre. Se, ancora, l'esecutivo attenderà settembre per emanare il provvedimento di indizione, i tempi si allungherebbero, con il referendum che - ed è questa l'ipotesi sinora piu' accreditata - si svolgerebbe in una delle domeniche di novembre. In ogni caso, la data del referendum, sempre calendario alla mano e prendendo in esame varie ipotesi, non potrebbe andare oltre la data di domenica 11 dicembre. Questo e' quanto dispone la legge 25 maggio del 1970, n. 352, relativa alle 'Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo':- Art. 13: L'ordinanza dell'Ufficio centrale che decide sulla legittimita' della richiesta di referendum e' immediatamente comunicata al Presidente della Repubblica, ai Presidenti delle Camere, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Presidente della Corte costituzionale. Essa deve essere notificata a mezzo ufficiale giudiziario, entro cinque giorni, rispettivamente ai tre delegati dei parlamentari richiedenti, oppure ai presentatori della richiesta dei 500 mila elettori, oppure ai delegati dei cinque consigli regionali.- Art. 15: Il referendum e' indetto con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, entro sessanta giorni dalla comunicazione dell'ordinanza che lo abbia ammesso. La data del referendum e' fissata in una domenica compresa tra il 50mo e il 70mo giorno successivo all'emanazione del decreto di indizione. Matteo Renzi - "Adesso possiamo dirlo: questo è il referendum degli italiani". E' il post del Comitato per il Sì al referendum costituzionale, condiviso da Matteo Renzi sul suo profilo Twitter, dopo la conferma da parte della Cassazione della validità della raccolta firme per il quesito referendario. Il perché si tratti, dopo la convalida delle firme, del referendum di tutti gli italiani viene spiegato sul sito del Comitato per il Si': "Firme valide, dunque! La Corte di Cassazione ha validato le firme che avevamo raccolto per l'indizione del referendum costituzionale. Da oggi, dunque, esso diventa a tutti gli effetti uno strumento "popolare" - il referendum degli italiani - un confronto nel merito che interessera' oltre 50 milioni di cittadini aventi diritto al voto, residenti nel nostro Paese, nel resto d'Europa o negli altri continenti (stanno nascendo molti comitati per il Si' promossi da nostri connazionali all'estero!)". Per il Comitato Basta un Sì, la decisione della Cassazione e' "fonte di estrema soddisfazione, perche' ripaga l'enorme lavoro di raccolta compiuto in poche settimane da volontari, attivisti, associazioni e organizzazioni locali. Raccogliere quasi 600mila firme ha significato per noi parlare e condividere con altrettanti cittadini le ragioni del nostro impegno, il senso del referendum, la riforma che vogliamo approvare. Il referendum lascia definitivamente le stanze del Parlamento e le sedi dei partiti. Certo, c'e' chi provera' a condizionare il proprio Si' o il proprio No a questioni che non riguardano la riforma. C'e' chi chiedera' accordi, accordini, garanzie personali e condizioni. C'e' chi si schierera' solo sulla base del proprio interesse di breve periodo. Noi ci terremo alla larga da tutto questo chiacchiericcio, per rispetto degli elettori e della Costituzione stessa. Stiamo proponendo di aggiornarla, di rendere i suoi meccanismi di funzionamento piu' adeguati ai tempi che viviamo. E' un risultato che influira' sulla vita della Repubblica Italiana per decenni: parafrasando il primo presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, Alcide De Gasperi, noi auspichiamo una campagna referendaria che guardi alle prossime generazioni, non alle prossime elezioni. E dunque, a partire dalle quasi 600mila firme raccolte, questo meraviglioso ed enorme confronto civico inizia a tutti gli effetti. Sara' davvero il referendum degli italiani", conclude il Comitato. Maria Elena Boschi - "Via libera della Cassazione alle firme raccolte dal comitato del si'! Adesso la parola ai cittadini #bastaunsi". Cosi' su twitter la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi. "Ora che la Corte di Cassazione si e' pronunciata Renzi deve smetterla di prendere in giro i cittadini italiani e indicare immediatamente la data in cui si andra' a votare per il referendum costituzionale. Ogni altro vergognoso tentativo di rimandare il voto alle calende greche, oltre a quelli messi in atto fino ad ora, rappresenterebbe una grave violazione delle regole democratiche e una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i cittadini italiani". E' quanto affermano in una nota congiunta i parlamentari del M5S di Camera e Senato. "Siamo stanchi dei soprusi della casta e dei ladri di democrazia che, con lo stravolgimento dei principi fondamentali sanciti dalla riforma costituzionale voluta dal trio Renzi-Boschi-Verdini e con i loro giochini di palazzo, cercano di erodere il cardine della sovranita' popolare. L'esecutivo la smetta con questa condotta antidemocratica - proseguono i pentastellati - altrimenti porremo in essere tutte le iniziative democratiche a nostra disposizione affinche' i cittadini possano esprimersi al piu' presto su un tema cosi' delicato e importante come questo. Abbiamo compreso che Renzi, il quale prima affermava che il referendum si sarebbe svolto il 2 ottobre, vuole far votare gli italiani solo quando avra' in mano sondaggi positivi, ma si e' superato ampiamente il limite", concludono.





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