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Editoriale. Enzo Zambetta: il ricordo di Ninni Di Lauro

Enzo Zambnetta. (foto) ndr.

di Ninni Di Lauro 

BARI, 30 GEN. - CIAO ENZO... Sono qui per salutarti e per mantenere una promessa. Poco prima di Natale, in uno degli ultimi incontri pomeridiani a base di caffè e pasticcini, rito che abbiamo condiviso per anni, amichevolmente, mi strappasti una promessa: ”...giurami che...se dovessi venire a mancare, ti prego, non diffondere subito la notizia ma fallo...dopo il mio funerale. Sai la gente è cattiva e non vorrei farla godere.” Feci di si con la testa promettendoti di mantenere l'impegno non prima di averti fatto sorridere sussurrando che, alla nostra età...non avendo alcuna fretta, prima che tutto questo potesse verificarsi, “gli altri” avrebbero dovuto attendere parecchio. 
Queste poche parole ti rincuorarono a tal punto che mi invitasti a mettermi al lavoro dicendomi: “Prepara subito la scaletta dello spettacolo che faremo al Teatro Petruzzelli...ho già sentito Pippo Baudo...lo affiancheranno tutti gli artisti che ho lanciato negli ultimi quarantanni. Se mi aiuti faremo qualcosa di grandioso e indimenticabile per Bari...” Eri sincero, entusiasta e carico di energia. Per farti sorridere ti feci notare che se avessi voluto far fare passerella a tutti questi personaggi...avremmo dovuto lasciar perdere il teatro Petruzzelli per una location più capiente, per esempio lo stadio S. Nicola. Ridesti e mi tirasti un bel vaffa seguito da una epiteto che eri solito riservare a pochi amici...! Nei miei confronti, però, questo termine lo usavi spessissimo! Ti guardai perdente ed esterrefatto compiacendomi del tuo humor. Ricordi come il tuo viso si irradiò di una gioia che, probabilmente, per qualche attimo ti fece dimenticare i dolori fisici? All'improvviso mi chiedesti di accompagnarti al tuo deposito di Valenzano. Avevi già selezionato filmati d'epoca con personaggi nazionali che avevano condotto i tuoi mitici spettacoli, foto e ritagli di giornali che parlavano di te. 
Mi spiegasti che in occasione della grande manifestazione che intendevi fare avresti voluto che queste immagini venissero proiettati su un grande schermo. In quegli attimi rividi l'Enzo di sempre, entusiasta, combattivo e con l'adrenalina a mille. Sul più bello cambiasti espressione e mi pregasti di riaccompagnarti a casa dicendomi con voce flebile e stanca: “Scusami ma sono molto stanco...e non fare come il tuo solito...muoviti che il tempo stringe e fatti risentire al più presto...sento la necessità di riposarmi...maledetta vecchiaia...” Cercai di provocarti accusandoti di essere il solito ipocondriaco capriccioso. Non reagisti come avresti fatto solitamente. Non avesti alcuna reazione e non mi mandasti al diavolo. Un comportamento strano e arrendevole che non avevi mai avuto. Solamente allora misi a fuoco le tue sofferenze. Di punto in bianco diventasti pallido e stravolto. Non eri più lo stesso. In seguito ci siamo sentiti telefonicamente ma senza mai più poterti rivedere personalmente. Pur tenendomi per ore al telefono, rinviavi i nostri incontri senza più aggiornarmi del progetto artistico. 
Conoscendoti bene, come persona permalosa e dispettosa, sono convinto che, pur di farmi arrabbiare, tu lo abbia fatto apposta a scomparire dalla scena. Dopo tanta “vita” hai voluto andartene in punta di piedi con la speranza di rimanere nel cuore di tutti noi. Rispetto le tue scelte caro Enzo e, credimi, ti ho voluto sempre un sacco di bene e te ne vorrò ancora. Spero mi perdonerai se, volutamente, non ho condiviso o postato nulla, in tempo reale, sui social per la tua dipartita. Certo che almeno avrai apprezzato l'impegno “assunto” nel rispetto della tue ultime volontà. 





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