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‘La Buona Politica’ - Politica usa: si dia inizio alle danze nell’era Trump

Donald Trump. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo

BARI, 22 GEN. - Il giorno è arrivato. Alle 12:00 ora locale (in Italia saranno le 18:00) Donald Trump giura come 45esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Possibile seguire la cerimonia di inaugurazione, la parata e i balli inaugurali online. Sul lato ovest del Campidoglio cominciano le cerimonie d'insediamento con performance musicali. Tra i presenti ci saranno i membri del Congresso, i giudici della Corte suprema, diplomatici e il pubblico. Partecipano anche gli ex presidenti Jimmy Carter, George W. Bush e Bill Clinton, con la moglie, la sfidante sconfitta di Trump alle elezioni, Hillary Clinton. Assente per motivi di salute l'ex presidente H.W. Bush. La soprano sedicenne Jackie Evancho, finalista di America’s got talent nel 2010, canta l'inno nazionale. Si esibisce anche il corpo di ballo delle Rockettes.Così esordendo Trump si rivolge al pubblico : “gli Obama sono stati fantastici, grazie a voi Barack e Michelle. Ma questa cerimonia ha un significato molto importante. Oggi non trasferiamo solo il potere da un’amministrazione a un’altra, o da un partito all’altro. Oggi ridiamo il potere a voi, il popolo americano”, così Donald Trump ha voluto sottolineare le differenze di base durante il suo primo discorso da presidente degli Stati Uniti d’America, un discorso d’inaugurazione, durato 16 minuti, che si è allontanato molto poco dai comizi che Trump ha tenuto durante la campagna elettorale. Un discorso poco istituzionale e molto politico, dunque, concluso con lo slogan che lo ha portato alla vittoria elettorale: “Farò dell’America un paese forte, ricco, orgoglioso, sicuro e grande”. Tornado indietro di qualche settimana in tema di polica economica così delineava lil quadro usa: “Che dire della nostra economia? Circa quattro su dieci bambini afro-americani vivono in povertà, mentre il 58% dei giovani afro-americani è disoccupato. Fra i latino-americani ci sono oggi due milioni in più in povertà rispetto al momento in cui il presidente è entrato in carica, meno di otto anni fa. Altri 14 milioni di persone hanno abbandonato completamente la forza lavoro. Il reddito familiare è sceso di oltre 4000 dollari rispetto all'anno 2000. Il nostro deficit di produzione ha raggiunto il massimo di tutti i tempi: circa 800 miliardi di dollari in un solo anno. Il budget non è meglio. Il presidente Obama ha raddoppiato il nostro debito nazionale portandolo a oltre 19mila miliardi di dollari. E adesso, che cosa dobbiamo fare per rimediare? Le nostre strade e i nostri ponti stanno andando a pezzi, i nostri aeroporti sono in condizioni da terzo mondo, e 43 milioni di americani vivono con i buoni spesa.Tutto in perfetta sequenza elettoralistica. Dopo che si sarà insediato alla Casa Bianca il 20 gennaio, Donald Trump procederà, come ha annunciato, a “smantellare” l’accordo raggiunto con Teheran sul programma nucleare iraniano? Non è un segreto che il futuro presidente degli Stati Uniti consideri il patto raggiunto nel luglio del 2015 un “disastro”, o quantomeno l’accordo “più stupido” di sempre. Molti dei collaboratori che ha recentemente nominato, da James Mattis come ministro della difesa a Michael Flynn come consigliere per la sicurezza nazionale a Mike Pompeo come direttore della Cia, sono noti per il loro atteggiamento molto duro verso l’Iran. Tuttavia vanificare i termini dell’accordo con Teheran potrebbe essere più difficile di quanto si pensi, per l’opposizione del mondo industriale e, soprattutto, della comunità internazionale. Molte delle cose promesse da Trump potranno essere fatte direttamente da lui, con una firma. Altre richiederanno invece un passaggio al Congresso, a maggioranza Repubblicana per almeno due anni. Ma stando a quello che finora sappiamo e che ha detto, che cosa potrebbe succedere? La premessa necessaria è che Trump nel corso della sua vita ha detto davvero qualsiasi cosa: è impossibile prevedere cosa farà da presidente. Dovesse decidere di mantenere le promesse che ha fatto in campagna elettorale, però, sarebbe questo.Trump è ormai per la maggior parte dei media una figura a metà tra lo spauracchio e la caricatura, tra le decine di imitazioni che si susseguono nei programmi televisivi di satira, in cui si ridicolizzano la sua improbabile pettinatura e il colorito arancione, e gli editoriali che in tutto il mondo lo presentano come il possibile artefice di una crisi globale a livello economico e politico.Un ultimo sussulto alla campagna viene dall’annuncio dell’Fbi secondo cui una nuova serie di email di Clinton è sotto indagine, e fino all’ultimo giorno i sondaggisti sembrano d’accordo nel vedere la candidata democratica in vantaggio, seppur leggerissimo, grazie all’elettorato femminile, a quello di origine latinoamericana e al supporto di Barack Obama, presidente uscente con un tasso di gradimento molto alto.L’8 novembre gli Stati Uniti vanno al voto e i risultati sembrano però tradire tutte le aspettative: Donald Trump guadagna gli “stati in bilico” più ambiti, ovvero Florida e Ohio, e da lì in poi nella notte comincia una marcia inarrestabile verso una vittoria schiacciante, inattesa, che non dà a Clinton nemmeno l’onore di una battaglia all’ultimo voto. L’ultimo conteggio lo dà vincitore, e quindi presidente eletto, con 290 delegati contro i 218 di Clinton. Che si dia inizio alle danze, visto il balletto di corte in serata della famiglia, è arrivata l’era Trump chi vivrà ne vedrà (di belle).





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