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Italia. Il ricordo di Don Peppe Diana nelle parole del fratello Emilio

Locandina di Don Giuseppe. (foto com.) ndr.

Per amore del mio popolo non tacerò


di Luciano Manna                                                   
CASAL DI PRINCIPE (CE), 19 MAR. - "La Messa inizia adesso". Conobbi con queste parole Don Peppe Diana che nel 1991 concluse così una sua celebrazione nella cappella di Saint Joseph a Lourdes. Eravamo entrambi impegnati da scouts con un fazzoletto al collo nel servizio ai disabili ospitati nell'ospedale del santuario francese e sempre per lo stesso impegno ci rincontrammo negli anni successivi, ma nel 1994 ad animare di gioia quelle sale non c'era più lui. Lo ammazzarono qualche mese prima del solito periodo dei pellegrinaggi in cui partivano dall'Italia i "treni bianchi",  morì il 19 marzo del 1994, il giorno del suo onomastico nel corridoio della sagrestia dove stava per celebrare Messa, nella chiesa San Nicola di Bari. Don Peppe fu ammazzato dalla camorra casalese che nel paese gestiva traffici illeciti ed era infiltrata negli affari istituzionali locali. Fu proprio il suo modo di diffondere cultura e politica civica dall'altare della chiesa ed in mezzo ai giovani a far muovere la mano armata della camorra: "Per amore del mio popolo" il documento celebre che iniziò a diffondere con l'aiuto di altri parroci nel Natale del 1991 in tutte le chiese di Casale di Principe e di Aversa.

"Siamo preoccupati. Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili. Precise responsabilità politiche. È oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l'infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi. Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno. Dio ci chiama ad essere profeti. Non una conclusione ma un inizio".

Erano questi i filoni e i capisaldi del documento che minacciarono seriamente l'azione della camorra. Parole dure come armi non violente che strappavano i giovani all'inevitabile affiliazione nelle squadre mafiose del paese. La sfida più dura alla camorra non fu lanciata dalle istituzioni ma semplicemente arrivò dall'altare di una chiesa dove c'era un prete mosso da amore per il suo popolo, per la sua terra e che per questa passione non rimase in silenzio e senza far nulla.

Ho raggiunto telefonicamente il fratello di Don Peppe, Emilio, che ci ha gentilmente rilasciato alcuni dati di cronaca in merito a questi giorni di celebrazione in memoria di Don Peppe ed alcune sue considerazioni: "Ieri, 18 marzo, gli alunni delle scuole si sono incontrati a casa Don Diana, a Casale di Principe, mentre nella serata gli scouts si sono raccolti in una veglia di preghiera. Oggi, 19 marzo e giorno della sua morte, alle ore 9.00 tutti insieme porremo dei fiori sulla sua tomba ed immediatamente dopo ci recheremo in quella che era la sua chiesa, quella di San Nicola di Bari, per la celebrazione della Santa Messa in suo ricordo che sarà celebrata dal parroco Don Franco Picone insieme al Vescovo di Aversa, Mons. Angelo Spinillo. Successivamente in corteo ci muoveremo in piazza Don Diana dove leggeremo tutti i nomi delle vittime della camorra. Io penso e sono convinto che dopo la morte di Peppe molte cose sono cambiate in meglio: sono stati arrestati molti boss mafiosi, compresi i mandanti e gli esecutori del suo omicidio; molti giovani hanno conosciuto, grazie anche ad associazioni che lavorano nel nome di Don Peppe, e sposato la cultura della legalità. Questo è ciò che voleva Don Peppe, cioè dare alla sua comunità un volto ed un futuro migliore, una dignità, una cultura ed uno stile di vita all'insegna della legalità".




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