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'La Buona Politica' - Francesi alle urne a caccia dell'ultimo voto

Domani il voto in Francia. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 6 MAG. - Domenica 47,5 milioni di francesi (di cui poco più di un milione sono i francesi residenti all’estero)torneranno alle urne per il ballottaggio per l’elezione del presidente della Repubblica.A sfidarsi nella corsa all’Eliseo: il centrista Emmanuel Macron(39 anni), candidato di En Marche, che al primo turno ha ottenuto il 24,1% delle preferenze, e la candidata dell’estrema destra, Marine Le Pen (48 anni), per il Front National, che lo scorso 23 aprile aveva ottenuto il 21,30% dei voti. Gli ultimi sondaggi Stando a un sondaggio Elabe per BFM-TV, Emmanuel Macron è dato vincente al ballottaggio delle presidenziali francesi di domenica con il 62% dei voti, contro il 38% di Marine Le Pen. Il distacco aumenta di 3 punti rispetto alla precedente inchiesta, condotta prima del dibattito tv. Secondo il direttore degli studi degli studi politici dell’istituto Elabe, Yves-Marie Cann, l’aumento è dovuto principalmente alla crescente quota di elettori della sinistra radicale di Jean-Luc Melenchon che decidono di appoggiare Macron: «54% di coloro che hanno votato per Melenchon esprimono un’intenzione di voto a favore di Emmanuel Macron. Sono 10 punti in più rispetto ad alcuni giorni fa». La campagna elettorale di Macron ha denunciato il furto da caselle di posta elettronica di vari responsabili di numerose mail. Queste sono state pubblicate «insieme a falsi documenti per seminare il dubbio e la disinformazione». 
Gli autori di questa operazione «chiaramente volevano minare la campagna a poche ore dal secondo turno». «I documenti provenienti dall’attacco hacker - prosegue la campagna di Macron - sono «tutti legali ed espressione del normale funzionamento di una campagna presidenziale». I riflettori di tutto il mondo sono puntati sul voto francese per le minacce terroristiche e le sorti dell’Europa. Mai come questa volta, infatti, la nuova presidenza della Francia potrà influire sul futuro dell’Unione, ancora scossa dalla Brexit. La candidata del ‘Front National’, Marine Le Pen, e il candidato della forza di sinistra ‘France Insoumise’ Melenchon, sono in netta contrapposizione rispetto alle istituzioni di Bruxelles. Sebbene abbiano espresso forti critiche all’Ue, restano decisamente ancorati al progetto Europeo il centrista ed ex ministro dell’economia, Macron e il candidato dei Repubblicani, Fillon. Secondo gli ultimi sondaggi, l’attentato islamista di giovedì sera sugli Champs Elysées non avrebbe condizionato le intenzioni degli elettori. Macron è dato in testa al 24%, dietro la Le Pen con il 22%. Seguono a pochissima distanza Fillon (20%) e Mélenchon (19%), che restano comunque nella partita. 
I distacchi sono talmente minimi che questa sera potrebbe emergere qualsiasi combinazione per il ballottaggio. Altissima l’allerta sicurezza, rigide le misure di controllo in tutto il Paese e in prossimità dei seggi, come suggerito in una nota dai servizi francesi.Non tutto è così lineare però. I francesi andranno a votare in un Paese dove la “liberté” è messa in dubbio dallo stato di emergenza, l’”egalité” ha lasciato il posto a molte disuguaglianze e la “fraternité” è minacciata da tre visibili fratture tra i cittadini che andranno a votare.“Vi é una tripla fattura all’interno della nazione. Macron – spiega Beffy – è il più popolare tra le famiglie che guadagnano più di 3.000 euro al mese mentre Le Pen è di gran lunga la più popolare tra le famiglie che guadagnano meno di 1.250 euro il mese. Macron è il candidato delle grandi città e dell’occidente del paese, mentre Le Pen è forte nelle zone rurali e specialmente nell’est della Francia. Infine un gran numero di elettori è scontento del risultato del primo turno. Queste divisioni economiche, geografiche e politiche sono condivise da molte nazioni sviluppate e dovrebbero essere visibili nel secondo turno”.La Francia è l'esempio palese del fallimento dell'attuale approccio alla sfida terroristica, che tuttavia è l'unico possibile dal punto di vista della classe a noi avversa, quello che sulla percezione di insicurezza stringe sempre più il cappio intorno alle libertà. Nei fatti, il dogma securitario è l'unica forma di governo al giorno d'oggi nel mondo occidentale che prima bombarda e massacra e poi ottiene in cambio la "guerra di ritorno", effetto collaterale di un sistema che non può però essere modificato. 
La Republique anche questa volta è all'avanguardia politica, come simboleggiato anche dal disgustoso cordone dei capi di Stato seguito agli attentati del gennaio 2015. Al di là del fatto che possa o meno vincere, il più grande risultato di Marine Le Pen è stato proprio quello di spostare a destra il dibattito politico, imponendo la sua agenda razzista, xenofoba e poliziesca a tutti i candidati che non vedevano l'ora di poter chiamare al voto responsabile contro il FN portando intanto avanti politiche che in salsa diversa hanno gli stessi effetti. A poche ora dagli ultimi attentati, la Le Pen cerca l'ultimo affondo parlando apertamente diguerra in corso e di chiusura necessaria delle frontiere, dimenticando l'origine francese di tanti degli attentatori degli ultimi anni: nessuno è in grado di risponderle, perchè altrimenti la narrazione xenofoba e ultrasecuritaria, minimo comune denominatore delle elites del paese, ne uscirebbe chiaramente danneggiata.



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