Rogo a Pomezia. Arpa Lazio: diossine e furani oltre i limiti
![]() |
Il rogo della Eco X a Pomezia (foto VV.F.) n.d.r |
Si confermano valori non a norma di inquinanti nell'aria
di Luciano Manna Pomezia (Roma), 13 MAG. –Nella mattinata del 5 maggio si verifica un grave incendio nella ditta Eco X S.r.l., al Km 33.381 della Pontina Vecchia a Pomezia. Divampano le fiamme che bruciano i materiali stoccati nei capannoni, plastiche e materiali vari destinati al riciclo. Il sindaco fa evacuare le case e le scuole vicino al rogo mentre l’ordine per i cittadini è di tenere le finestre delle abitazioni chiuse. I vigili del Fuoco entrano subito in azione dopo le 8 di mattina mentre la colonna di fumo di color nero denso raggiunge spinta dai venti i comuni adiacenti. Intervengono immediatamente la Asl Roma 6 e Arpa Lazio per le prime verifiche di competenza, anche perché il giorno in cui è avvenuto l'incidente non è ancora nota la natura dei combusti che alimentano il rogo e di conseguenza non si sa se i materiali che bruciano possono essere dannosi per la salute dell’uomo se inalati ed inoltre, a seguito delle deposizioni, non si sa se questi possono contaminare i terreni e di conseguenza i prodotti agricoli. Si muove anche la Procura di Velletri che apre una inchiesta per incendio colposo e qualche giorno dopo proseguirà con il sequestro dell’azienda. Pochi giorni dopo il rogo, quando ancora non si è compreso bene cosa è stato bruciato, arriva l’ordinanza del sindaco di Pomezia e del Commissario di Ardea: “divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali nel territorio comunale in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell’incendio dell’impianto”. |
Nei
giorni del rogo non sembrano avere molta credibilità i messaggi di
rassicurazione lanciati su alcuni media, è infatti di ieri una comunicazione
ufficiale di Arpa Lazio che non lascia spazio ad indugi perché i limiti
normativi per la qualità dell’aria sono stati abbondantemente superati e tra
questi anche per uno dei più temuti inquinanti, la diossina. In un documento
diffuso sul sito web dell’Arpa Lazio e anche sui social dall'account ufficiale
dell’agenzia regionale si rende noto che il giorno del rogo il PM10 ha
raggiunto 130 microgrammi/m3 sino a raggiungere il valore di 373 microgrammi/m3
il 7 maggio per poi abbassarsi notevolmente nei giorni successivi sino a
rientrare nei limiti di norma. Più serio è il valore rilevato per le diossine e
furani che raggiungono il valore di 77,5 pg/m3 quando l’OMS (Organizzazione
Mondiale della Sanità ) indica come riferimento per ambienti urbani il valore di
0,1 pg/m3, cioè più di 700 volte la soglia di rischio per la salute. Non va
meglio per il benzo(a)pirene, un inquinante altamente cancerogeno che fa parte della
famiglia degli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), a fronte di un limite
annuale pari a 1 ng/m3 si misurano 9,1 ng/m3, mentre per i policlorobifenili o
PCB si misurano 394 pg/m3 quando normalmente per questo inquinante si misurano
quantità notevolmente più basse. Arpa Lazio a fine nota comunica che queste
misurazioni saranno ulteriormente integrate.
E’ purtroppo
accaduto ciò che non doveva succedere, qualcosa nella macchina burocratica non
ha funzionato perché il comitato di quartiere, “Castagnetta Cinque Poderi” di
Pomezia, il 3 novembre 2016 aveva inviato una missiva al sindaco e ai Vigili
Urbani dove si denunciava “l’accumularsi
di ingenti quantitativi di spazzatura con conseguenti miasmi maleodoranti. La
società opera da anni ma, almeno apparentemente, mai si era venuta a creare una
tale situazione che sta generando qualche allarme tra la popolazione che teme
per la propria salute e inquinamenti ambientali qualora dovesse insorgere
qualche incendio. La Castagnetta pur essendo un quartiere rurale, è densamente
popolato, limitrofo al centro cittadino e ove insistono anche attivitÃ
agricole, artigianali e scuole. Siamo quindi a chiedervi nell'ambito dei
compiti istituzionali di competenza, di voler effettuare una verifica quanto
più immediata e, se possibile, nel volerci dare quelle informazioni necessarie
per poter adeguatamente rassicurare la popolazione“.
La situazione
che si prefigura sempre più critica dopo gli annunci ufficiali sulla qualitÃ
dell’aria preoccupa seriamente gli agricoltori, circa 150 per Coldiretti che
stima in 4 mila ettari i terreni interessati dall'ordinanza che preclude la
vendita dei prodotti ed annuncia la richiesta di rimborsi per gli agricoltori. Sul
caso abbiamo contattato il romano Angelo Bonelli, ex deputato dei Verdi e
coordinatore dell’esecutivo della stessa federazione che ci riferisce quanto segue: “A Pomezia ci troviamo di fronte ad un dato agghiacciante e drammatico in
cui si rischia che questo incendio causi una piccola Seveso nel Lazio. Le
concentrazioni di diossina sono elevate e necessitano, da parte dei tecnici
dell’agenzia regionale Arpa, di un monitoraggio dei venti di quei giorni per
verificare dove possano essersi depositate sia le diossine che i furani. Vanno perimetrale
queste aree per assicurare la tutela della salute dei cittadini. Ciascuno si
assuma le proprie responsabilità a partire anche dal sindaco di Pomezia Fucci,
che ancora non ha risposto alla nostra domanda sul perché sei mesi fa non abbia
provveduto a sequestrare quell'area di rifiuti plastici fuori dal deposito
della Eco X dove le prime indagini della Procura sostengono sia partito
l'incendio. Un'area che gli era stata segnalata dai cittadini. Gli ricordiamo
che in base all'art. 192 del Codice ambientale è proprio il sindaco che ha il
dovere di intraprendere iniziative tra cui anche l'ordinanza in danno a chi ha
lasciato abbandonati quei rifiuti.”
La
difesa del sindaco Fabio Fucci è affidata ad una nota già diffusa il giorno
dopo l’incendio direttamente sul sito web del comune di Pomezia: “Il Comune si è prontamente attivato dopo la
segnalazione dei cittadini. La sezione Polizia Ambientale della Polizia locale
ha infatti inviato a dicembre 2016 una richiesta di sopralluogo congiunto al
NOE (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri dalla Asl Roma 6 per
verificare quanto rappresentato dal Comitato di Quartiere. Non abbiamo
sottovalutato la situazione, come qualcuno sta dicendo in queste ore, ma
richiesto l’intervento dei soggetti competenti che, con strumentazione adeguata
- che il Comune non possiede -, avrebbero dovuto effettuare le verifiche
richieste”.
Dopo le
denunce dei cittadini e il classico conseguente ping-pong istituzionale, almeno
per il momento ci restano i pericolosi inquinanti sprigionati in aria e nei
terreni a causa dell’ennesimo incidente a danno dell’ambiente in un territorio
italiano più volte violentato da inquinanti di diverse attivitÃ
industriali ed in questo caso per mezzo di un incidente avvenuto in una
porzione della regione Lazio particolarmente produttiva dal punto di vista
agroalimentare. Ora bisognerà attendere gli ulteriori rilievi ambientali sino
alle analisi della Asl territoriale sui prodotti agricoli. Sono in quel momento potremo
davvero comprendere e quantificare i danni di questo ennesimo incidente ambientale.
Nessun commento