Lizzano (Ta): Operazione “Fulmine”.dei cc. Eseguita un’ordinanza a carico di 4 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di rapine a mano armata e furto aggravato
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Il materiale sequestrato. (foto cc.) ndr. |
di Redazione (Taranto)
TARANTO. 31 MAG. (COM. STAMPA) - Alle prime ore del mattino di oggi, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Manduria, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari delle Stazioni dipendenti dalla stessa Compagnia, hanno dato esecuzione, nel comune di Lizzano (TA), a 4 provvedimenti cautelari emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dott. Giuseppe TOMMASINO, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Taranto, dr.ssa Maria Grazia ANASTASIA, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di rapina a mano armata e furto aggravato di due autovetture utilizzate per la commissione di rapina. Le indagini hanno consentito di disarticolare un gruppo composto da quattro giovani residenti a Lizzano che, negli ultimi tre mesi, con armi in pugno, in quattro diverse circostanze, si sono alternati nel compimento di tre rapine ad esercizi commerciali e tentarne una quarta in banca.Le indagini venivano avviate il 13.02.2017, a seguito di una prima rapina perpetrata ai danni di un supermercato di Fragagnano (Ta), ove un ignoto malfattore, travisato ed armato di pistola, irrompeva e, sotto la minaccia dell’arma, si impossessava della somma contante di cassa € 1.950,00. Il predetto, terminata l’azione delittuosa, si dava a precipitosa fuga a bordo di una Lancia Y condotta da un complice. L’auto, rinvenuta dai Carabinieri poco dopo nell’agro di Fragagnano, è risultata oggetto di furto perpetrato pochi minuti prima in quel centro. I Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Manduria, coadiuvati dai militari della Stazione di Fragagnano, all’esito dell’esame delle immagini di numerosi sistemi di videosorveglianza presenti in zona, riuscivano a ricostruire il percorso seguito dai malviventi nelle fasi precedenti e successive al reato predatorio. In particolare, analizzando le immagini del furto della predetta autovettura, gli investigatori individuavano il numero di targa della Fiat Punto di colore scuro a bordo della quale i rapinatori avevano raggiunto quel centro abitato. L’auto, intestata ad una donna di Lizzano, risultava di fatto utilizzata dal figlio convivente della stessa, MOTOLESE Giuseppe, 28enne, pregiudicato con precedenti specifici, con forte somiglianza con il soggetto notato da un testimone abbandonare la Lancia Y subito dopo la commissione della rapina.
Ulteriori accertamenti, eseguiti anche attraverso l’escussione di persone informate sui fatti, fornivano altri indizi di reità in capo al MOTOLESE e consentivano, altresì, di identificare il suo presunto complice in CARRIERI Antonio, 36enne di Lizzano, anch’egli pregiudicato per reati specifici. Nella serata del 06 aprile 2017, a Lizzano, si verificava un seconda rapina presso un esercizio commerciale di rivendita di oggettistica gestito da cittadini cinesi. Due persone travisate, di cui una armata di pistola, si introducevano e si impossessavano del registratore di cassa contenete la somma in contanti di € 500,00, allontanandosi a piedi per le vie adiacenti per poi salire a bordo di una Fiat Panda e dileguarsi, facendo perdere le proprie tracce. Anche in questo caso le indagini si incentravano principalmente sull’acquisizione dei filmati delle telecamere presenti nella zona, che consentivano di individuare il modello di veicolo utilizzato dai malfattori. Alcune ritraevano i malviventi, pochi istanti prima di fare irruzione, mentre si aggiravano a bordo dell’utilitaria, peraltro già notata dai militari della Stazione di Lizzano, impegnati in un servizio perlustrativo, con a bordo due giovani del posto, MELE Giuseppe, incensurato di 26 anni, e MOTOLESE Giuseppe. Le successive indagini accreditavano gravi indizi a carico dei predetti che, tra l’altro, risultavano somiglianti per movenze e caratteristiche fisiche ai malfattori immortalati dalla videosorveglianza del negozio rapinato.
A riguardo, veniva interessato personale della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Taranto, che eseguiva un accertamento antropometrico sulle stature dei due rapinatori rilevate dalle immagini estrapolate dal circuito di video sorveglianza dell’esercizio commerciale, dal quale emergeva che le stesse erano compatibili con quelle dei citati MOTOLESE e MELE. Un terzo episodio si verificava a Fragagnano il 26 aprile u.s. in danno del supermercato già rapinato a febbraio. Alle ore 19:00, due persone con volto travisato da passamontagna, di cui uno armato di pistola, accedevano nell’esercizio e si impossessavano del registratore di cassa contenente 400,00 euro per poi darsi alla fuga a bordo di una Fiat Punto di colore grigio, parcheggiata poco distante e condotta da un terzo complice. Il personale dell’Aliquota Operativa di Manduria, dopo aver escusso i testimoni e, anche in questo caso, acquisito le immagini di numerosi impianti di videosorveglianza, ricostruiva il percorso seguito dai predetti a bordo della Fiat Punto di colore grigio, prima e dopo la commissione della rapina. In particolare, gli investigatori, dopo aver individuato alcuni segni caratteristici del mezzo, riuscivano a dimostrare che il veicolo era quello in uso a MOTOLESE Giuseppe.
In merito, dall’analisi delle immagini acquisite da alcune telecamere
installate a Lizzano, veniva dimostrato come il MOTOLESE, il 26 aprile u.s., alla guida della
sua Fiat Punto, si era allontanato da quel centro per un tempo sufficiente a
raggiungere Fragagnano, perpetrare la rapina e ritornare indietro. A questo
punto, le indagini si indirizzavano nei confronti di alcuni soggetti che
frequentavano abitualmente il MOTOLESE al fine di poter individuare il
suo complice. L’attenzione si focalizzava sul pregiudicato,
43enne CARLINO Salvatore, gravato tra l’altro da precedenti specifici,
che, per caratteristiche fisiche e per un tatuaggio
sull’avambraccio sinistro, risultava pianamente somigliante all’altro
rapinatore. Un ulteriore grave indizio della responsabilità del predetto si
otteneva dall’analisi di una foto postata su un profilo Facebook di, nella
quale il 43enne indossava un cappello di foggia e di colore identico a quello
indossato dal rapinatore durante la rapina.
I Carabinieri riuscivano, inoltre a raccogliere gravi indizi a carico di MOTOLESE
Giuseppe e MELE Giuseppe, anche per un singolare tentativo di rapina
commesso il 17 maggio 2017, in danno della filiale della BNL di Lizzano.
Acquisiti e visionati i filmati delle telecamere di uno stabile ubicato di
fronte alla banca, il personale della Stazione Carabinieri di Lizzano
riconosceva il MOTOLESE nel malvivente che, vestito con un giubbetto
nero, pantaloni di colore chiaro e scarpe ginniche bianche, dopo essersi
coperto il volto con un passamontagna, impugnando un taglierino, si era
avvicinato all’ingresso dell’istituto di credito e, attraverso la porta a
vetri, aveva minacciato la direttrice e la guardia giurata per farsi aprire la
porta, salavo desistere per la reazione degli stessi che gli indicavano di aver
chiamato il 112. I militari accreditavano, altresì, il coinvolgimento di MELE
Giuseppe che, nella
circostanza, aveva assunto una posizione defilata ed aveva fatto da “palo” in copertura del suo complice.
Continuando la visione del filmato i militari notavano che, al momento della
fuga, il MELE Giuseppe, preso dalla concitazione, non aveva fatto caso
alla presenza delle telecamere ed era passato con il passamontagna alzato sulla
fronte lasciando scoperto il volto. Le indagini proseguivano e si indirizzavano
nella ricerca del vestiario e dell’arma utilizzata dai malviventi e pertanto, nei
decorsi giorni, sono state eseguite delle perquisizioni che consentivano di
rinvenire alcuni capi di abbigliamento identici a quelli indossati dai
malviventi nell’esecuzione della rapina del 13 febbraio e nel tentativo di
rapina del 17 maggio.
E’ stato accertato che le
attività predatorie portate a termine hanno complessivamente fruttato
all’incirca 2.850,00 euro. I Carabinieri, nel corso delle odierne
operazioni hanno sequestrato presso l’abitazione del MOTOLESE una
pistola a salve cal.8, marca Bruni, abilmente modificata per renderla
strumento atto ad offendere. I destinatari delle misure sono stati
associati presso la Casa Circondariale di Taranto. Sono in corso accertamenti
intesi a verificare il coinvolgimento dei soggetti in altre rapine di similare
modus operandi occorse nel settore orientale della provincia ionica nei decorsi
mesi. Il nome dell’operazione deriva dalla capacità dimostrata dai malviventi
di portare a termine le azioni con velocità fulminea, anche in un solo
minuto. Da qui Operazione Fulmine.
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