Festtival della Valle D'Itria. 'Margherita d’Anjou', una regina in passerella
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Immagine della rappresentazione (foto Daniele Lo Cascio) ndr. |
L’opera di Giacomo Meyerbeer chiude
il Festival della Valle d’Itria
di Daniele Lo Cascio
MARTINA FRANCA (TA), 1 AGO. - Ha debuttato sabato scorso a Martina
Franca e verrà replicata domani sera, mercoledì 2 e in ultima replica venerdì 4
per chiudere il Festival della Valle d’Itria ,Margherita d’Anjou di Giacomo
Meyerbeer. L’opera in due atti su libretto di Felice Romani è la quarta opera
di Meyerbeer in italiano e il suo primo grande successo. La sua prima
rappresentazione avvenne al Teatro alla Scala di Milano il 14 novembre 1820 segnando
il debutto del compositore nel prestigioso teatro. Il soggetto unisce
personaggi storici ad elementi di fantasia, raccoglie l’eredità della tragédie-lyrique della metà del Seicento
e si pone come precursore di quello che sarebbe stato il grand-opéra degli anni a venire. Dei personaggi vengono messi in
contrapposizione le vicende sentimentali e personali rispetto allo sfondo epico
e militare che coinvolge inglesi e
scozzesi; originale la presenza di un personaggio buffo en travesti, che stempera il carattere drammatico di base
dell’opera rendendola opera semiseria.
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foto Daniele Lo Cascio |
Di forte impatto la regia di Alessandro
Talevi che ha voluto ambientare il primo atto, anzichè nell’accampamento sulle
rive di un fiume che fu probabile scenario (secondo il libretto di Felice
Romani) di una delle battaglie della della Guerra delle due Rose, ai bordi di
una passerella della London Fashion Week,
trasformando la protagonista in una designer
di successo a capo di una casa di moda ed i soldati nemici impersonati dai
paparazzi invadenti. Il secondo atto è logicamente e conseguentemente
ambientato in una spa in Scozia,
luogo per rifugiarsi dai paparazzi e architettare nuove strategie. Fermo
restando l’apprezzamento per una messa in scena ben fatta in cui è manifesto il
gusto e l’attenzione per i particolari, nonchè il funzionamento complessivo
dell’impianto, non si riesce ad afferrare la finezza interpretativa che ha
voluto un salto così lungo nell’orizzonte temporale mettendo a repentaglio la
comprensibilità stessa dell’opera. Come giustificare infatti l’aria di apertura
di Carlo, generale a capo degli Scozzesi, Eccomi
al campo ostile, la regia tenda è questa, trovandosi questi sotto la
passerella nel bel mezzo di una sfilata di moda? Sicuramente contrapponendo il
suo aspetto da punk trasandato rispetto all’eleganza di chi stava sopra la
passerella, ma in un opera in prima rappresentazione assoluta in forma scenica
in tempi moderni, è un rimando ad un precedente inesistente che francamente ci
sembra un po azzardato.
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foto Daniele Lo Cascio |
Anche in questa occasione il Festival ha dato fiducia
ai giovani cantanti reduci dai corsi di perfezionamento dell'Accademia
“Celletti”: Giulia de Blasis (Margherita), Gaia Petrone (Isaura) e Laurence
Meikle (Carlo Belmonte). Marco Filippo Romano, buffo della nuova leva ha
vestito i panni di Michele Gaumotte, Anton Rositskiy quelli del Duca di
Lavarenne. Eccellente la direzione di Fabio Luisi che con gesto sicuro ha scandito tutta la drammaturgia dell’opera partendo dall’iniziale sinfonia
militare, passando per gli slanci melodici rimarcati dagli assoli del violino ed
evidenziando le assonanze rossiniane. Applausi
per tutti pur con qualche manifesto dissenso.
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