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Cronaca. Stupro Rimini, Fabbrocini collabora e insieme agli agenti di Improta risolve il caso [VIDEO]

Il dott. Alfredo Fabbrocini (foto La Gazzetta di Parma) ndr.
di Nico Baratta


FOGGIA, 06 SET. - Il caso di stupro avvenuto nei giorni scorsi a Rimini, nella notte fra il 25 e il 26 agosto 2017 sulla spiaggia di Miramare, ha indignato un’intera popolazione, tenendola col fiato sospeso sugli esiti investigativi. Ha perfino causato dissapori politici per prese di posizioni che riguardano prevalentemente le politiche sociali e sull’immigrazione. Ma non è questo il tema che si affronterà. Le discussioni sono importanti per stabilire regole che calzino a pennello per il buon vivere. E in Italia, a quanto pare, le idee sono sempre contrapposte, ottime per campagne elettorali ma senza poi finalizzarle al risultato ottenuto, che dovrebbe far risultare certezze e non interrogativi. Le leggi vanno applicate ma dovrebbero anche garantire la certezza della pena. La stessa che la Procura di Rimini vorrebbe che fosse inflitta al presunto capo “branco” dello stupro, Guerlin Butungu, congolese di 20 anni, accusato di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni aggravate. Un’accusa convalidata anche ai tre minorenni che, al Tribunale dei Minori di Bologna, hanno confermato la loro versione, in sede separata, come previsto dal GIP del Tribunale per i minorenni di Bologna Anna Filocamo, confermandone la custodia cautelare nel carcere.

L’ultimo arresto, avvenuto poco più di 72 ore fa, ha chiuso il cerchio su quel gruppo, focalizzando l’attenzione su quel presunto capo che stava facendo perdere le sue tracce partendo dal centro romagnolo. Difatti la Questura di Rimini lo stava già monitorando, tant’è che aveva messo sotto controllo il suo cellulare. Indagini complesse poiché fin dall’inizio le immagini di videosorveglianza non permettevano un riconoscimento palese. Indagini che hanno ricorso all’aiuto dello SCO - Servizio Centrale Operativo – e precisamente alla “II Divisione della Direzione Centrale Anticrimine”, quell’unità che investiga sulla criminalità organizzata, comandata da una persona che di investigazioni e fiuto per la preda ne ha da vendere. Stiamo parlando del dott. Alfredo Fabbrocini, napoletano, 43 anni, laureato in giurisprudenza, già Vice Questore Aggiunto presso la Questura di Foggia. Insomma, una nostra e sempre gradita conoscenza. È a lui che una parte della svolta delle indagini deve la cattura del Butungu. Il lavoro di squadra compiuto dagli agenti della Questura di Rimini, coordinata con maestria dal Questore Maurizio Improta, dalla Squadra Mobile di Rimini e Pesaro, hanno visto ancora una volta coinvolto un nostro “amico”, quell’Alfredo che venne in terra di Capitanata per combattere, stanare e arrestare la mafia locale.


Le indagini, con Fabbrocini e perciò con lo SCO, hanno preso una svolta, permettendo alla Squadra Mobile di Rimini, diretta da Massimo Sacco, di stanare il presunto capo “branco”. Interrogazioni, soffiate, testimonianze e riconoscimenti delle vittime, controlli, celle del cellulare monitorate 24 ore su 24, ritrovamento dei documenti del Butungu fuggito di corsa dal Parco Miramare, hanno portato all’arresto del maggiorenne congolose che era partito su di un treno e in procinto di raggiungere Milano, per poi dileguarsi in qualche altro stato europeo, forse in Francia. Ma la Polizia lo ha intercettato e arrestato. Le manette ai polsi gliele hanno chiuse due agenti donna: «L'arresto di questa mattina (riferendosi al 05 settembre 2017, nda)- ha dichiarato il Questore Maurizio Improta- è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze. Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra».

Appunto, quella squadra voluta da Improta che ha chiamato Fabbrocini a renderla più performante e incisiva: «Era un dovere morale rendere giustizia alle persone oltraggiate. Persone non in grado di difendersi, la cui vita resterà segnata per sempre» ha dichiarato dopo l’arresto, Alfredo Fabbrocini. Uomo sempre in prima linea, abituato a stare tra la gente, a indagare senza essere visto e tantomeno invadente, Fabbrocini ancora una volta ha segnato meritevolmente la sua professionalità ma soprattutto ha confermato che nella Polizia ci sono persone valide, che anche sotto copertura come un tempo lui operava quando agli albori della sua carriera era allo SCO e veniva inviato in “missione continuativa” nella squadra mobile di Palermo, assicurò alle Patrie Galere uomini efferati, criminali senza scrupoli e boss.

Una vittoria che segna l’efficienza delle nostre Forze dell’Ordine, qualunque esse siano poiché e specie quando collaborano mettono a segno arresti eccellenti, riconosciuta da quelle estere e dai loro governi: «La Polizia polacca ringrazia i colleghi della Squadra Mobile della Questura di Rimini per l'azione investigativa che ha portato a cattura presunti autori stupri». Ciò è quanto scritto su Twitter su di un tweet delle Forze di Polizia polacche elogiando la Polizia di Stato italiana in merito al caso dello stupro di Rimini che ha avuto come vittima delle violenze sessuali loro compatrioti.





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