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Taranto. Sindacati: accordo con Mittal. USB: "tutto alle spalle degli operai"

Ilva di Taranto (foto L. Manna) ndr.

di Luciano Manna


La proposta per scongiurare gli esuberi trova il dissenso dell'USB

TARANTO, 29 GEN. – La questione Ilva nel corso del 2018 si giocherà su diversi fronti. L'acquisizione dello stabilimento da parte di Am InvestCo con a capo la famiglia Mittal, gli esuberi annunciati, circa 4000, dagli stessi acquirenti, un DPCM che il governo vara per attuare il piano ambientale ma che è stato impugnato al Tribunale amministrativo dalla regione Puglia e dal comune di Taranto e lo spinoso intervento dell'Antitrust dell'Unione europea che rileva aiuti di stato al siderurgico e si pronuncerà definitivamente in merito all'acquisizione a marzo. Senza dimenticare che già dal 2013, nei confronti dell'Italia, sulla questione Ilva, è aperta una procedura di infrazione che poi nel 2014 ha raggiunto il secondo stadio, quello del parere motivato.

In questo storia tutta italiana, dove lo stesso stato sembra voglia cedere lo stabilimento al privato ad ogni costo e compromesso, i sindacati giocano la loro parte. Da diversi giorni circola la notizia secondo la quale i sindacati confederali avrebbero proposto a Mittal di eliminare gli esuberi previsti, da circa 14mila a circa 10mila, programmando le loro assunzioni in proporzione con gli obiettivi aziendali sino al 2023. Sino a quell'anno chi non è impiegato in produzione sarebbe interessato con diverse ipotesi: rimanendo alle dipendenze dell'amministrazione straordinaria al fine dell'uscita volontaria grazie alla Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (Naspi), Cassa Integrazione o impiegati in una controllata di Mittal per lavori di appalto.

Chiaro e deciso Francesco Rizzo, coordinatore provinciale dell'USB. "Se le condizioni sono queste noi non firmiamo. Non sappiamo nulla di questa storia che abbiamo letto tramite alcune fonti stampa. Noi non siamo stati chiamati in causa. Le ipotesi sono due: o sono bugie o c'è una trattativa in parallelo che denota un vecchio modo di fare politica e sindacato alle spalle degli operai".

Nel frattempo in stabilimento la salute degli operai continua ad essere messa a rischio dallo stato inadeguato degli impianti. In questo mese dopo il convertitore nr. 3 dell'acciaieria 2 ha subito uno stop per rischio esplosione. Pochi giorni fa si è ritentata la ripartenza ma in fase di avvio si è verificato un collasso strutturale del rivestimento refrattario, quindi continua a lavorare per il riavvio del convertitore che era stato fermato per accumuli di acqua nello stesso a causa di una perdita nello stesso impianto. La settimana scorsa si è verificato un notevole versamento di acciaio liquido nel reparto della colata continua nr. 1 che ha interessato una zona soggetta al passaggio di operai. Solo ieri lo stesso episodio, questa volta in colata continua numero 4.

"Ancora un altro episodio da cui si evidenziano le scarse misure di sicurezza e di protezione che mettono tutti i giorni a rischio l’incolumità dei lavoratori all'interno della fabbrica tarantina. Abbiamo più volte segnalato che in quella zona c’è una massiccia presenza di olio che facilita la possibilità di incendi. Ma, come al solito, restiamo inascoltati. Finché non ci sarà qualcosa di veramente grave”. Conclude così Francesco Rizzo che oltre ad essere coinvolto come USB nella nota vicenda politica e sindacale che coinvolge Ilva in questo "passaggio di proprietà" non distoglie la sua attenzione dalle gravi lacune, in termini di sicurezza, che si evincono negli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto.



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