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Politica. La questione dei rimborsi dei parlamentari M5s, spiegata

L'On. Di Maio del M5S. (foto Agi) ndr.
Bonifici che non risultano, regolamenti di conti dentro al Movimento e una candidatura imbarazzante. Che succede tra i grillini? 


di Redazione 

ROMA, 15 FEB. (AGI) - E' bufera sul Movimento 5 stelle fra mancati rimborsi dei parlamentari e candidati in odor di massoneria. Dopo il servizio de Le Iene, che ha denunciato i casi di Andrea Cecconi e Carlo Martelli, rispettivamente deputato e senatore a 5 stelle, oramai di fatto espulsi dal Movimento per aver tradito la regola della restituzione di parte dello stipendio, la polemica non cessa. 13 febbraio 2018,07:00 La questione dei rimborsi dei parlamentari M5s, spiegata LUIGI-DI-MAIO M5S RIMBORSI E' bufera sul Movimento 5 stelle fra mancati rimborsi dei parlamentari e candidati in odor di massoneria. Dopo il servizio de Le Iene, che ha denunciato i casi di Andrea Cecconi e Carlo Martelli, rispettivamente deputato e senatore a 5 stelle, oramai di fatto espulsi dal Movimento per aver tradito la regola della restituzione di parte dello stipendio, la polemica non cessa. Sarebbe ancora superiore, infatti, rispetto a quanto raccontato dai media, l'ammanco nel fondo per le Pmi in cui i parlamentari versano la quota stabilita. 
Dallo staff del Movimento non trapela alcuna cifra, anche se si parla di oltre 500 mila euro. Mentre i tecnici M5s proseguono le verifiche al Mef, il Movimento tira dritto e mostra il pugno di ferro, rispendendo al mittente le accuse che piovono, in piena campagna elettorale, dagli altri partiti. "Questo è un paese strano in cui restituisci 23,1 milioni e la notizia è che manca lo 0,1", scandisce Luigi Di Maio. "Ci sono settemila imprese in Italia che lo testimoniano perché quei soldi hanno fatto partire settemila imprese e 14 mila lavoratori. Non sarà qualche mela marcia inficiare questa iniziativa che facciamo solo noi e, come sanno gli italiani, da noi le mele marce si puniscono sempre". Quindi bolla come "game over" la corsa per le elezioni di Catello Vitiello, candidato M5s, che ha 'nascosto' di aver fatto parte di una loggia massonica. Ma tutto questo non basta a spegnere i fari sul Movimento. Da Firenze è il segretario del Pd a lanciare l'affondo: "Ci hanno detto per anni che noi eravamo la massoneria: i massoni li candidano loro. 
E' in discussione il gioco stesso della democrazia, ogni giorno il capo dei 5 Stelle si alza e dice: 'questo non ci rappresenta'...". A stretto giro arriva la risposta dei pentastellati: "Noi, se scopriamo che qualche candidato appartiene alla massoneria e non ce lo dice, lo cacciamo. Renzi, invece, ci fa il governo insieme. Infatti è stato al governo sia con Berlusconi, tessera P2 numero 1816, che con Verdini, di cui sono note le sue frequentazioni massoniche, come più volte ha affermato Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente democratico". Ma la polemica continua. "Archiviato lo streaming alla faccia della trasparenza, chiedo ai vertici del Movimento 5 stelle: lo raccontate ai vostri elettori che chi fa la X sul vostro simbolo sceglie di eleggere un massone? E' l'avvocato Catello Vitiello, corre in Campania in posizione sicura e non ha alcun intenzione di rinunciare. E a proposito di correttezza: come la mettete con quei parlamentari che hanno fatto finta di restituire i rimborsi con bonifici mai partiti?", scrive su Facebook Ettore Rosato, presidente deputati Pd. 
"Le Iene hanno fatto nomi e cognomi come Carlo Martelli e Andrea Cecconi, e ci dicono che ce ne sono altri, almeno una decina. Non è il conto finale quello che interessa, ma l'incoerenza: non puoi fare lezione agli altri, non puoi gridare nelle piazze 'onesta', onesta'', se poi sei il primo a prenderti gioco dei principi che ti sei dato", aggiunge. I 5 stelle "non sono una forza politica, non sono un partito democratico, sono una setta basata sull'invidia, non hanno programmi credibili ma fumosi progetti che cambiano di giorno in giorno secondo la convenienza elettorale del momento, rincara la dose Silvio Berlusconi. "Quando si è duri e puri, c'è sempre qualcuno di più puro che ti epura, diceva qualcuno. Direi che se si stabiliscono delle regole, vanno poi rispettate", sottolinea il leader di Leu e presidente del Senato Pietro Grasso a proposito dei rimborsi M5s. E taglia corto: "à comunque un problema interno al movimento". Nel fuoco di fila entra anche l'ex M5s Federico Pizzarotti: "Trattato come un appestato sol perché osavo dire le cose alla luce del sole, con totale chiarezza e davanti a tutti, con me hanno confuso la trasparenza con la mancanza di etica", scrive sul proprio profilo Facebook. 
"Invece la mancanza di etica e la disonestà intellettuale era tutta loro, che facevano pure finta di rendicontare. Allora lo dico chiaro e tondo: non siete il partito degli onesti. Siete il partito delle offese e della disonestà intellettuale. Io vado avanti a testa alta, come sempre. Voi da oggi non potete più dire nè fare altrettanto", aggiunge l'ex M5s.



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