52º Vinitaly. Vino, nuovi mercati e nuove tendenze
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52° Vinitaly. (foto A.Gigante) ndr. |
Così cambierà la
geografia dell’export del vino al 2022
di Daniele Lo Cascio
VERONA, 15 APR. – Più Est e meno Europa sarà la tendenza
dell’export del vino per i prossimi 5 anni. È questo il risultato dell’indagine
condotta da Vinitaly-Nomisma Wine Monitor che evidenzia come cambierà nel
prossimo futuro il peso dei Paesi buyer nel prossimo futuro di breve periodo.
La geografia dei consumi sarà concentrata sempre più oltre i confini europei.
Con Cina e Russia, seguite dagli Stati Uniti, che da Est sono pronte far
lievitare gli ordini (anche italiani), complice l’escalation del Pil pro-capite
che nel Paese del Dragone è atteso con una crescita addirittura del 10,6 per
cento. Lo studio è partito dagli ultimi 10 anni per prevedere come si
evolveranno i consumi nei prossimi 5 e per capire soprattutto quali saranno i Paesi leader produttori. Dall’esame dei dati
emerge da un lato l’Italia che negli ultimi 10 anni ha registrato una crescita
tendenziale in valore (+69%) doppia rispetto a quella francese e con 16 Paesi
dove il tricolore è market leader (ma
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(foto A.Gigante) ndr. |
la Francia ne ha 29); dall’altra invece
c’è una lontananza siderale dai mercati del futuro, quel Sud del mondo (più la
Cina) in cui il nostro share di vendite non raggiunge mai – o quasi – la doppia
cifra. Quanto a situazione generale restano stazionari i flussi verso Germania
e il Regno Unito, dove incidono negativamente età media e Brexit; in leggera
crescita il Giappone, grazie all’imminente accordo di libero scambio; in
ulteriore incremento nell’ordine Cina, Russia e Stati Uniti, veri player della
crescita dei consumi grazie a fattori congiunturali considerati decisivi:
aumento dell’upper class (fino al 25% della popolazione in Russia), tasso di
urbanizzazione (arriverà al 63% in Cina) e Pil pro-capite in forte aumento.
L’ecosistema-vino dei prossimi 5 anni, indagato dallo studio Vinitaly-Nomisma
Wine Monitor, restituisce un quadro positivo dei trend delle vendite a valore,
anche se con meno impennate rispetto al recente passato in 6 mercati top del
mondo (64% dell’intero valore dell’export italiano). Il tutto tradotto in
flussi export significherebbe per l’Italia una variazione complessivamente in
linea con la
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domanda generale di vino, il forecast a 5 anni vedrebbe una media
di crescita in valore dello 0,5% annuo in Germania e dell’1% nel Regno Unito
(valori leggermente inferiori al mercato). Andrebbe meglio in Giappone, dove il
trend delle vendite dovrebbe crescere nell’ordine del 2% l’anno e ancora di più
nel principale mercato per il vino italiano, gli Usa, con variazioni previste
attorno al 4,5% annuo e un incremento medio ipotizzato da qui al 2022 del 22,5%.
Infine i 2 mercati top a maggior tasso di crescita, con la Russia che dopo la
crisi del Rublo ha ripreso a volare (+27,5%) e la Cina, su cui si ipotizza un
incremento nell’ordine del 38,5%. Da sottolineare che il nostro Paese negli
ultimi anni è stato favorito dal maggior trend di consumo mondiale dello sparkling
che si è rivelata l’arma vincente degli ultimi anni, con una crescita nel
decennio del 240% a fronte di una media mondiale sul segmento ferma a +50%.
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