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Letteratura. Premio Cervantes 2017 a Sergio Ramírez

Lo scrittore Sergio Ramírez. (foto D. Lo Cascio) ndr.
Il più alto riconoscimento letterario allo scrittore nicaraguense


di Daniele Lo Cascio


MADRID (SPA), 1 MAG. – Il Premio Cervantes 2017, premio letteratura in lingua castigliana concesso dal Ministero di Cultura, Educazione e Sport è andato quest’anno a Sergio Ramírez, scrittore nicaraguense che ha all’attivo più di quaranta titoli appartenenti a diversi generi letterari tra racconti, novelle, saggi, testimonianze, racconti infantili e articoli giornalistisci. L’autore di Castigo divino, Un baile de máscaras, Margarita, está linda la mar, per citare solo alcune delle sue opere più note, ha ricevuto il premio dalle mani del re di Spagna Felipe VI lo scorso 23 aprile nel Paraninfo dell’Università di Alcalá de Henares (Madrid). 
Paraninfo, come ricordato nel suo discorso introduttivo dal Ministro della cultura Iñigo Méndez de Vigo y Montojo non è solo un termine per deignare il piú nobile salone degli atti di una Università ma ha anche una accezione derivante dal greco e dal tardo latino che designa l’«annunciatore di felicità». Non si può dimenticare l’eloquenza del valore quantitativo della nostra lingua – ha detto il Ministro della Cultura – Siamo più di 500 milioni di ispanoparlanti al mondo. Lo spagnolo è la seconda lingua materna del pianeta per numero di parlanti, la seconda nelle reti sociali , la terza lingua più utilizzata in internet e più di 21 milioni di alunni la studiano come lingua straniera. Si tratta di un gran potenziale di opportunità economiche e culturali che va al di la delle frontiere. La sfida per il prossimo futuro, su cui il Governo spagnolo ha scommesso sta nel progetto: Lo Spagnolo, lingua globale in tempo digitale. 
Quando la tendenza è condividere, far dello spagnolo la lingua tecnologica, vuol dire accellerare il progresso della società, innovandola e facendo espandere in essa valori come la libertà, la democrazia o i diritti fondamentali. L’obiettivo è fare dello spagnolo una  lingua tecnologica per far si che il nuovo universo digitale si scriva, si programmi e si sviluppi in spagnolo.  Il Premio Cervantes, sin dalla sua prima edizione nel 1976, quando fu assegnato allo scrittore D. Jorge Guillén, noto avversario del regime franchista, non ha smesso di essere, oltre che il piú alto riconoscimento letterario anche un implicito simbolo di speranza, essendo la letteratura spagnola faro capace di illuminare i sette mari che unisce persone da un lato all’altro dell’oceano, quegli “spagnoli dell’altro emifero” come denominava con lirica emozione la Costituzione di Cadice del 1812. Il vero volto della cultura spagnola è l’annunciare la felicità, la concordia, la speranza, l’essere transfrontaliera, unire due continenti, in una parola l’essere globale.  
Sergio Ramírez - ha detto Felipe VI – è un ramo essenziale di quell’albero che è la letteratura di radice cervantina. Il primo connazionale del poeta, giornalista e diplomático nicaragüense, massimo rappresentante del modernismo letterario in lingua spagnola che fu Rubén Darío. A quest’ultimo Ramírez riconoce il merito di aver rinnovato tutto in letteratura: la materia, il vocabolario, la metrica, la magia peculiare di certe parole, la sensibilità del poeta e dei suoi scrittori. Così come Rubén Darío tre secoli dopo Cervantes, restituì una lingua che allora risultò strana, perchè nutrita di audacie e di sfide, oggi Sergio Ramírez è interprete di una lingua che non ha mai smesso di essere cervantina, una lingua di novità che si reinventa in modo costante sino ai giorni nostri di questo ventunesimo secolo, che si moltiplica e si espande, una lingua che non conosce tranquillità, inquieta perchè viva e reclama, ogni volta di piú spazi e non comprende ne muri ne frontiere. Ramírez, anche quando fu Vicepresidente della Repubblica nicaraguense negli anni 80, mai smise i panni dello scrittore, rubando al mattino al sonno alcune ore, perchè non morisse lo scrittore che era. La sua carriera letteraria iniziò nel 1960 con “El estudiante”, una passione per i racconti che non abbandonerà mai. 
Dieci anni più tardi  nel 1970 arrivò il suo primo romanzo “Tiempo de fulgor”. Il romanzo non fu mai una stazione di arrivo ma una di transito verso altri generi letterari che imbastirono la sua carriera letteraria tra il romanzista, il saggista, il giornalista e in molti aspetti anche il poeta. La letteratura “ha un potere redentore”dice Sergio Ramírez, bisogna descrivere il bello del mondo, ma anche il brutto, la speranza e la disperazione, il dolce e l’amaro, e farlo sempre con lo stesso canone di bellezza e virtù. La letteratura è un universo di finzione, ma anche fonte di felicità ed evasione. È l’opportunità per vivere molte vite in una sola, in essa si ritrova ciò che ricercarono i filosofi dell’antichità al ricercare il senso di una vita più piena: il cammino della ricerca della bellezza.



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