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Teatro. Con IL PRINCIPINO, Vito Signorile, esamina il difficile rapporto tra padri e figli

Una immagine dello spettacolo. (foto M.C.) ndr.

di Maria Caravella

BARI, 8 APR. - "Tutti i grandi sono stati bambini, ma pochi di essi se ne ricordano", diceva l'autore del celebre capolavoro "Il piccolo principe". Partendo da questa ispirazione Damiano Nirchio, già vincitore del premio Eolo Awards 2017 ha costruito "Il principino" una fiaba drammatica e moderna per grandi e piccini del nostro tempo. Siamo ne Giugno, millenovecentottantuno. Davanti alla tv, in vestaglia, trascurato da tutti, è seduto in poltrona un uomo anziano, in preda al delirio di una malattia che ingarbuglia spazio e tempo in un continuo presente; dove al contempo si fa strada una nuova lucidità, la cui estremità resta inconoscibile. Un umile appartamento, acquistato con i sacrifici di una vita, nella periferia di Bari, dove affacciandosi alle finestre, c'è il panorama della Cementifera Fibronit. La stanza è immersa dai bagliori grigi della televisione, il silenzio è attraversato solo dalle pubblicità della TV, fino all’interruzione dei programmi per il TG1. Un bambino è caduto in un pozzo in zona Frascati - Vermicino. Si chiama Alfredino. I soccorsi sono al lavoro. Proprio quel giorno ricompare sulla porta il figlio del nostro protagonista, un giovane di circa trent'anni. Padre e figlio non si vedono ormai da tanto tempo, "tra loro, da anni, c’è solo un deserto": sabbia ovunque, sabbia di amianto e cemento, che separa le parole, i loro corpi, i ricordi e tanti grovigli mai slegati. Un deserto senza tregua che si annida persino nei pavimenti, nei mobili, negli stipiti e nelle stoviglie, in ogni cosa che in quella casa viene toccata. L'incontro rappresenta per i due un estremo tentativo per capirsi, un dialogo in cui delirio e finzione provano a mettersi al servizio di un ultimo rimasuglio di verità. Tutto però, come nella vicenda di Alfredino resta nella profondità, nel nostro caso di due pozzi separati, dove nessuno riesce a risalire. Una performance dedicata a tutti coloro che hanno dimenticato il passato e vivono incapaci di affrontare il presente. Ad occuparsi dell'uomo, un po' per affetto, un po' per pietà ci sono due vicine di casa: la signora Lorusso e sua figlia …. Lo spettacolo, scritto e diretto da Damiano Nirchio e liberamente tratto dalla traduzione in lingua barese de IL PICCOLO PRINCIPE di Exupery curata da Vito Signorile, esamina il difficile rapporto tra padri e figli e la difficoltà di fare i conti con le proprie radici e con la propria terra d’origine.. Una fiaba drammatica e moderna per gli adulti del nostro tempo. Uno spettacolo che invita ad andare oltre le apparenze e ad abbandonare falsità ed egoismi. Sul palcoscenico dell'Abeliano Vito Signorile, Annamaria De Giorgio, Danilo Giuva, per il Teatro Pubblico pugliese, hanno portano sulla scena una appassionante e commovente rappresentazione capace di emozionare e coinvolgere il numeroso pubblico in Teatro. In particolar modo “Signorile quale grande veterano del palcoscenico ha regalato una prova di talentuosa recitazione.



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