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Amministrative 2019. [VIDEO] Landella vince a Foggia oscurando il volto di Emiliano

Il Sindaco Franco Landella (foto N.B.) ndr.
di Redazione

FOGGIA, 10 GIU. - Il risultato è definitivo. L’ufficializzazione è prossima. Franco Landella si riconferma Sindaco della città di Foggia. Con il 53,28%, pari a 29.838 voti, supera il suo antagonista Pippo Cavaliere che ha ottenuto il 46,72%, pari a 26.168 voti. Una vittoria nell’aria, preannunciata dai vari dissapori che si son evidenziati l’indomani della prima tornata elettorale, dove la già extralarge coalizione di Cavaliere, che di centrosinistra nulla ha, solo il nome, ha aperto le porte a quelli che da tempo remavano contro Landella, coloro che, rimasti fuori dal Consiglio comunale per non aver raggiunto il 3%, avrebbero voluto ritornare sugli scranni consiliari. L’affluenza è stata del 46,54%, inferiore a quella del 2014 pari a 53,40%; colpa del caldo e del mare, di mancanza di volontà o di un circa 15% astenuto perché non contrapposto alle due coalizioni? 



«Questa è la vittoria del popolo di Foggia. Ha vinto Foggia, hanno vinto i foggiani, ma soprattutto ha vinto l’amore, contro l’odio, contro il fango. La città non si ferma e siamo pronti a dimostrarlo –il primissimo commento a caldo di Franco Landella subito dopo la conferma dai seggi della sua rielezione-. Questa città merita un futuro, soprattutto per i nostri figli, ridando loro speranze e orgoglio, cancellati da altre politiche che non ci appartengono. La Grande Alleanza, costruita su misura per abbattermi, non ha pagato. E desidero fare i miei complimenti al mio sfidante, Pippo Cavaliere, e all’altro candidato sindaco che farà parte del Consiglio comunale, Giovanni Quarato, con i quali sono pronto a confrontarmi sulle proposte concrete rivolte al bene della città».

«Grazie a chi ha partecipato al voto e a chi mi ha onorato della propria fiducia. Grazie a chi ha condiviso i valori, le idee, i programmi su cui abbiamo fondato la lunga e bella campagna elettorale conclusasi ieri con l'elezione del sindaco di Foggia –le prime parole di Pippo Cavaliere, rilasciate alla stampa, dopo la conferma del risultato-. Avrei voluto essere io, è ovvio. Gli elettori hanno scelto Franco Landella e la loro volontà merita tutto il mio rispetto. Al sindaco di Foggia faccio i miei sinceri auguri di buon lavoro, chiedendogli di operare per il futuro meglio di quanto abbia fatto in passato. A chi condividerà con me i banchi della minoranza in Consiglio comunale offro energie e competenze utili a riempire di contenuti l'azione istituzionale. Ai foggiani ribadisco l'impegno civico a servire la città avendo cura di affermare sempre e comunque i valori della legalità e dell'etica».

La sentenza, come evidenziano i dati, ha aumentato il consenso di Franco Landella, che negli scorsi ballottaggi, del 2014, si impose con il 50,33%, voti pari a 27.839, a fronte del 49,67%, pari a voti 27.473, ottenuti dal precedente antagonista, Augusto Marasco, che oppose resistenza fino all’ultimo, finanche con ricorsi, per i 366 voti con i quali vinse l’attuale Sindaco. Lo scarto odierno tra le due maggiori coalizioni ha sancito il predominio di una compagine più unita e capillarmente scelta tra chi nel centrodestra da sempre ha fatto politica. Difatti gli attuali 3.670 voti che dividono Cavaliere da Landella confermano la netta scelta e consegnano alla Puglia un comune sempre più unito nella già di per sé nebulosa volontà a creare intenti tra pensieri politici agli antipodi. Una coalizione di centrosinistra molto allargata (che va da destra, passa per il centro, prosegue a sinistra, fermandosi alle liste civiche) che lo stesso Cavaliere ha accettato obtorto collo di esserne il capo, ma avrebbe voluto avere più libertà di movenze. Se da un lato Michele Emiliano, con l’aiuto, forse coatto, dei suoi due delfini di Capitanata, Leo di Gioia e Raffaele Piemontese, ha tentato il tutto per tutto per unire destra, sinistra, centro e civici, dall’altra il popolo di centrodestra ha solo unito le idee, intenti e forze, vincendo laddove rivoli, frecciate, disaccordi e disattese, con mugugni, hanno unito in modo disomogeneo un centrosinistra sempre in cerca di un’identità perduta, dove il PD vorrebbe pescare e poi imporre diktat non graditi.

Franco Landella fa il bis e già si prepara a lavorare sulla nuova Giunta. Sarà un lavoro duro poiché nella coalizione di centrodestra, a differenza di cinque anni fa, ci sono new entry, che ovviamente cercheranno spazi e poltrone. Il metodo Cencelli sarà la linea guida per la formazione del nuovo governo cittadino, tenendo conto degli assessori uscenti che secondo la coalizione hanno lavorato bene. E già dalle stanze dei comitati elettorali e nei corridoi di Palazzo di Città si odono nomi e cariche. La presidenza del Consiglio comunale pare essere ambita dai due “top ten” di consensi, tra il leghista Massimiliano Di Fonzo e il forzista Leonardo Iaccarino, che non superano il number one del 2014, Luigi Buonarota che ebbe i suoi 1510 voti. Cambio, sicuramente, alla carica di vice Sindaco, dove la Lega cercherà di mettere il suo riferimento foggiano ad interim con un assessorato (forse quello della Cultura, che si spera rimanga a chi ha fatto bene nei cinque anni trascrosi, a Anna Paola Giuliani), Luigi Miranda. Il resto è da vagliare in base al riconteggio, in corso, che potrebbe convalidare cariche a chi apparentemente ora è fuori. Mentre per alcuni assessorati vi sarà il turnover, come d’accordo politico prelezioni. Come pure si auspica, ascoltando sussurri di forze politiche influenti, per le figure apicali della tecnostruttura e della comunicazione. Nessun seggio per chi aveva sperato in una presenza per portare avanti la causa referendaria della Moldaunia. 

Anna Paola Giuliani, uscente Assessore alla Cultura (foto N.B.) ndr.
Invece, la Capitanata si riconferma massimamente, tranne per qualche comune che ha rivoluto per la terza volta il suo Primo cittadino che ha fatto bene per il territorio che ha amministrato (Biccari non è un caso che abbia riconfermato il lungimirante Gianfilippo Mignogna), rivolta a centronistra. Difatti queste elezioni amministrative hanno portato alla carica di Sindaco candidati scelti prevalentemente dal PD e dati in pasto alle liste civiche sempre più popolari ma curve alla volontà piddina. Scelte dettate dalla scesa di consensi univoci del partito di riferimento (PD) e rafforzate dalla volontà “emiliana” di avere civici al comando.

Foggia, con Franco Landella, rovina la festa a quel PD, oscurando il sorriso a Emiliano, che avrebbe voluto prendersi tutto e maggiormente il capoluogo di provincia, dove tutto si decide, tutto si fa e da dove tutto si muove. Le strategie transfughe di personaggi locali e regionali non son bastate a convincere un elettorato che ai comuni era stato orientato a votare da una parte e alle europee dall’altra. A Foggia ha vinto la coerenza politica seguita dal centrodestra, il popolo che ha voluto Landella, che ha scelto quell’etica che parrebbe essere stata edulcorata e minata, senza riuscirvi, da votanti “movimentati” liberi del voto. Gli stessi che dopo l’esito sono stati etichettati “pilateschi” dal PD, incolpati per aver consegnato alla compagine landelliana una città che già assaporava una vittoria rosacea in salsa stellata. Foggia ha preferito la coalizione che ha mantenuto fede al mandato politico voluto dai suoi elettori, disarcionando dai palchi chi su di essi ha presentato persone opposte sinistrorse non fiduciarie di un centrosinistra sempre in cerca di consensi. E quella linea madre tracciata da chi in Regione Puglia sta cercando civici sempre più uniti, obliterando più biglietti spesso riciclati, non ha sortito l’aspettativa, tra l’altro ponendo un telo scuro su molti personaggi storici della politica locale che potrebbero aver capito che la loro stagione si è definitivamente chiusa. Stagione, anche di dimissioni da cariche partitiche, che alla luce degli eventi sembra essere più di opportunismo che di progettualità.

Ma in politica tutto accade, anche che gli estromessi possano ritornare in auge a pregresse attività che rimangono i loro cavalli di battaglia, oggi diventati ronzini. La politica cambia, e con essa le persone. Ma è cambiata anche l’identità, quei valori che un tempo contrapponeva destra e sinistra unite dal mandato popolare, un’unione che oggi pare essere un ricordo in nome di uno scranno e non di una missione. Nel 2020 saremo richiamati a votare, per le regionali. E lì vedremo davvero chi avrà mantenuto fede al mandato popolare cittadino e chi opportunisticamente correrà solo per la poltrona, come già accaduto in quelle precedenti, cerando attriti mitigati da accordi e lasciti.

Ovviamente questa è un’analisi, senza preferenze, solo di coerenti fatti e dati che fan bene a tanti e male ad altrettanti. Ma è l’analisi giornalistica, scevra e senza colori e casacche, che restituisce la cruda verità di ciò che è accaduto. È giornalismo, non partitico.


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