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A Monte Sant'Angelo c'è una scuola che emoziona, è la “G. Tancredi – V. Amicarelli"

Gli alunni e le alunne della G. Tancredi – V. Amicarelli (foto G. Tancredi – V. Amicarelli) ndr.
di Redazione


MONTE SANT'ANGELO (FG), 05 NOV. - a cura di Donata dei Nobili.

L’Istituto Comprensivo Statale “Giovanni Tancredi - Vincenzo Amicarelli” di Monte Sant’Angelo ha approvato il progetto “Un giardino tutto per noi”.

La Scuola vuole promuovere la creatività degli allievi con libere letture in spazi scolastici, all’aperto.

L'idea di scoprire il piacere di leggere, ad alta voce, un libro all’aperto, nel “giardino” della scuola, è stata data dai docenti Mariligia Troiano, Raffaela Gentile, Lucrezia Quitadamo e Antonio Pirro.

La possibilità di aprire i meravigliosi spazi verdi, chiusi alla città e agli alunni da tantissimi anni, è stata condivisa dalla comunità scolastica.

Da subito, gli allievi della scuola secondaria hanno agito da "cittadini", trasformando un'area degradata, accettata e ignorata, in risorsa didattica.

Il non luogo è diventato un luogo, non solo di educazione ambientale, ma anche di sensibilizzazione alla scuola attiva, partecipata, un angolo alla lettura, un orto didattico, aperto sia ad un progetto di continuità con la scuola primaria sia a quello di orientamento con la scuola secondaria di secondo grado.

E' questo un modo per rendere lo spazio scolastico recuperato un bene pubblico di una città che vuole raccontarsi.

I docenti, motivati dalla dirigente scolastica, Matilde Iaccarino, nello spazio verde liberato dal degrado, vogliono offrire alle generazioni future spunti di botanica, coltivando le conoscenze scientifiche, geografiche, storiche, facendo crescere la cultura dell'accoglienza e dell'inclusione, anche di alunni diversamente abili, privilegiando la condivisione dei beni ambientali pubblici per umanizzare la trasmissione dei saperi plurali, aperti a quelli di altri popoli migranti.

“ 'Un giardino tutto per noi' nasce dall' idea di creare un luogo informale dove vivere e respirare i libri, fuori dalle biblioteche, in un contesto in cui i ragazzi, i docenti, tutti, possano sentirsi in armonia con l'ambiente, con se stessi. E' dall'incontro con il sè più profondo che nasce l'amore per la lettura, quell'incontro nato dalla lettura a voce alta, dallo scambio di impressioni, dal trapassare continuo tra la propria vita e quella dei protagonisti dei nostri libri preferiti. “Un giardino tutto per noi” è il luogo fisico, terra di mezzo tra due scuole, quella dei ragazzi delle medie e quelli delle superiori. E' l'isola della lettura, un romantico spazio in cui i sogni dei ragazzi prendono vita e forma e diventano parole e immagini. Leggere all'aperto, seduti su un prato, sotto ad immensi alberi che accolgono il passare del tempo, le stagioni e le nostre vite, significa imparare ad amarsi. E cos'è la lettura se non un atto d'amore verso i propri sogni?”. E' questa l'idea di Matilde Iaccarino, dirigente scolastica.

La “G. Tancredi - V. Amicareli” è una scuola che non si lascia lusingare dal fascino digitale e né tanto meno incantare dal touch screen e dai sussidi informatici, che hanno invaso tanti spazi e tolto tanto tempo scuola ai giovanissimi allievi.

La comunità scolastica della Città micaelica non ama il “neoluddismo”. I docenti né invitano a rifiutare le nuove tecnologie informatiche né invitano a distruggere i tablet, i computer o le lavagne multimediali, ma a ragionare sull' appropriatezza del loro uso.

Nella comunità scolastica, il libro, il quaderno, la penna, la matita e i colori sono, ciò nonostante, ausili caldi, che continuano a dare forma alla fantasia e alla creatività dei ragazzi.

Per i suoi docenti, il libro letto ad alta voce resta coinvolgente e socializzante, un valido modo per attraversare i tempi dell’uomo e sentire gli odori della carta dei tanti libri e documenti sepolti nei piccoli e grandi archivi e biblioteche.

La lettura di un libro diventa emozione, creatività, vita se avviene in contesti ambientali giusti, letto in quei luoghi, aperti e sottratti all'indifferente incuria umana, lo stesso testo scritto parla in modo diverso, alla ragione, ma anche al cuore.

L'aprirsi a nuove esperienze didattiche, permettere ai ragazzi di classi diverse di incontrarsi in uno spazio libero, diventa affascinante, emozionante: è vivere in modo diverso l’ozioso chiacchierare dell’antica agorà greca.

“Il giardino tutto per noi -precisa Matilde Iaccarino- è la stanza tutta per sé, che richiama alla memoria Virginia Wolf, uno spazio intoccabile e profondo, ma pronta ad aprirsi a chi voglia entrarvi”.

Sembra la narrazione di una scuola diversa da quella ministeriale, che rincorre l’economia, propone l’insegnamento a distanza, applica il numero chiuso alle diverse facoltà universitarie e riduce la spesa pubblica scolastica, già bassa.

Ritrovarsi nel giardino, seduti in cerchio a leggere storie, narrate dai nonni nei giorni freddi invernali, è l' alternativa all’ascolto degli audio libri, alla disumanizzazione della scuola ipertecnologica, alla scuola privata di risorse finanziarie e di entusiasmo.

Nelle scuole, certo, non c’è il calore dei camini e non brucia la legna secca, ma ci sono i tanti spazi verdi, sporchi e non curati, dove ardono le buone intenzioni, le manifestazioni educative di facciata, i programmi scolastici umani, l' educazione all'ambiente, la formazione di cittadini attivi.

Il progetto “Un giardino tutto per noi” è rivolto a tutto il mondo scolastico, libero dai diversi condizionamenti istituzionali, psicologici e materiali. È un invito a motivare gli allievi e i docenti di tutte le scuole per rendere tutti gli anonimi spazi, verdi e non curati, giardini scolastici personalizzati con vasi, con fioriere, con panchine e con lanterne come quelli, “vissuti e mitizzati”, del tempo passato, voluti dai tanti filosofi delle diverse scuole dell’antica Grecia.

La scuola di Monte Sant’Angelo, “Giovanni Tancredi – Vincenzo Amicarelli”, la dirigente, i docenti, le famiglie e gli allievi non sono romantici legati all’età classica e non conservano orpelli del passato, dicono di essere consapevoli di vivere nel pieno della quarta rivoluzione, in una società ipermoderna con una scuola informatizzata, inondata di tablet, iPad, iPhone e meravigliosi strumenti elettronici, proposti dal mercato globalizzato, indispensabili alla formazione professionale delle nuove generazioni e agli innovativi sistemi di produzione.

Sono loro, dirigente e docenti, però, che vogliono svelare i limiti didattici dei touch screen e il rischio di formare ottimi tecnici-lavoratori e pessimi uomini-cittadini.

Tecnologie futuristiche, nuovi e gelidi ausili didattici che non possono appagare i bisogni formativi, creativi e culturali delle prossime generazioni.

Propositi intriganti che i docenti si pongono e da cui fanno scaturire diverse idee.

Tra le tante, incuriosire gli allievi, lasciarli interagire con tutto quello che è buona scuola per trasformare non solo gli ambienti scolastici, ma addirittura il contesto sociale e, perchè no, professionale ed economico.

“Una delle grandi meravigliose caratteristiche dei bei libri [...] è questa: che per l’autore potrebbero chiamarsi ‘conclusioni’ e per il lettore ‘incitamenti’", scriveva lo scrittore Marcel Proust.

E se la scuola chiede di superare l'architettura ostile dei suoi stabili e si apre alla lettura ad alta voce, ascoltata in un giardino, sono in tanti a temere che gli allievi che si incontrano presto potrebbero incitare le sonnolenti moltitudini umane alla riflessione, a costruire biblioteche scolastiche, a guardare la scuola e le città in un modo diverso, avvolto nell'infosfera.

Quell’innocuo e isolato giardino potrebbe diventare un laboratorio di idee, ma anche un luogo orwelliano, una nuova istituzione totale.

“Un giardino per tutti noi” non è, quindi, il solito progetto scolastico, ma un’ innovativa metodologia didattica che non vuole capovolgere la visione della scuola del futuro, pianificata e strutturata a immagine delle nuove esigenze produttive del “villaggio globale”, ma far riflettere sugli scenari di una scuola “mal-trattata”.

Il rischio è che con l'accettazione incondizionata dei sussidi informatici il "villaggio umano" potrebbe costruire e fortificare una scuola di individui, distanti e estranei all’altro individuo, approfittando dall’apatia dei suoi abitanti.

La scuola ha bisogno di vivere un nuovo Umanesimo, che faccia rifiorire una nuova scuola con mentori capaci di guardare le emozioni, le paure umane, attenti ai fugaci saperi informatici, che, se non controllati, potrebbero fare del cittadino un uomo senza qualità.

Nel tempo della “quarta rivoluzione”, la scuola, se abbandona l’uomo emozionante, costruisce la società iper informatizzata senza anima, anomica.

“Un giardino tutto per noi” è solo un modo per dire restiamo umani, per ricordare che la scuola può costruire la città del futuro, ma anche elaborare un futuro condiviso.

 






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