Bari. Eseguito dalla Gdf decreto di sequestro di beni per un valore di 4,5 mln di euro. Indagati 4 imprenditori
Operazione della Dgt a Bari. (foto Gdf) ndr.
di Redazione
BARI, 14 LUG. (COMUNICATO STAMPA) - I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno dato
esecuzione a un decreto di sequestro preventivo – emesso dal competente G.I.P.,
su richiesta della Procura della Repubblica di Trani – avente per oggetto, in via
diretta, le disponibilità finanziarie di una società per azioni (con sede a Canosa di
Puglia, operante nel settore della confezione di camicie e t-shirt) e, per equivalente,
i beni del suo amministratore. Quest’ultimo è indagato per aver utilizzato nelle
dichiarazioni presentate al Fisco, ai fini dell’Imposta sul Valore Aggiunto, per le
annualità dal 2014 al 2019, fatture relative ad operazioni inesistenti emesse da tre
società (con sedi, una a Trani e le altre due a Prato, operanti nel settore del
commercio all’ingrosso di camicie, intimo, maglieria e articoli in pelle) gestite da
soggetti di nazionalità cinese, anch’esse colpite dal provvedimento di sequestro.
La società canosina ha, inoltre, omesso il versamento dell’I.V.A. nel 2017 e nel
2018, così determinando, complessivamente, un’evasione di imposte per un
importo di oltre 4,5 milioni di euro.
All’esito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani - avviate a
seguito di una verifica fiscale effettuata nei confronti della s.p.a. con sede a Canosa
di Puglia – il Nucleo PEF di Bari ha accertato che le tre società con sede a Trani e
Prato sono state utilizzate dagli indagati quali mere “cartiere”, ovvero quali soggetti
interposti tra l’esportatore estero cinese e il “cliente finale”. Ciò al fine di imputare
alle tre società con sede a Trani e Prato il debito d’imposta relativo all’I.V.A. che è
rimasto sistematicamente inadempiuto, consentendo alla s.p.a. di Canosa di Puglia
di fruire di una indebita detrazione di imposta sul valore aggiunto.
La capillare attività di indagine della Guardia di Finanza ha, dunque, consentito di
porre in luce una tipica “frode carosello”, posta in essere dagli indagati avvalendosi
di imprese di fatto non operative, interposte al fine di consentire al cliente finale di
conseguire un indebito vantaggio fiscale.
Complessivamente, sono 4 gli imprenditori indagati dalla Procura della
Repubblica di Trani per le fattispecie di reato di dichiarazione fraudolenta
mediante uso di fatture false, emissione di fatture per operazioni inesistenti e
omesso versamento dell’I.V.A..
Considerato l’elevato valore indiziario degli elementi raccolti nel corso dell’attivitÃ
d’indagine, la competente A.G. - in virtù della normativa che prevede la possibilità di
applicazione anche della “confisca per equivalente” - ha avanzato una richiesta di
sequestro, al fine di inibire il consolidamento del vantaggio economico derivante
dall’evasione realizzata dagli indagati.
In più, per la prima volta in Puglia e tra le prime volte in Italia, è stata richiesta
l’applicazione dello speciale regime di responsabilità amministrativa degli enti,
disciplinato dal d.lgs. n. 231/2001, che contempla un peculiare modello di confisca,
anche per equivalente, nei confronti delle persone giuridiche nel cui interesse o
vantaggio i “reati presupposto”, tassativamente indicati dal Legislatore, vengono
consumati. In particolare, tale istituto ha consentito di richiedere anche il sequestro
dei beni della società canosina che ha tratto profitto dall’utilizzo delle fatture per
operazioni inesistenti.
Il competente G.I.P., condividendo tali proposte, ha quindi emesso un decreto di
sequestro preventivo delle liquidità finanziarie e dei beni nella disponibilità delle
società coinvolte e dei loro amministratori fino alla concorrenza dell’importo di circa
4,5 milioni di euro, che è stato posto in esecuzione dalle Fiamme Gialle baresi.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante
presidio economico-finanziario esercitato dal Nucleo PEF di Bari, in stretta sinergia
anche con la Procura della Repubblica di Trani, per la repressione del grave
fenomeno dell’evasione fiscale, a tutela dei cittadini e degli imprenditori rispettosi
delle regole, al fine di assicurare l’equità sociale quale condizione fondamentale del
benessere della collettività .
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