Arte. Firenze ospita Jenny Saville, una delle più grandi pittrici viventi. Dal 30 settembre progetto espositivo itinerante
Saville trascende i limiti tra figurativo e astratto, tra informale e gestuale, riuscendo a trasfigurare la cronaca in un’immagine universale, un umanesimo contemporaneo che rimette al centro della storia dell’arte la figura, sia essa un corpo o un volto, per dare immagine alle forze che agiscono dentro e contro di noi. Come nessun altro artista del nostro tempo si è lasciata alle spalle il postmoderno per ricostruire un serrato dialogo con la grande tradizione pittorica europea in costante confronto con il modernismo di Willem de Kooning e Cy Twombly e la ritrattistica di Pablo Picasso e Francis Bacon.
Il percorso di mostra delinea la forte correlazione tra Jenny Saville e i maestri del Rinascimento italiano, in particolare con alcuni grandi capolavori di Michelangelo. Emergono alcuni dati, come la misura monumentale dei dipinti, tratto distintivo del linguaggio figurativo dell’artista fin dai primi anni della sua carriera, così come la sua ricerca incentrata sul corpo, sulla carne, e su soggetti femminili nudi, mutilati o schiacciati dal peso e dall’esistenza.
Nelle sale del Museo Novecento,
tra piano terra e primo piano, sarà esposta una serie cospicua di
dipinti e disegni, circa un centinaio di opere di medio e grande formato
che coprono un ampio arco di tempo, che va dagli inizi degli anni
Duemila fino a questi ultimi mesi. Nel loggiato esterno del museo sarà
aperta una vetrina affacciata sulla piazza per rendere visibile sia di
giorno che di notte un dipinto di grande formato esposto sopra l’altare
all’interno della ex chiesa dello Spedale, un ritratto monumentale di Rosetta II (2000-06),
una giovane donna non vedente conosciuta dall’artista e ritratta come
un cantore cieco o una mistica in estatica concentrazione. Un confronto
fortemente voluto e ricercato dal direttore del museo con il Crocifisso ligneo
di Giotto sospeso al centro della navata di Santa Maria Novella, ben
visibile fin dall’esterno del sagrato quando il portale della basilica
domenicana si trova aperto.
Nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio viene esposta l’opera monumentale di maggior risonanza, Fulcrum (1998-99), che consacrò definitivamente Jenny Saville con la sua prima mostra personale, Jenny Saville: Territories alla
Gagosian Gallery nel 1999. Il grande dipinto di Saville entra
dialetticamente in antitesi con i capolavori riuniti nella sublime
cornice del Salone delle Battaglie, così detto per gli affreschi
realizzati dal Vasari e dalla sua scuola per celebrare le vittorie dei
fiorentini contro gli avversari. Il Salone è arricchito da gruppi
scultorei con le Fatiche di Ercole (1562-1584) di Vincenzo de’ Rossi, nonché dal Genio della Vittoria (1532-34) di
Michelangelo, straordinario esempio di contrapposto anatomico e di non
finito. Dal punto di vista formale, l’opera di Jenny Saville pare voler
esibire un confronto con il linguaggio della scultura, date le
dimensioni monumentali delle sue immagini e la forte plasticità delle
figure. Lo spazio di rappresentazione di Fulcrum è interamente
occupato dalla massa di tre corpi riversi, anzi dalle carni e mal si
distinguono i volti e le individualità delle due donne e della
giovinetta, costrette in un abbraccio dai toni drammatici.
L’appassionato e coinvolgente dialogo di Saville con le opere e le iconografie di Michelangelo raggiunge l’acme al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, parte del complesso monumentale dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Qui, nella sala dove si conserva la Pietà Bandini (c.
1547-55), tra le ultime ‘fatiche’ del ‘divino’ Buonarroti, sarà esposto
un disegno di grande formato – circa tre metri di altezza – a cui
l’artista londinese ha iniziato a dedicarsi dopo un sopralluogo a
Firenze due anni orsono. Il corpo levigato e lucente del Cristo della Pietà michelangiolesca,
fortemente disarticolato nella sua posa, l’espressione amorevole di
Nicodemo, che cela l’autoritratto dell’artista stesso e che sostiene il
peso del Messia, lo strazio contenuto della Madre, trovano nel disegno Study for Pietà (2021)
di Saville un naturale contraltare animato dagli intensi sguardi dei
personaggi che sorreggono un giovane ragazzo, vittima forse della
barbarie politica o ideologica, magari un migrante, un antagonista o un
martire del terrore. Evitando di identificare spazio e tempo, disegnando
le figure senza abiti e segni riconoscibili in quanto ad appartenenza
sociale, politica, etnica, ecco che Saville dichiara, in una versione
contemporanea ma altrettanto universale e archetipica, la condanna di
ogni violenza umana, facendo parlare con segni drammatici il tema della pietas, l’esperienza del lutto e del compianto. Un Wesperbild attuale,
presente e senza tempo, di una stessa universale poetica tragicità
quanto quella del gruppo scultoreo realizzato da Buonarroti nell’estrema
fase della sua carriera artistica.
Allo stesso modo, la concezione della figura femminile in relazione alla maternità è racchiusa nei due dipinti presentati nella Pinacoteca del Museo degli Innocenti. Tra la Madonna col Bambino (1445-50 ca.) di Luca della Robbia e la Madonna col Bambino e un angelo (1465-76) opera giovanile di Botticelli, il grande quadro The Mothers (2011) di Jenny Saville, di forte impatto evocativo, rivela il fulminante cortocircuito atemporale di questa tematica, accolta in un edificio dove, fin dai tempi del progetto di Brunelleschi, si è avvertito il bisogno di un impegno nell’accoglienza dei bambini abbandonati e nella promozione e tutela dei diritti dell'infanzia. Qui verrà esposto un secondo disegno di grandi dimensioni, Byzantium (2018), una diversa versione di Pietà in cui il lavoro grafico accompagnato da interventi di colore assai risentiti sembra non essersi fermato alla ricerca della giusta posa, seguendo altresì il movimento dei corpi.
Nelle sale di Casa Buonarroti, luogo della memoria e della celebrazione del genio di Michelangelo, i disegni di Jenny Saville Study for Pietà I (2021) e Mother and Child Study II (2009) presentano un omaggio consapevole e per nulla anodino ai disegni e ai bozzetti michelangioleschi (1517-1520). Non mancano tuttavia, con dipinti quali Aleppo (2017-18) e Compass (2013), le tematiche care alla poetica di Saville, così tenacemente legate alla contemporaneità. Disegni di forte impatto emotivo e segnico concertano con una delle opere su carta più celebri ed ammirate del Buonarroti, il cosiddetto ‘cartonetto’, Madre con bambino (1525 ca). Completano questo dialogo tra artista e artista due bozzetti in terra, uno attribuito ad un artista della cerchia di Michelangelo e l’altro di Vincenzo Danti, una riproduzione in piccola scala della Madonna Medici, oltre a una coppia di piccole invenzioni michelangiolesche per una Trasfigurazione e un’urna cineraria etrusca.
Considerata erede della cosiddetta
‘Scuola di Londra”, Saville è convinta, come Bacon, Freud o Andrews, che
le potenzialità della pittura siano ancora da esplorare superando la
distinzione tra astratto e figurativo, così come quelle tra
espressionismo e informale. Sempre alla ricerca della verità in pittura
per mettere a nudo l’immanenza espressiva del corpo, l’artista lavora
sul modello in studio e sulla fotografia. Per costruire le sue immagini,
così potenti e abbaglianti, così travolgenti e impressionanti,
raccoglie fotografie e ritagli da giornali e cataloghi, mescolando
storia dell’arte e archeologia, immagini scientifiche e di cronaca,
senza creare gerarchie o distinguo tra bellezza e abiezione, brutalità e
venustà, tenerezza e crudeltà. I suoi soggetti appartengono alla
tradizione classica: volti, corpi nudi, gruppi di più figure, figure
distese o in piedi, maternità e coppie di amanti presentati in pose che
ricordano la statutaria etrusca o modelli classici della tradizione
rinascimentale e moderna, l’arte egizia o arcaica.
Se il
giovane Michelangelo è divenuto il più grande scultore della sua epoca
per aver dato vita a una statua monumentale, alta più di cinque metri,
il David, campione di bellezza maschile secondo la cultura neoplatonica,
Jenny Saville, al contrario, ha raggiunto la fama grazie alle enormi
raffigurazioni di corpi femminili nudi, ritratte in posa su sgabelli o
riverse, che esibiscono forme sessuali procaci confrontandosi su questo
piano con altri pittori come Tiziano e Gustave Courbet.
lagazzettameridonale.it © All Rights Reserved (Tutti i diritti di questo articolo sono Riservati)
Nessun commento