100 anni dall’assassinio fascista del deputato Giuseppe Di Vagno. L’intervento del pres. Emiliano alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
A presenziare la cerimonia c’era il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, aprendola di fatto.
Nell’occasione il professore Paolo Bagnoli, direttore della Rivista storica del Socialismo, ha tenuto la lectio magistralis sul tema "L'assassinio di Giuseppe Di Vagno per l'Italia di oggi" per "ripensare quel tempo cruciale e terribile della storia nazionale e perché la personalità e il martirio del deputato poco più che trentenne può aiutare i contemporanei, soprattutto le giovani generazioni, a rafforzare e ritrovare quella passione civile che è il nutrimento essenziale di ogni libertà".
Alla cerimonia erano presenti alte cariche, civili e militari, dello Stato Italiano, i sindaci dei comuni di Conversano e Mola di Bari, il sindaco della città metropolitana di Bari, Antonio Decaro, anche come presidente Anci, e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, cui di seguito si riporta l’intervento.
«Signor Presidente della Repubblica,
Le porgo il saluto emozionato e grato di tutti i Pugliesi che sentono la Sua vicinanza e la Sua attenzione per una comunità che, seguendo l’esempio di Giuseppe Di Vagno, si batte ogni giorno per realizzare la grande visione democratica, della Costituzione della Repubblica italiana.
La nostra vocazione alla pace ed alla accoglienza, scaturisce naturalmente da una bellissima storia di Resistenza al nazifascismo che consentì a Giuseppe Di Vagno di intuire, ben prima dell’affermazione del fascismo, che la strada intrapresa dal Paese avrebbe portato a catastrofiche conseguenze.
Del resto la politica è previsione e costruzione del futuro, attraverso l’esame critico della Storia e il suo utilizzo come guida essenziale dell’agire politico. La sua vicinanza ai più deboli, agli sfruttati, la sua appartenenza alla componente riformista del movimento operaio, gli consentì di comprendere che le istituzioni democratiche vanno quotidianamente rinforzate e sostenute dalla pratica della democrazia, in tutte le sue forme.
Persino gli eventi che ne determinarono la morte, furono per Di Vagno una doverosa e consapevole pratica politica, fondata sulla libera manifestazione del pensiero, sull’esercizio delle libertà politiche e sulla organizzazione delle masse per opporsi alla minaccia e alla violenza che in quei tempi si stava affermando.
La Resistenza della Puglia al fascismo comincia con la sua attività politica che sprezzante del pericolo lo richiamava al dialogo, all’analisi del metodo politico come unico mezzo consentito dalla democrazia per consolidarsi e per evitare la perdita della Nazione.
Umanità profonda e politica mai disgiunte nel rapporto di apprendimento continuo dalla sofferenza del vivere di chi non possedeva niente.
Mi permetterà di ringraziare Signor Presidente della Repubblica, in Sua presenza, tutti i pugliesi e gli italiani che a partire da quel momento, intuendo ciò che stava accadendo e a rischio della propria vita, si opposero con intelligenza e consapevolezza del proprio ruolo.
Eravamo anche allora reduci da eventi epocali come la pandemia della Spagnola, la strage immensa della prima Guerra mondiale, la gravissima crisi che stava colpendo l’economia dopo le illusioni della Grande Vittoria.
Fummo sconfitti dalla irresponsabilità e dalla mancanza di consapevolezza democratica del Paese, da una monarchia incapace di comprendere cosa sarebbe accaduto di lì a pochi decenni, ma anche dalle divisioni che separavano il movimento operaio dal cattolicesimo democratico e dai liberali.
Fummo sconfitti dalla nostra incapacità di comprendere che le differenze, legittime e inevitabili tra i democratici, non dovevano, mai e in nessun caso, portare a conflitti che aprissero la strada alla più grave catastrofe politica della storia d’Italia, alla scelta della dittatura e della guerra combattuta dalla parte sbagliata.
Di Vagno fu un uomo del Sud con una visione nazionale, non troppo diversa da quella di Don Luigi Sturzo e di tanti altri intellettuali e politici che, nonostante la condivisione di visioni ed ideali, non seppero fare sintesi della loro linea politica.
La solitudine nella quale furono precipitati uomini come Di Vagno, Di Vittorio, Gramsci, Sturzo e tanti altri, è il monito più duro che dobbiamo ricordare per non ripetere gli stessi errori.
Ringrazio Gianvito Mastroleo e la Fondazione Di Vagno nel suo complesso per avere organizzato questo evento non retorico, di grande attualità, in un’Italia oggi robusta e lucida che ha però sempre bisogno di non dimenticare.
Le consegnerò oggi una Guida per così dire turistica, unica nel suo genere, realizzata in collaborazione tra Pugliapromozione e l’Ipsaic, sotto la guida del prof. Antonio Leuzzi che ringrazio.
Abbiamo individuato tutti i luoghi più importanti della storia dell’antifascismo pugliese per consentire alle giovani generazioni di riprendere le testimonianze di vita di coloro che non persero mai la speranza e la voglia di combattere per la democrazia.
Faremo cosi vedere al mondo che la Puglia non dimentica di essere la terra di uomini e donne straordinari che in tempi difficilissimi e tristi mantennero viva la fiamma della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia.
Il compito che la comunità politica pugliese assume su di sé, qui ed oggi, davanti a Lei Signor Presidente della Repubblica e alla Storia, sarà quello di proseguire questo cammino, di non cedere mai a semplificazioni e luoghi comuni, di mantenere l’approccio riformista alla decisione politica, fondato sulla pacifica convivenza, sulla scienza, sulla diplomazia, come uniche armi per dare all’Umanità un futuro di benessere e libertà.
La Pace che noi cerchiamo Signor Presidente è una pace che passa dalla visione europeista, dalle alleanze democratiche che abbiamo stipulato dopo queste terribili esperienze, dalla collaborazione e partecipazione a tutti gli organismi internazionali che presiedono alla globalizzazione dei diritti umani, attraverso una equa distribuzione della ricchezza e delle opportunità.
Accogliamo chi chiede aiuto e asilo consapevoli di fare qualcosa per noi stessi, di migliorare in questo modo la comunità e di dare alla coniugazione tra le nostre tradizioni e quelle di coloro che accogliamo il compito di comprendere il futuro.
Giuseppe Di Vagno, oggi, è dunque vivo, presente, attuale per le decisioni che saremo chiamati a prendere nel cammino che la Storia ci metterà davanti».
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