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Foggia. Intimidiva presidente di seggio in cambio di voti per le comunali 2019

Agenti della D.I.G.O.S. (foto PS) ndr.

di Redazione

FOGGIA, 15 OTT. (Com. St.) - La Polizia di Stato, in particolare il personale della D.I.G.O.S. della Questura di Foggia e della locale Sezione Polizia Postale, ha eseguito una ordinanza applicativa della misura interdittiva del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e del divieto temporaneo di esercitare attività di impresa e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche a carico di un ex presidente di una società cooperativa, concessionaria di un appalto pubblico relativo alla fornitura di servizi per gli asili nido comunali, presumibilmente autore dei reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, istigazione alla corruzione, violenza privata, violenza o  minaccia  ad  un  elettore.

Le indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica, impreziosite dalle attività tecniche di intercettazione traevano origine da un esposto, presentato presso gli Uffici Giudiziari, da parte di un soggetto che nella circostanza raccoglieva le doglianze di alcune lavoratrici della società cooperativa, le quali rappresentavano l’esistenza di un clima ricattatorio e vessatorio  vissuto all’interno dell’ambiente professionale.

L’attività investigativa ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a carico dell’allora presidente della società cooperativa,  il quale avvalendosi della sua carica sociale e quindi nella sua veste primaria di “datore di lavoro”, avrebbe minacciato le lavoratrici prospettando loro un licenziamento e/o mancato rinnovo contrattuale, nel caso in cui le medesime dipendenti non avessero votato per il proprio figlio (D. M le iniziali, ndr.), candidato alle elezioni tenutesi nel 2019. L’osservanza alle imposizioni di voto permetteva alle lavoratrici bisognose di conservare il proprio posto di lavoro garantendosi, nella moltitudine dei casi, l’unico mezzo di sostentamento economico per sé e per i propri familiari.

In maniera analoga alle descritte indagini, nel 2020 sempre nell’ambito delle consultazioni elettorali, è stata compiuta un’altra attività investigativa da parte della D.I.G.O.S. della Questura di Foggia e della locale Sezione della Polizia Postale che, coordinata dalla Procura della Repubblica c/o il Tribunale Ordinario di Foggia, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nei confronti di 21 soggetti, presunti responsabili del reato di corruzione elettorale, i quali in cambio di denaro o altra utilità, avrebbero espresso il proprio consenso elettorale in favore di un candidato, fornendo come prova del voto uno scatto fotografico effettuato all’interno della cabina elettorale.

Va precisato che la posizione delle persone coinvolte nelle predette operazioni di polizia è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e che le stesse non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva. 

nota dell'On. Giorgio Lovecchio

"Il voto è una cosa seria. È la prima espressione di libertà. Apprendo dalla stampa del caso del padre del candidato alle ultime Regionali  D. M., che a detta della procura, pare paventasse il licenziamento ai dipendenti della società cooperativa da lui presieduta che non avessero votato per il figlio. L'ennesima vicenda che vede coinvolto un esponente politico che già era finito nel mirino della procura per un'inchiesta sul presunto pagamento di 40 euro per ogni voto ricevuto e 'notificato'. È ovvio che tutti, compreso il sottoscritto, attendano che la giustizia faccia il suo corso, ma la riflessione da fare deve essere seria e politica. Il voto di scambio è un reato, è contemplato nel codice penale. Chi lo attua o lo incentiva va punito duramente ed in maniera definitiva.  Mi fa sorridere chi accomunava (in maniera faziosa) il reddito di cittadinanza, che esiste in tutta Europa, al voto di scambio e poi si ritrova tra le sue fila individui che rendono questo reato il cavallo di battaglia della propria campagna elettorale"




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