Gargano. Reciso il "clan dei montanari". L'operazione antimafia "Mari e Monti" sgomina i "li Bergolis" [VIDEO]
Il procedimento penale, da cui scaturisce l’operazione “Mari e Monti”, rappresenta la più complessa, strutturata e, allo stesso tempo, innovativa indagine effettuata nel distretto barese sulla criminalità organizzata di tipo mafioso operante nella provincia di Foggia.
La
complessità strutturale è direttamente ricollegata all’ambizioso
obbiettivo della progettualità investigativa: verificare la perdurante
operatività criminale dell’associazione mafiosa garganica denominata
clan li Bergolis, da epoca successiva al suo definitivo riconoscimento
giudiziario, risalente al 2009, fino all’attualità , colmando, in tal
modo, una lacuna ricostruttiva estesa per un arco temporale di 15 anni.
Sono
stati acquisiti e messi a sistema gli esiti investigativi e giudiziari
di una molteplicità di procedimenti penali, con l’utilizzazione di una
copiosa e variegata serie di elementi, arricchitasi, negli ultimi tempi
dei preziosi contributi di importanti collaboratori di giustizia.
Molteplici
i profili di novità , sia sul piano della composizione del gruppo di
lavoro preposto all’acquisizione, all’analisi e allo sviluppo delle
risultanze investigative sia in relazione alla metodologia di contrasto
adottata, caratterizzata dal concomitante impiego dei plurimi e
diversificati strumenti dell’attività di contrasto alle organizzazioni
mafiose, sia in chiave repressiva che preventiva.
È la prima
volta, infatti, che una indagine antimafia della Direzione Distrettuale
Antimafia di Bari vede il concomitante coinvolgimento della Direzione
Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dei Servizi Centrali e
Interprovinciali di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza e dei loro
ulteriori organismi periferici.
Ulteriore significativo
elemento di novità è dato dal fatto che l’azione di contrasto si sia
caratterizzata per la concomitante esecuzione di misure cautelari
personali e reali disposte dal GIP del Tribunale di Bari, di sequestri
di prevenzione patrimoniale, adottati in via di urgenza dalla sezione
Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari (su proposta formulata
congiuntamente dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e
dal Procuratore della Repubblica di Bari) e di provvedimenti
ministeriali applicativi del regime detentivo speciale di cui all’art.
41 bis per alcuni indagati.
Il percorso evolutivo del clan li
Bergolis risulta caratterizzato dalla coesistenza di elementi legati
alla tradizione con profili di significativa modernità , con la
conseguente capacità di associare alla sua originaria configurazione
conforme agli schemi della cd. “mafia militare”, il più evoluto e
sofisticato profilo di “mafia degli affari”.
In perfetta
continuità con la sua genesi, il sodalizio mafioso garganico si
caratterizza per la sua forte connotazione familistica e per un
radicamento territoriale quanto mai pervasivo, elementi che hanno, nel
tempo, assicurato tenuta omertosa, saldezza del vincolo associativo e
generalizzata capacità di condizionamento ambientale, aspetto
quest’ultimo, particolarmente evidente, in forma talvolta eclatante, nel
favoreggiamento delle latitanze e nell’esercizio della pratica
estorsiva, imposta come riconoscimento di una tassa di sovranità e quasi
sempre caratterizzata da una minaccia tacita, realizzata mediante
comportamento concludente, con assenza di denuncia da parte degli
imprenditori taglieggiati.
Sul piano degli assetti
organizzativi, l’organizzazione mafiosa si caratterizza per la
coesistenza di una pluralità di cellule, dislocate in varie località del
promontorio, dotate di autonomia operativa ma gerarchicamente
riconducibili, sul piano endo-associativo, ad un’unica linea di comando
di tipo verticale.
Elemento centrale che caratterizza i
profili metodologici e le strategie operative del sodalizio mafioso
garganico è rappresentato dalla feroce contrapposizione armata con il
clan Romito-Lombardi-Ricucci, che ha generato, nel corso di oltre un
decennio, una inarrestabile scia di sangue, culminata nel quadruplice
omicidio di Apricena del 9.8.2017 (impropriamente nota come “strage di
S. Marco in Lamis”), nell’ambito del quale furono barbaramente uccisi
anche due agricoltori assolutamente estranei alle dinamiche mafiose.
La
capacità di reclutamento di soggetti minorenni è una peculiare
caratteristica del clan li Bergolis, con l’attivazione di un percorso di
tutoraggio delle c.d. giovani leve, la cui affidabilità viene
inizialmente saggiata con il loro impiego nella commissione di reati
predatori.
Significativamente allarmante è stata la capacitÃ
del sodalizio di crescere e svilupparsi anche in costanza di regimo
carcerario di molti dei suoi membri più autorevoli.
A
comprova dell’assoluta inidoneità del regime di “alta sicurezza”, a cui
gli esponenti apicali del clan li Bergolis sono stati fino ad ora
sottoposti, ad impedire il mantenimento dei collegamenti con il
sodalizio mafioso di appartenenza e con i più vasti circuiti delle
organizzazioni mafiose operanti nella provincia di Foggia, l’indagine ha
messo in evidenza la capacità di sviluppare, mediante pizzini veicolati
dai familiari, l’uso della corrispondenza epistolare e l’abusivo
utilizzo di apparati cellulari, uno stabile canale di collegamento
endo-associativo anche in ambito carcerario, finalizzato alla gestione
della cassa comune, all’assistenza economica degli associati detenuti,
all’attuazione degli scopi associativi e alla promozione e sviluppo del
traffico di droga.
L’attuale quanto mai allarmante spiccata
vitalità operativa del clan li Bergolis è stata drammaticamente posta in
evidenza dall’inarrestabile percorso espansivo compiuto dal sodalizio
mafioso negli ultimi anni, chiaramente orientato a proiettare la propria
egemonia, originariamente radicata nell’entroterra, sulle coste
garganiche compiendo, in tal modo, un decisivo salto di qualità nel
processo di modernizzazione.
Il controllo di Vieste,
conseguito all’esito di una ulteriore sanguinosa estensione in
quell’area del conflitto armato con il contrapposto clan
Romito-Lombardi- Ricucci, ha consentito al clan li Bergolis di occupare
uno spazio significativo nella rete del narco-traffico internazionale,
ponendosi quale affidabile interlocutore dei cartelli criminali albanesi
e di importanti cosche della ‘ndrangheta reggina.
Gli ingenti
capitali derivanti dal narcotraffico internazionale hanno favorito il
percorso di infiltrazione nel tessuto economico imprenditoriale, messo
anche in evidenza dalle numerose interdittive antimafia disposte dal
Prefetto di Foggia, con riferimento ad imprese ritenute, in qualche
modo, riconducibili o comunque collegate al clan li Bergolis.
La
penetrante capacità di condizionamento mafioso del clan li Bergolis ha
riverberato i suoi effetti anche sull’apparato politico- amministrativo
locale, generando, nell’ultimo decennio, lo scioglimento per mafia dei
comuni di Monte S. Angelo, Mattinata e Manfredonia.
L’ordinanza cautelare
ha disposto la custodia in carcere di 37 indagati (tra cui una donna) e
gli arresti domiciliari per altri 2 (compresa una donna). Alcuni di
tali soggetti sono già detenuti.
Agli indagati vengono contestati n. 48 capi di imputazione, segnatamente:
- 1 associazione mafiosa (a carico di 25 indagati);
-
2 associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti
(una a carico di 11 indagati, l'altra a carico di 10 indagati);
- 21 delitti in tema di stupefacenti;
- 11 delitti estorsivi;
- 5 delitti in materia di armi;
- 9 delitti vari (rapina, furto aggravato, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione).
10 milioni di euro circa è il valore complessivo sottoposto a sequestro patrimoniale.
Il
procedimento “Mari e Monti” avrebbe dovuto ricomprendere ulteriori 7
posizioni soggettive di esponenti della consorteria tutti deceduti per morte violenta a causa di lesioni da colpi d’arma da fuoco.
Il
GIP ha ritenuto, altresì, di rigettare la misura nei confronti di
ulteriori 7 indagati, dei quali 2 per mancanza di gravità indiziaria e 5
per mancanza di attualità di esigenze cautelari (sebbene ne riconosca
la gravità indiziaria).
I numeri dell’indagine:
- 33 interrogatori resi da 18 differenti collaboratori di giustizia, per totali 3580 pagine;
- 75 intercettazioni di differenti utenze telefoniche;
- 53 ambienti oggetto di intercettazione tra presenti;
- 16 apparati telefonici oggetto di intercettazione telematica con captatore informatico;
- 22 siti sottoposti a videosorveglianza;
- 16 intercettazioni di colloqui carcerari (con 43 colloqui utilizzati)
- 160 pronunce giudiziarie acquisite e versate in atti;
- 26 procedimenti penali collegati, analizzati;
- 3 provvedimenti di scioglimento comunale (Monte S. Angelo, Mattinata e Manfredonia)
- 14 interdittive antimafia esaminate;
- un elevato numero di verbali di arresto e di annotazioni di p.g.
- sequestri, nel tempo, di 11 fucili, 9 pistole, 3 ordigni esplosivi, 10 kg di materiale esplosivo, 636 munizioni.
- sequestri, nel tempo, di 1674 Kg di marijuana; 1, 3 Kg di cocaina; 1 kg. di eroina; 3 kg di hashish.
Lo
stato di belligeranza permanente tra le due organizzazioni mafiose “LI
BERGOLIS“ e “ROMITO-RICUCCI-LOMBARDI”, a far data dal 2009 ha originato
21 omicidi e 18 tentati omicidi, talchè è immanente il rischio di
pianificazione e consumazione di ulteriori fatti di sangue.
Pertanto,
non sorprende che il giudice nel provvedimento cautelare definisca lo
scenario associativo investigato come “la più allarmante criminalitÃ
organizzata del territorio pugliese”.
È importante
sottolineare che il procedimento si trova ancora nella fase delle
indagini preliminari e che, all’esecuzione delle misure cautelari
odierne, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la
difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza in ordine ai reati
contestati dovrà essere accertata in sede dibattimentale nel rispetto
del contraddittorio con la difesa degli indagati.
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