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Foggia. Dossier “mafia” in Puglia, parte prima. I dati della DIA di Foggia e provincia

La nuova mappa dei vari clan mafiosi in provincia di Foggia (foto D.I.A.) ndr.
di Nico Baratta

FOGGIA, 09 FEB.
- Come avviene ogni sei mesi, dal 1998, la DIA –Direzione Investigativa Antimafia- di Roma ha diffuso la relazione ove sono contenuti tutti i dati delle varie mafie italiane e di quelle internazionali che hanno stretti legami con i nostro Paese. Molti giornali, web e cartacei, hanno già trattato l’argomento, riassumendo lo scenario nazionale. Il dossier è la “Relazione del Ministro dell’interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia”. Senza entrar nei dettagli delle varie organizzazioni mafiose presenti sul territorio nazionale, riportate nella suddetta relazione, tratteremo l’argomento per quei fenomeni presenti in Puglia e in Basilicata, riportando fedelmente ciò che la DIA ha scritto nella relazione, diversamente da quello che giornalisticamente è stato riassunto. Ciò per non incorrere in alterazioni e mancanze, anche perché i contenuti della relazione sono molto esplicativi e dettagliati. Ovviamente, ogni parte sarà suddivisa per capoluoghi e province, e sarà preceduta da una premessa, più che altro per spiegare l’attuale scenario che predomina ogni territorio trattato.

Iniziamo nel descrivere lo scenario della provincia di Foggia, attualmente quello più “caldo” e cruento nella regione Puglia, dove sono presenti ben 44 clan mafiosi. A differenza delle altre organizzazioni mafiose quella del foggiano, come quella presente nel napoletano, negli ultimi anni hanno registrato omicidi efferati, e lo stanno facendo ancora, con esecuzioni firmate come mafiose. Le suddette hanno un approccio diretto della cosa da ottenere, dove la “società” foggiana (giornalisticamente anche detta "quarta mafia" insieme al clan dei montanari, dopo cosa nostra, 'ndrangheta e camorra) imprime il suo comando attraverso il contatto diretto con la persona e la cosa da sottomettere. Un particolare che denota come sia la società foggiana, sia la camorra, cercano e ottengono il contatto fisico con chi vogliono interfacciarsi. Diversamente, invece, è il restante scenario mafioso, dove sia ‘ndrangheta, sia cosa nostra, si sono evolute prima infiltrandosi poi camuffandosi nella res pubblica, senza ricorrere a omicidi, se non proprio necessari per i loro fini.

Tanto per far comprendere l’importanza nel trattare in primis il fenomeno mafioso foggiano, leggendo i dati divulgati dalla DIA, nell’area barese i clan mafiosi sono 35, 24 nel tarantino, 13 nell’area leccese e della Bat, 10 nel brindisino. Tutti clan che si sviluppano e operano a livello familiare. “Lo scenario criminale pugliese, valutato nella sua interezza e complessità, continua ad essere caratterizzato da una pluralità di gruppi, per lo più organizzati su base familiare, privi di una strategia unitaria e protesi a dirimere le conflittualità interne con modalità violente”. È quanto si legge nella relazione della DIA, dove, tra l’altro, specifica che tal forza criminale da alcuni anni ha quella vitalità di rigenerarsi laddove giovani leve riescono ad occupare quegli spazi lasciati liberi da boss catturati e/o uccisi. Un’ascesa spesso incontrollata, dove la ferocia domina sulla programmazione e logistica, dove piccoli clan riescono a sovvertire patti di non belligeranza un tempo stabiliti da boss che si erano divisi i territori per consorterie ben confinate.

La relazione, come detto, riguarda il semestre gennaio – giugno 2017, perciò non recante gli ultimi episodi mafiosi che hanno insanguinato la Capitanata, cambiando in parte alcuni equilibri verticistici mafiosi, sia nell’entroterra foggiano, sia nella zona costiera ovvero quella del Gargano che al momento è la più instabile, perciò pericolosa. La strage avvenuta il 9 agosto 2017 nelle campagne tra San Marco in Lamis e Apricena, dove quattro persone, tra cui il boss Mario Luciano Romito, sono state trucidate a sangue freddo, oltre a dare il “la” per un’azione più incisiva dello Stato, ha “obbligato” il Ministero dell’Interno a conferire mandato alle FF.OO. per un’azione incisiva. «Compito particolarmente attivo e particolarmente “aggressivo” perché sono reparti capace di fare qualunque tipo di operazione», le parole proferite del Ministro Marco Minniti durante la conferenza stampa dopo il summit del Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica tenutosi in Prefettura a Foggia il 10 agosto 2017. Il riferimento era allo Squadrone eliportato Carabinieri Cacciatori "Calabria” e “Sardegna” trasferito sul Gargano e che tra qualche settimana diverrà stanziale col nome Gargano o Puglia, con sede presso l’aeroporto militare di Amendola (FG). Non solo, ma se dovessimo elencare rapine, estorsioni, attacchi ai blindati, sbarchi di droga e armi, omicidi efferati anche come la mattanza di Apricena, vedremmo come la relazione del primo semestre potrebbe da un punto di vista informativo risultare ad oggi superata per le azioni intraprese, come arresti e sequestri, dalla stessa DIA, con il prezioso aiuto dei reparti del ROS, Cacciatori e Baschi Verdi, SCO e Intelligence, ma importante, anzi preziosa, per ricostruzioni che fanno storia e perciò dinamismi intrapresi dopo le barbarie avvenute nel secondo semestre 2018. Basti pensare che i labili equilibri, perciò instabili, della mafia presente sul Gargano, in particolare la zona costiera (non più quella montanara, ormai sfaldata, seppur gli stessi nuovi boss continuano a mantenere il nome del clan come attributo oseremo dire onomatopeico), è quella più attenzionata poiché potrebbe far sortire nuovi scenari apicali di note personalità mafiose, oggi volutamente dormienti sull’azione diretta ma probabilmente mandanti di esecuzioni e affari legati con gli albanesi e subordinatamene con la società foggiana che da sempre dialoga con la camorra, in particolare dei Casalesi, e con la ‘ndrangheta.

Nella relazione sono ben specificate, perché giudizialmente riconosciute, peculiarità mafiose e quelle criminogene che le alimentano. In sostanza nella provincia di Foggia si concentrano tre tipologie di fare “mafia” e perciò tre organizzazioni, ognuna con un compito preciso, verticisticamente riconducibili alla società foggiana. Una è quella, come anticipato, della società foggiana, il vertice assoluto, la mente, dove nulla avviene se non c’è il suo placet, operante a Foggia, e prevalentemente a San Severo e Torremaggiore, Lucera e parte limitrofa di Orta Nova e Stornara; l’altra è quella garganica, meglio conosciuta come il clan dei montanari, braccio forte e operativo sul piano esecutivo, operante prevalentemente nelle aree costiere di Manfredonia, Mattinata, Vieste e Peschici, e poi nell’entroterra di Apricena, San Nicandro e Rignano Garganico, Monte Sant’Angelo e zona Macchia, San Marco in Lamis; infine c’è quella cerignolana, che non ha un nome, operativa sul piano logistico e della ricettazione, operante prevalentemente a Cerignola, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli, e parte limitrofa di Orta Nova, Stornara e Carapelle. Mafie che si tramandano di padre in figlio, perciò non esistono affiliazioni, solo acquisizioni familiari, attraverso il cosiddetto rituale del “battesimo” dove il boss si preoccupa di lasciare a suo figlio il titolo di capo e perciò la reggenza dell’intero clan. Mafie dove se nel foggiano e cerignolano l’omicidio è un passo necessario per eliminare antagonisti o traditori, in quella garganica diventa più cruento e indistintamente risolutore, dove la memoria dev’essere cancellata in ogni modo, dove il corpo assassinato, spesso bruciato, non è stato più ritrovato; a volte rinvenuto dopo tanti anni in cave e grotte presenti in modo cospicuo, frastagliato e inaccessibile, lungo le coste garganiche.
 

Di seguito si riporta fedelmente la relazione della DIA –DirezioneInvestigativa Antimafia- di Roma, “Relazione del Ministro dell’interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia” semestre gennaio – giugno 2018, in merito alla provincia di Foggia. 

- Provincia di Foggia.
“Il quadro criminale della provincia, articolato in diverse aree, si presenta complesso ed instabile, con dinamiche che risentono dell'operatività di una pluralità di sodalizi mafiosi. In tale contesto, se da un lato la presenza di più gruppi sembra favorire collaborazioni e sostegno tra i vari sodalizi, dall'altro l'assenza di un organo verticistico condiviso che possa dettare una strategia unitaria determina uno stato di costante fibrillazione, cui concorrono una molteplicità di fattori. Tra questi, ricorrono, anche per il semestre in esame, l'abbondanza di giovani leve, a volte estranee a contesti di criminalità organizzata ma che si prestano comunque ad attività funzionali al perseguimento degli scopi illeciti, come ad esempio la custodia della droga. Rilevano, altresì, la massiccia presenza di armi e il forte legame dei sodalizi con il territorio, che favoriscono un contesto ambientale omertoso e violento, dove continuano a registrarsi efferati omicidi. A fattor comune per i gruppi dell'area, il traffico di stupefacenti, specie quello organizzato dall'Albania, si conferma la principale fonte di guadagno. Non a caso, la nutrita presenza di gruppi albanesi operativi nel foggiano è la riprova di come l'intera provincia sia diventata uno degli snodi fondamentali del narcotraffico nazionale. Altrettanto costante rimane la pressione estorsiva, di cui continuano a cogliersi numerosi "reati spia", come danneggiamenti e atti intimidatori nei confronti di operatori di settori trainanti dell'economia locale, quali il commercio, l'edilizia, il turismo e l'agricoltura.”

- La città di Foggia.
“La città di Foggia continua ad essere segnalata dalla contrapposizione tra le batterie mafiose dei SINESI-FRANCAVILLA e MORETTI-PELLEGRINO-LANZA. Le conseguenze, legate al violento scontro tra le due consorterie - che non ha risparmiato anche elementi apicali e storici della mafia foggiana - non solo hanno avuto effetti interni alla città di Foggia ma potrebbero avere ripercussioni, anche violente, sullo scenario dell'intera provincia. Tale precarietà, che condiziona gli assetti strutturali, si manifesta nell'incapacità di fronteggiare le criticità conseguenti alla detenzione carceraria dei sodali, ai continui interventi preventivi e repressivi da parte della Magistratura e delle Forze di Polizia e alle sovrapposizioni dei clan nella gestione degli affari illeciti sul territorio, dovute all'assenza di un organo condiviso tra le consorterie mafiose foggiane già federate nella Società (384). Per quanto attiene alle dinamiche interne ai clan, il gruppo SINESI-FRANCAVILLA starebbero attraversando un momento di estrema difficoltà: fortemente indebolito e sostanzialmente impossibilitato ad agire per la detenzione dei suoi vertici, sembra risentire anche della progressiva mancanza di appoggio da parte dei sodalizi alleati. Anche per tali ragioni l'equilibrio del clan SINESI ­ FRANCAVILLA appare messo in discussione ed esposto a riassetti radicali, tali da determinare ripetuti e ciclici contrasti. Nel mese di gennaio proprio una donna di riferimento del clan è stata destinataria, assieme ad altri cinque soggetti, di un'ordinanza di custodia cautelare (385) per furto e ricettazione: al gruppo sono contestati diversi furti perpetrati in città, tra il 2011 e il 2015, in danno di numerosi esercizi commerciali. E' in questo contesto fluido ed allo stesso tempo instabile che il clan MORETTI-PELLEGRINO-LANZA tende ad affermarsi sul territorio anche con manifestazioni violente. Una forza operativa che gli deriverebbe dai collegamenti, sempre più stretti, con la consorteria TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE e dalla capacità dei referenti del sodalizio di interagire non solo con molti gruppi di San Severo e del Gargano, ma anche calabresi e campani. Sotto il profilo dell'azione di contrasto, rileva l'operazione "Brothers" del mese di maggio, a seguito della quale l'Arma dei Carabinieri ha proceduto all'arresto (386) di due foggiani (risultati collegati ad esponenti di vertice del clan MORETTI-PELLEGRINO-LANZA) ritenuti responsabili, in concorso, di rapina. In questo scenario complesso non sono mancati, anche nel semestre, degli omicidi eclatanti, come quello di un incensurato, vittima, nel mese di giugno, di un agguato in pieno stile mafioso. L'uomo, apparentemente estraneo a contesti di criminalità organizzata, è stato sorpreso dai sicari nei pressi di un cantiere edile dove era impiegato come guardiano. Sul piano generale, la criminalità foggiana, oltre a prediligere il racket delle estorsioni con particolare riguardo - come sopra evidenziato - al settore edile, continua ad essere attiva nelle rapine e ad investire negli stupefacenti, contesto in cui interagisce anche con altre realtà criminali della provincia (sanseverese, garganica e cerignolana).”

- Il Gargano.
“Anche il territorio garganico si conferma fortemente instabile, in ragione di una serie di variabili che influenzano, da tempo, l'evoluzione della criminalità mafiosa nell'area. Nell'ordine, rilevano la presenza di una pluralità di gruppi criminali (basati essenzialmente su vincoli familiari e non legati tra loro), l'ascesa delle giovani leve, desiderose di colmare i vuoti determinati dalla detenzione di elementi di vertice della mafia garganica (in particolar modo appartenenti al clan dei MONTANARI) e, non ultima, la vicinanza geografica ad altre realtà mafiose, come quelle foggiana e cerignolana. A questa frammentazione si aggiunga come altri gruppi criminali, in particolare quelli di Manfredonia, di Monte Sant'Angelo e di Mattinata, potrebbero schierarsi in contrapposizione alle consorterie dell'area garganica, ampliando lo scenario di conflittualità. E' in tale contesto di instabilità che è maturata la nuova faida di mafia (sfociata in omicidi, agguati violenti e lupare bianche) intestina al tessuto criminale locale, i cui equilibri strutturali - basati sulla commistione tra vecchie gerarchie, vincoli di familiarità ed alleanze contingenti - sembrano venuti meno, a svantaggio soprattutto della famiglia malavitosa dei NOTARANGELO. Sebbene le fibrillazioni più evidenti si siano registrate a Vieste - teatro dei principali fatti di sangue - l'intero promontorio risulta interessato da un processo di rinnovamento dell'ambiente criminale, spinto dalle nuove leve e dalle relative mire espansionistiche. Gli interessi illeciti, infatti, che Vieste offre specie nel settore degli stupefacenti ed in quello turistico (strutture ricettive, ristoranti, guardianie e servizi vari), rendono la città un obiettivo strategico anche per i sodalizi esterni. Sul fronte del racket delle estorsioni continuano a verificarsi danneggiamenti e intimidazioni in danno di strutture ricettive e balneari della litoranea. Per quanto attiene al mercato degli stupefacenti, che rimane uno dei principali motivi di attrito tra i gruppi criminali, la città di Vieste si conferma snodo attivo per i comuni limitrofi di Vico del Gargano, Peschici e Rodi Garganico, mentre la relativa area costiera risulta interessata dagli sbarchi, dall'Albania, di ingenti quantitativi di marijuana (387). Nel comprensorio di Monte Sant'Angelo-Manfredonia-Mattinata, le difficoltà del clan LI BERGOLIS, conseguenti alla detenzione dei suoi vertici, potrebbero aver rinvigorito i gruppi già organici al clan dei MONTANARI e ora guidati da figure di maggiore spessore criminale.
A Monte Sant'Angelo, proprio nel corso del semestre si sono verificati due (388) gravi episodi sotto l'aspetto della sicurezza e dell'ordine pubblico, le cui origini, seppur in modo indiretto, potrebbero essere legate alle fibrillazioni in corso in altre aree del Gargano. Le attività illecite predilette dalla criminalità locale rimangono, a fattor comune, il menzionato traffico di sostanze stupefacenti, le estorsioni ed i reati di natura predatoria, compiuti in particolar modo mediante assalti a tir e portavalori. A tal proposito, nell'evidenziare come nell'intero promontorio si siano registrate rapine eseguite con modalità paramilitari, si segnala il fermo eseguito, nel mese di maggio, di un esponente di primo piano della criminalità organizzata garganica trovato in possesso di armi da guerra. Uno stato di tensione che ha avuto quale ulteriore, eclatante manifestazione, l'agguato ad un pregiudicato consumato a colpi di kalashnikov, la mattina del 18 maggio, in un mercato della città di San Marco in Lamis, nel corso del quale è rimasto ferito anche un ignaro cittadino. Particolare attenzione merita, infine, l'area del promontorio tra Sannicandro Garganico e Cagnano Varano, dove l'ambizione di giovani leve legate a famiglie malavitose del luogo potrebbe generare scontri con i sodalizi da tempo più radicati.”

Il Tavoliere.
“Nella realtà criminale di San Severo, caratterizzata, nel recente passato, da una pluralità di gruppi autonomi coesistenti (TESTA-BREDICE, RUSSI, PALUMBO, SALVATORE EX CAMPANARO e NARDINO), si assiste ad un processo "verticale", che vede alcuni gruppi progressivamente affermarsi su altri, sia sotto il profilo organizzativo che del controllo delle attività illecite. Tale fase è coincisa con il ritorno sulla scena di personaggi storici i quali avrebbero influenzato il contesto criminale del Tavoliere. Non è da escludere, pertanto, che alcuni degli agguati e delle intimidazioni in danno di pregiudicati e degli episodi di sangue, possano essere il corollario tangibile di tale sviluppo, teso ad epurare alcuni dei vertici della mafia sanseverese. L'eclatante duplice omicidio del boss del clan "SALVATORE ex CAMPANARO" e della moglie, avvenuto la mattina del 24 maggio, prospetta - indipendentemente dal movente - nuovi scenari. Il gruppo in parola, seppur ristretto, risulta attivo nelle estorsioni e negli stupefacenti, con propaggini anche nel foggiano e nel promontorio garganico. Da segnalare, in questo contesto, l'attività coordinata dalla Procura di Foggia e conclusa, nel mese di febbraio, dalla D.I.A. di Bari con il sequestro (389), in località San Severo, del patrimonio immobiliare e aziendale, del valore complessivo di oltre 750 mila euro, nei confronti un soggetto dedito al traffico di stupefacenti e alle rapine. Anche l'area di Poggio Imperiale ed Apricena - dove si registra l'influenza della criminalità sanseverese attraverso alcuni gruppi locali - è stata segnata, nel periodo in esame, da un duplice omicidio (avvenuto il 20 giugno), nel quale sono stati uccisi due esponenti della criminalità organizzata collegati al gruppo DI SUMMA (390) - FERRELLI, sodalizio attivo nel racket delle estorsioni e degli stupefacenti. La città di San Severo si conferma crocevia per l'approvvigionamento di armi e droga per l'area dell'alto Tavoliere, potendo tra l'altro contare su uno dei gruppi di albanesi più attivi. Per queste ragioni, non è da escludere che il riassetto strutturale che sta caratterizzando le dinamiche della mafia sanseverese possa investire indirettamente anche la criminalità organizzata albanese. In chiave evolutiva, è ammissibile supporre che le delicate e contingenti fasi che stanno attraversando le organizzazioni mafiose sanseveresi e foggiane, da sempre legate, possano tradursi in nuove alleanze trasversali, i cui riflessi si potrebbero riverberare su tutta la provincia, con conseguenti repentini inasprimenti degli equilibri criminali. A Lucera, la disgregazione dei clan storici ha generato, nel tempo, piccoli gruppi, non meglio strutturati e composti in gran parte da giovanissimi, dediti alla commissione di reati predatori ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel basso Tavoliere, la realtà criminale più radicata si conferma quella di Cerignola (in primis dei clan DI TOMMASO e i PIARULLI-FERRARO) che si impone sul territorio con un consistente numero di affiliati, grazie ai quali riesce a diversificare le attività illecite da cui attingere risorse. Alla solidità della mafia cerignolana - le cui dinamiche interne rimangono di difficile esegesi vista la sua impermeabilità alle attività di contrasto ­ hanno sicuramente concorso il superamento delle sanguinose contrapposizioni del passato e la capacità di assoggettare un vasto tessuto criminale, riducendo al minimo le frizioni e le manifestazioni eclatanti. In questo territorio, poi, la meticolosa organizzazione che caratterizza le attività illecite, anche quelle di natura predatoria, rende assolutamente difficoltosa la distinzione tra criminalità comune e quella di tipo mafioso. E' il caso, infatti, dei furti e delle rapine ai tir, anche fuori regione, dove la scelta delle merci da asportare non risulta casuale, cosa che sottende l'esistenza di un "sistema" in cui la mafia di Cerignola si colloca come il fulcro della ricettazione e a cui le bande delle province di Foggia, Bari e BAT tendono a rivolgersi. Ne è un esempio l'operazione "Wine & Cheese (391)" condotta, nel mese di marzo, dalla Polizia di Stato, che ha svelato l'ennesima alleanza extraregionale tra la criminalità predatoria cerignolana e quella della provincia di Modena. Tale sinergia ha permesso al gruppo, nel 2015, di consumare diversi furti nelle province emiliane, anche di ingenti quantitativi di prodotti alimentari pregiati, destinati al mercato nero pugliese. Lo stesso dinamismo si riscontra anche nel settore degli stupefacenti, in cui la città di Cerignola (FG) si conferma snodo cruciale per l'intera regione. Anche l'area di Orta Nova, Ordona, Carapelle, Stornara e Stornarella risente dell'influenza della criminalità cerignolana, che si manifesta soprattutto in forme di sinergia criminale tra i gruppi delle diverse cittadine nella ricettazione di autovetture, nei furti ai bancomat e nei traffici di stupefacenti e di armi. L'area del tavoliere è stata, anche nel semestre, al centro dell'attenzione investigativa della D.I.A. Nel mese di febbraio, infatti, la D.I.A. di Bari, unitamente all'Arma dei Carabinieri, ha proceduto al sequestro, nei confronti di due esponenti della criminalità foggiana, di numerosi beni siti in San Severo, Orta Nova e Ordona, tra cui 11 terreni (per un'estensione di 13 ettari) e numerosi beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro.”

Appendice Relazione D.I.A.

- 384: SINESI-FRANCAVILLA, TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE e MORETTI-PELLEGRINO-LANZA.
- 385: Nr. 7325/15 RGNR e nr. 9950/15 RG Mis. Caut. emessa il 24 gennaio 2017 dal GIP presso il Tribunale di Foggia.
- 386: Nr. 1624/16 RGNR e nr. 1072/16 RG GIP emessa il 19 maggio 2017 dal GIP presso il Tribunale di Foggia
- 387: Vico del Gargano ­ Loc. Calenella, 18 maggio 2017: rinvenimento di un gommone abbandonato ed incagliato tra gli scogli, contenente 2,2 tonnellate di marijuana.
- 388: Monte Sant'Angelo, 18 febbraio 2017: tre soggetti armati riuscivano ad entrare in una gioielleria, rapinando monili e preziosi per un valore di 200 mila euro. Il successivo il 28 marzo è stata eseguita un'O.C.C.C. nei confronti di un pregiudicato (latitante all'epoca dei fatti ed esponente di spicco della criminalità viestana) responsabile della rapina. Monte Sant'Angelo, 21 marzo 2017: omicidio a colpi di fucile di un soggetto collegato alla mafia garganica.
- 389: Decreto nr. 2/17 (nr. 7/17 R.M.P.) del 30 gennaio 2017 – Tribunale di Foggia.
- 390: Già D’ALOIA-DI SUMMA, è operante in Poggio Imperiale ed è da sempre legato alla criminalità organizzata di San Severo.
- 391: Il 21 marzo 2017: esecuzione O.C.C.C. nr. 726/17 RGNR e nr. 742/17 RG GIP tra Modena e Cerignola, emessa il 15 marzo 2017 dal GIP presso il Tribunale di Modena.



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