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Esportare non è una scelta ma una necessità

M. Costa

di Massimo Costa

MILANO - Oggi l’estero non è più una scelta ma una necessità. Tutti siamo consapevoli delle difficoltà che gli ultimi anni ci stanno proponendo, in particolare questo 2012 così carico di incertezze e di date che sembrano essere fatali per l’Italia e l’Europa. Ma la variabile positiva è proprio quella dei nuovi mercati, gli unici che crescono e dove anche l’Italia sta accelerando, seppure non da sola. Nel 2017 si stimano 192 milioni di nuovi ricchi in più rispetto al 2011 (persone con reddito almeno pari a 30 mila dollari). E già oggi nel mondo si valutano 90 milioni di nuovi ricchi, di cui un terzo sono cinesi. Straordinarie sono le potenzialità del mercato del lusso, che peraltro già nel 2012 crescerà del 6 – 7% superando la cifra record di 200 miliardi di euro. La Cina resterà, in questo segmento, il paese protagonista con un + 18,2% sul 2011, insieme a buona parte del Far East. L’India evidenzia finalmente un’accelerazione della crescita (+15%) , trainata principalmente dall’aumento delle aperture nel Paese. Sempre per il mercato del lusso meritano attenzione il Sud Africa, l’Asia Centrale (con la Turchia in testa) e le realtà minori del Sud-Est asiatico, a cominciare dall’Indonesia. In crescita anche il Nord America e soprattutto, l’America Latina che passa dal 10% al 14% di crescita sul 2011. Complessivamente il segmento “best performing” continua ad essere quello degli accessori, sia “hard luxury” (gioielli – orologi), sia “soft” (borse, calzature, pelletteria). Ciò che è rilevante e che va sottolineato è il fatto che non c’è solo la crescita continua della domanda di lusso, ma che si riscontra a livello mondiale una “crescita del gusto”. I principali nuovi mercati compreranno dal mondo prodotti Bbf (acronimo di bello e ben fatto), cioè beni del food, abbiglimento-homewear, calzature e arredamento di fascia medio-alta, in misura sempre maggiore. Non c’è dubbio che l’Italia può giocare un ruolo significativo in questo scenario, nel quale Prometeia stima acquisti di Bbf per 136 miliardi di Euro: il 48% in più rispetto al 2011, al netto dell’inflazione, con un +45% dell’abbigliamento e un +57% delle calzature. Occorre però che vi siano – o meglio si creino – le condizioni sufficienti e necessarie perché le aziende italiane possano produrre di più, vale a dire un quadro fiscale e contributivo meno penalizzante di quello attuale. Insieme all’entusiasmo e al “coraggio dell’impresa”. Assomoda sta facendo la sua parte per fornire supporto e strumenti validi per l’internazionalizzazione delle proprie aziende associate, che sono prevalentemente showroom della moda e dello sport, dunque strutture dedicate a quella che viene denominata “distribuzione intermedia”. Sul format showroom sarebbe interessante aprire un capitolo a sé dedicato a Milano – città che a livello mondiale non ha forse il primato assoluto nella moda – caratterizzata da ben 850 showroom di moda, tra monomarca e plurimarca. Ad essi si aggiungono oltre un centinaio di spazi temporanei, temporary store/showroom ed event spaces che noi gestiamo attraverso un’altra Associazione, creata nel 2008, che si chiama Assotemporary e che ha il privilegio di associare anche i così detti Temporary Office o Business Center, una sorta di albergo per aziende sempre più richiesto nel mercato liquido della società odierna. Tra gli 850 aderenti ad Assomoda, in crescita del 12%, rispetto ad un anno or sono, il 20% a Milano si caratterizza per la duplice veste di agente e distributore, mentre l’8% a livello nazionale. Questo testimonia lo sforzo notevole che i principali attori della distribuzione intermedia stanno mettendo in atto attraverso il passaggio da lavoratore autonomo (agente) ad imprenditore ( distributore). All’interno di Assomoda tende a sparire la figura dell’agente monomandatario, che rappresenta oggi circa il 2% del totale. Cresce per converso il numero medio di mandati per ogni associato, raggiungendo quota 10/12. Cambia dunque il ruolo dell’agente, sempre più figura polivalente, promoter, consulente aziendale e di retail, conoscitore dei mercati, talent scout e imprenditore della distribuzione. Non è dunque un caso che dagli agenti vengano sollecitati e supportati progetti importanti, che tendono alla riqualificazione della città e alla creazione di “luoghi della moda”. Tra questi c’è FAD – Fashion Art Design District nella zona della Bovisa, dove Assomoda è impegnata a coinvolgere operatori della moda – in primis agenti – per dare vita ad un vero e proprio distretto del Fashion a Milano, un “distretto verticale” in grado di attrarre diverse competenze e professionalità. Un luogo che sia anche fondamentale per “esportare” il Made in Italy richiamando buyers internazionali ed operatori del settore.




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