Legislative: alle urne, ma le sfide sono altre
di Redazione
SENEGAL (MISNA) - “Da noi sono le presidenziali che suscitano particolare interesse, per cui non è strano che pochi senegalesi abbiano assistito ai comizi dei candidati. A questo si aggiunge una stanchezza di fondo nei confronti della politica: la campagna per le presidenziali era cominciata già dall’anno scorso. I toni sono stati accesi, le violenze hanno scioccato tutti e la gente non vedeva l’ora di voltare pagina. Oggi più che le elezioni sono i problemi della vita quotidiana ad avere il sopravvento”. Padre Ambroise Tine, segretario generale di Caritas Senegal, parla ai microfoni degli intervistatori poche ore prima della chiusura della campagna elettorale per le legislative del 1° luglio, svoltasi nella calma ma senza una grande partecipazione dei cittadini. “Non so in quanti andranno a votare ma non credo che l’affluenza sarà particolarmente alta. Molti si augurano che il presidente Macky Sall possa ottenere una salda maggioranza in parlamento in modo da attuare facilmente il suo programma di governo” aggiunge padre Ambroise, sottolineando che “il capo dello Stato gode di una buona popolarità per i segnali forti dati nei primi tre mesi di mandato”. Tra questi c’è la lotta alla corruzione, che coinvolge soprattutto esponenti dell’amministrazione di Abdoulaye Wade, il presidente uscente rimasto al potere per 12 anni. “E’ un punto importante – dice il segretario generale di Caritas - delle promesse fatte da Sall ai senegalesi, stanchi dell’impunità diffusa e dell’appropriazione indebita di fondi pubblici e desiderosi di un deciso cambio di rotta”. L’appuntamento elettorale coincide con l’inizio della stagione delle piogge e il periodo di semina delle terre, con arachidi, miglio e altri cereali: un momento cruciale per quel 70% della popolazione che vive nelle campagne. “Il mondo rurale è minacciato dall’insicurezza alimentare - dice padre Ambroise – ma per fortuna il presidente ha fatto abbassare i prezzi dei prodotti di prima necessità , dando un po’di sollievo alla maggioranza delle famiglie”. Ci sono anche altre sfide che preoccupano i senegalesi: l’alto tasso di disoccupazione, la crisi del settore industriale e della pesca. “La gente – sottolinea il segretario di Caritas – deve anche fare i conti con la concorrenza dei cinesi: vendono di tutto, dai mobili alle macchine, a prezzi davvero bassi con cui i prodotti senegalesi non riescono a tenere il confronto”. Da qualche settimana un’altra potenziale minaccia incombe sul Senegal e si chiama Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). “Da quando il capo dello Stato ha autorizzato la partecipazione di un contingente di soldati senegalesi a un eventuale intervento militare regionale nel Nord del Mali – sottolinea padre Ambroise – il nostro paese ha già ricevuto minacce dai terroristi”. Dal 10 giugno 7200 candidati presentati da 24 liste, un record nella storia elettorale, hanno tenuto comizi ai quattro angoli dell’ex colonia francese, considerata un modello di democrazia in Africa. Domenica, più di cinque milioni e 100.000 aventi diritto sono attesi alle urne, di cui più di 200.000 voteranno all’estero, per scegliere 150 deputati della prossima legislatura, che si concluderà nel 2017. Di questi deputati 90 saranno eletti su base regionale e 60 sulla base di liste nazionali; inoltre, con l’entrata in vigore della legge sulla parità di genere, in parlamento dovrebbero sedere molte donne. A dominare la scena politica sono da una parte le forze che alle ultime presidenziali hanno sostenuto l’oppositore Macky Sall, riunite nella coalizione Benno Bokk Yakaar, e dall’altra, all’opposizione, il Partito democratico senegalese (Pds) guidato da Oumar Sarr e l’alleanza Bokk Guiss Guiss del presidente del Senato, Pape Diop, assieme ad altri fuoriusciti dall’ex partito al potere che rappresentano la corrente più liberale.
Nessun commento