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Prada lancia l'allarme: la moda fugge a Parigi

M. Costa

di Massimo Costa

MILANO - Nei giorni scorsi abbiamo letto su un importante quotidiano le parole allarmate di Miuccia Prada che, rompendo l'abituale riserbo, si è espressa sul sistema della moda italiano. La stilista indica chiaramente il pericolo, per il nostro sistema moda, di diventare una sorta di realtà di serie B a livello internazionale, e denuncia come Milano stia perdendo centralità ,costretta com'è a subire la concorrenza di Parigi, dove si dirigono i creativi provenienti dalle scuole più importanti. L'esempio più eclatante è, ad avviso di Prada, Raf Simons che, quando lavorava in Italia per Jil Sander era già considerato e che, con il passaggio a Dior, vedrà notevolmente enfatizzato il suo valore. Per la nota stilista anche il concetto di "made in Italy" ha perso appeal a livello mondiale, non contribuendo più in modo rilevante al successo di un prodotto. Anche per il fatto che il sistema Paese sembra sull'orlo del tramonto e, quando un Paese perde ogni attrattiva, inevitabilmente la moda cerca altrove il meglio. Le parole di Prada, raccontate da Natalia Aspesi, si soffermano anche sui giovani talenti e sulle enormi difficoltà che essi incontrano per emergere: a suo avviso le sfilate sono sempre importanti, ma purtroppo se le possono permettere solo i grandi gruppi finanziari e qualche marchio particolarmente forte. Proprio sui giovani stilisti Assomoda ha puntato per dare nuova linfa al sistema moda, introducendo un nuovo versante di attività dedicato ai talenti emergenti che l'Associazione aiuta nell'approccio al mercato, grazie al suo storico legame con gli agenti e distributori italiani, molti dei quali sono oggi anche grandi esperti di mercati esteri. Milano ha forse perduto, come evidenzia Miuccia Prada, il primato mondiale nella moda, ma continua ad essere la città più significativa nel mondo per numero e qualità di showroom distributivi della moda. Probabilmente occorrerà tenere in maggiore considerazione questo aspetto in futuro, per poter dare una valutazione complessivamente più esaustiva sul ruolo della moda italiana.





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